4 - Paranoia

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Le giornate passavano a una velocità assurda e in una monotonia ancora più assurda.

Ripetevo sempre le stesse identiche azioni tutti i santi giorni: reduce da una nottata al club, andavo a dormire esausta e mi alzavo all'ora di pranzo, mangiavo, passavo il pomeriggio ad allenarmi, sistemare casa o occasionalmente a poltrire, poi cenavo e per ultimo mi preparavo per il turno di lavoro, e così via, ancora e ancora.

Quella settimana, però, aveva spezzato la mia monotonia perché sabato, dopo aver camminato per un po' in riva al mare, com'ero solita fare, ero tornata a casa più stanca del solito e infreddolita.

Il risultato era stato un bellissimo 38 di febbre e un raffreddore che mi aveva trasformata in Rudolph la renna e occasionalmente anche in Harry Potter con il mantello dell'invisibilità, un mantello rosa a pois rossi per intenderci.

Insomma, il mio sistema immunitario aveva deciso di abbandonare il mio corpo proprio in quel momento.

Così, mi ero presa un piccolo periodo di vacanza dal lavoro e avevo passato le mie giornate sul divano con minimo due coperte addosso.

E la monotonia a cui ero abituata si era trasformata in un'altra monotonia che aveva occupato quasi tutta la settimana.

Questa mattina, però, mi ero svegliata più che in forma, così avevo informato il mio capo che per quella sera avrei lavorato.

Avevo poi riempito la vasca con una quantità esorbitante di acqua a cui era stato aggiunto il mio profumatissimo bagnoschiuma alla vaniglia e vi ero rimasta dentro per quasi un'ora.

Avrei dovuto solo lavare i capelli ma la temperatura dell'acqua aveva sciolto i miei muscoli tesi.

Così avevo semplicemente liberato la mente, chiuso gli occhi e immerso la testa in acqua, più volte e per lunghi minuti, fino a perdere la reale cognizione del tempo.

In tarda mattinata, invece, Uragano Meg si era presentata a casa mia perché, a detta sua, "le ero mancata come a un pesciolino manca l'acqua".

Aveva frugato nella mia cucina, aveva preso un pacco di patatine e si era seduta sul divano accanto a me, parlandomi di qualsiasi cosa le venisse in mente e aggiornandomi sulla questione lavoro, fino a quando, fattasi ora di pranzo, avevamo deciso di cucinare qualcosa per sfamarci. Come se quell'enorme pacco di patatine non le fosse bastato.

Mentre mangiavamo, Meg continuava a parlare tra un boccone e l'altro, ed io la ascoltavo attentamente.
"Sai che stasera hanno prenotato uno dei privé? Travis era abbastanza esaltato, sarà sicuramente un gran bel pezzo grosso."

"Mhhh, magari è qualche miliardario che si innamorerà di una di noi e deciderà di sposarla."

"Beh tesoro, se un miliardario volesse mettersi con me, io non lo disdegnerei di certo."

I privé erano delle vere e proprie stanze, poste tutte da un lato del locale, con una parete vetrata che impediva a chiunque fosse all'esterno di vedere chi c'era al suo interno, ma al contrario, chi era all'interno poteva tranquillamente godersi lo spettacolo in grande privacy e tranquillità.

Erano anche munite di un'uscita di servizio privata e, come se non bastasse, il cameriere che veniva incaricato di portare i cocktail lì dentro firmava una specie di accordo di riservatezza.

In sostanza, erano perfetti per tutte quelle persone importanti o di spicco che non potevano macchiare la loro pulitissima immagine frequentando un luogo come un nightclub.

Ed era anche questo uno dei motivi per cui il nostro era uno dei più in voga in tutta Los Angeles.

Megan mi sorrise, ma subito dopo riprese a parlare. "A proposito di Travis, mi ha chiesto di te più volte in questa settimana."

Non ero sicura di cosa dire, ma ero sicura dei brividi che attraversarono la mia spina dorsale in quel momento.

"Carino da parte sua." Tutto ciò che mi limitai a dire, tutto ciò che riuscivo a formulare.

Meg continuava a parlare ancora e ancora, ed io avevo capito solo il 30% di tutto quello che diceva.

Nella mia mente venivano proiettate linee rosse che collegavano tutti gli eventi che avevano Travis come protagonista. Una sorta di mappa mentale degna di uno dei più bravi detective.

Il modo strano in cui l'avevo incontrato, la sua proposta di lavoro, i miei primi giorni al club, le sue parole di qualche giorno prima fino ad arrivare ad oggi. Insomma, a lui non importava niente di noi, l'unico suo interesse erano i soldi che fruttavamo al locale, quindi perché interessarsi così tanto a una delle sue dipendenti?

L'unica motivazione possibile che la mia mente riusciva a pensare era solo una.

"Secondo te piaccio a Travis?" Non mi ero effettivamente resa conto di aver detto quella frase, la mia bocca l'aveva semplicemente pronunciata nella necessità di dare una risposta alle mie domande.

Sapevo bene che la mia poteva essere interpretata come paranoia, ma dovevo sapere cosa pensava Megan di tutta questa storia.

"Bé, può essere, perché no. Sei una bellissima ragazza Lys, non lo biasimerei se si fosse preso una cotta per te. Io, per esempio, mi sono innamorata dei tuoi occhioni."

Le sorrisi dolcemente ed anche un po' imbarazzata.

I miei erano dei semplici occhi verdi, ma a quanto pare avevano fatto colpo su Meg.

"Ti consiglio di non pensare troppo a Travis, non essere troppo paranoica tesoro, non ne vedo il motivo." Si alzò dalla sedia e andò in cerca della sua borsa.

"Ti ringrazio per il momento gossip e per il meraviglioso pranzo, ma adesso devo andare a casa, il mio cane attende me per essere nutrito."

Le mandai un bacio volante mentre si dirigeva verso la porta. "Ci vediamo dopo, Uragano Meg."

Lei, in risposta, mi fece un occhiolino ammiccando. "A dopo, honey. E ricordati di ripassare la coreografia per stasera, devi essere super sexy per il miliardario."

"Affermativo, capo." Le sorrisi alzando i pollici in su.

Quando la porta si chiuse, mi buttai a peso morto sul divano, sospirai pesantemente e iniziai a grattarmi la cute quasi in automatico.

Probabilmente era una sorta di mancato tentativo di liberare la mia mente da tutte quelle stronzate, perlomeno per oggi.

Adesso dovevo solo preoccuparmi di ripassare la coreografia per fare una bella figura questa sera.

Spegni la tua mente Eirlys, spegnila e basta.

Smetti di preoccuparti di cose così stupide. Smetti di costruirti castelli in aria.

Dovevo darmi una calmata, ero ufficialmente troppo paranoica.

Don't Let Me Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora