1- Come le onde del mare

40 12 19
                                    

《La gente si aggrappa all'abitudine come ad uno scoglio, quando, invece, dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare. E vivere.》 Charles Bukowski

Vedere l'alba e sentire in sottofondo il rumore lieve delle onde del mare era una delle cose che più adoravo fare.

Capitava spesso che, una volta finito il turno al club e meteo permettendo, camminassi fino a raggiungere la spiaggia per poi iniziare a passeggiare con i piedi immersi nell'acqua, in attesa del sorgere del sole.

Dopo aver ballato per ore e ore, quell'atmosfera così tranquilla mi rilassava. Il poter vedere il cielo che, da un blu profondo, cominciava a colorarsi di sfumature più delicate, dai toni aranciati man mano che il sole sorgeva, e osservare quelle stesse sfumature riflettersi in egual modo tra le onde del mare. Per molti poteva sembrare quasi banale ma ai miei occhi aveva un non so che di magico.

Di solito, l'unica cosa che riusciva a spezzare quel classico silenzio tipico di quella fascia oraria era il suono delle onde che si infrangevano sulla battigia sommato di tanto in tanto al verso di qualche gabbiano; oggi, però, stranamente non era così.

A quanto pare, non ero l'unica pazza che aveva deciso di fermarsi in spiaggia per vedere il sorgere del sole: poco lontano da me si trovava un gruppo di ragazzi.

Non riuscivo a vedere chiaramente quanti fossero, forse cinque o sei. Alcuni di loro erano seduti poco lontano dalla riva mentre parlottavano e scherzavano tra di loro, altri due, invece, si rincorrevano gioiosamente per tutta quella parte di spiaggia.

Ciò che mi colpi di loro è che, sebbene potessero avere più o meno la mia età o forse, essere addirittura anche più grandi, riuscivano ad emanare una tranquillità e una giocosità che raramente ragazzi di quell'età hanno, come se lo stare insieme li facesse sentire ancora bambini.

Mi sedetti anch'io sulla sabbia e mi fermai a guardarli probabilmente più del dovuto e, allo stesso tempo, giocherellavo distrattamente con i granelli di sabbia.

Anche se non ero proprio vicinissima, i loro visi mi apparivano comunque sereni e, tra una parola e l'altra, riuscii anche a sentire chiaramente la risata di uno di loro, talmente tanto buffa da far ridere anche me di rimando.

Ero gelosa di tutta la loro spensieratezza? Oh, assolutamente sì.

Mentre li osservavo da quella distanza, mi ritrovai a pensare a quanto la mia vita sarebbe potuta essere diversa, magari così spensierata esattamente come mi sembrava la loro.

La parola "spensieratezza", però, aveva cessato di esistere nel mio vocabolario, aveva smesso di avere il suo effettivo significato molto tempo prima.

Dopo aver compiuto diciannove anni la mia vita era cambiata ed in poco tempo. L'incidente d'auto in cui furono coinvolti i miei genitori mi aveva causato fin troppi problemi.

Non avevo mai avuto poi tanto da spartire con loro per ovvi motivi, ma dopo la loro morte mi ero ritrovata con i creditori alle calcagna e senza un effettivo modo per ripagarli. Da New York, mi ero ritrovata a vivere a Los Angeles, dopo una serie di precedenti trasferimenti, al verde e con un disperato bisogno di soldi.

Avevo quindi cambiato totalmente quelle che erano le mie abitudini e avevo iniziato a rimboccarmi le maniche, trovandomi due lavori: uno come commessa e uno come barista. Ma, sebbene sapessi quanto effettivamente ne avessi bisogno, quando mi resi conto che il mio corpo non riusciva a sostenere una situazione del genere, decisi di mollare.

La situazione mi stava letteralmente sfuggendo di mano.

Tempo dopo avevo conosciuto per puro caso Travis Hill, un assiduo frequentatore del ristorante dove lavoravo allora. Così, qualche tempo dopo, all'età di 22 anni, mi ero ritrovata a lavorare nel suo club come ballerina.

Alla fine dei conti come diceva sempre mio nonno, "labor omnia vincit"; certo, quel "labor" era davvero molto discutibile, ma mi aveva permesso di ripagare i creditori e risolvere tutti i miei problemi finanziari, e questo per me era l'importante.

A questo punto, però, ciò che veramente mancava nella mia vita era la presenza di qualcuno che potesse renderla più serena, qualcuno in grado di darmi quella leggerezza che alla mia età era più che necessaria.

Le mie amicizie si limitavano alle ragazze che lavoravano al club ma quello, purtroppo, era un rapporto ben diverso. In un ambiente del genere c'erano unicamente due opzioni: spade laser o orsetti di peluche.

Chi era geloso di te e dei tuoi possibili maggiori guadagni ti guardava con le spade laser al posto degli occhi ogni qual volta gli davi le spalle, con il solo desiderio di perforarti la scatola cranica. Mentre invece qualcun altro aveva maturato la necessità di avere, in un ambiente del genere, qualcuno che gli stesse accanto, una sorta di alleato, e quindi si arrivava a stringere un rapporto di amicizia.

Ed era proprio questo il rapporto che mi collegava a Megan: quel bisogno di avere un sostegno in un ambiente ostile. Megan era ciò che più di vicino avevo a un'amica.

Lei era veramente una ragazza alla mano, dolcissima ed anche molto simpatica ma, purtroppo, fino a quando questa amicizia sarebbe rimasta collegata all'ambito lavorativo, non sarei mai riuscita a raggiungere quella leggerezza che tanto desideravo.

Chiusi gli occhi godendomi quella lieve brezza mattutina e ispirai a fondo.
Mentre la mia mente divagava, il sole era sorto, il cielo si era fatto più chiaro e le voci di quei ragazzi si erano fatte sempre più forti.

Mi alzai lentamente, scrollandomi di dosso tutta la sabbia, con l'intento di tornare a casa.

Ma prima di andare via, guardai un'ultima volta quei ragazzi, con la speranza che, un giorno, anch'io avrei avuto la possibilità di essere come loro e di godere di attimi spensierati come quello.

Don't Let Me Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora