Nate
La musica rock ad alto volume che proviene dalla camera di Sia mi fa pensare che non cenerà con noi questa sera.
Faccio girare, con movimenti costanti e lenti, il vino dentro il calice, mentre mi chiedo che cosa ho sbagliato con lei. Probabilmente ogni cosa.
Aaron mi aveva chiesto di prendermi cura di sua figlia. E io cosa ho fatto? Sono riuscito a farmi odiare e allontanarla da me più di quanto avrei potuto immaginare. Eppure, lo avevo avvertito che non ne sarei stato in grado. Non ero la persona giusta a cui affidare una simile responsabilità, cazzo. Ma lui aveva troppa fiducia in me. Troppa.
E adesso? Piuttosto che trovare una soluzione che non distrugga del tutto il nostro rapporto, litigo con lei, perché infondo è più semplice che affrontarla.
Ma non c'è da stupirsi. Ho sempre evitato di affrontare i miei problemi. Se c'è una difficoltà, lavoro per non pensarci. Se sto male, scopo e cerco di anestetizzare il dolore con l'endorfina. Se mi sento in colpa, fumo o bevo così mi punisco.
È semplice. O almeno è quello che mi ripeto.
«Hey, Nate» la voce di Sarah interrompe i miei pensieri. «Stai bene?»
La osservo mentre si siede accanto a me sul divano. La sua mano scivola sul mio braccio, e le sue dita sfiorano delicatamente la mia pelle.
Poso il calice sul tavolino e fisso gli occhi nei suoi. «Sto bene, non preoccuparti», le sorrido.
«D'accordo». Sospira, allontana la mano dal mio braccio e ritorna a sorseggiare il vino. Non è convinta dalla mia risposta. Lo leggo nei suoi occhi, e dal modo in cui le sue labbra si assottigliano, ma per fortuna lascia correre e non insiste. Come cazzo dovrei spiegarle che mi basta guardarla per sentirmi in colpa? Non solo per non essere quello che lei vorrebbe, ma, ammettiamolo, ho proprio fallito sia come suo amico sia come amico di Aaron.
«Tu come stai, è da un po' che non passiamo del tempo insieme».
Lei posa il bicchiere sul tavolo, poi si sistema sul divano poggiando il braccio sullo schienale. Con la mano si sostiene la testa. Le sue ginocchia sfiorano la mia coscia. «Sono stanca, Nate», sospira.
«Ti ho detto più volte che non dovresti lavorare così tanto».
Lei annuisce. «Ma non è solo il lavoro il problema. È un po' tutto. Sono stanca di fingere che vada tutto bene. E poi con Sia... non so proprio come comportarmi con lei è sempre così scostante. E poi con i miei turni notturni in ospedale non ci vediamo quasi più».
Riesco a comprenderla più di quanto lei pensi. Da quando è morto Aaron non so più che cazzo ne sto facendo della mia vita. In verità, non lo sapevo neanche prima. Però sapevo che finché c'era lui al mio fianco sarei sempre riuscito ritrovarmi, ma senza di lui è come se avessi perso anche parti di me.
E con Sia... anch'io non so proprio che strada prendere. Con Sarah riesco ad essere premuroso, e nonostante sappia che lei vorrebbe qualcosa di più, riesco ad essere per lei l'amico di cui ha bisogno. Ma con Sia nulla è semplice, non lo è mai stato. Ma adesso... più provo ad avvicinarmi a lei, più non riesco a raggiungerla, e questo mi fa sentire così impotente.
Le accarezzo il ginocchio. «Sia ti vuole bene e anche tu ne vuoi a lei. Prova parlarle e vedrai che presto tutto si risolverà».
Mi viene da ridere perché sono ridicolo. È facile dire agli altri quello che tu non riesci mai a fare. Ma in fondo è così, sempre presenti per gli altri, e sempre così assenti per se stessi.
Si avvicina e mi abbraccia. «Grazie. Non so cosa farei se non ci fossi tu».
La stringo forte a me, la mia mano tra i suoi capelli. «Non mi ringraziare, te l'ho già detto», sorrido.
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If you promise (Age gap | Forbidden romance)
Romance🥀Completata🥀 "p𝙚𝙧 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙞𝙖 𝙨𝙗𝙖𝙜𝙡𝙞𝙖𝙩𝙤, 𝙡'𝙪𝙣𝙞𝙘𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙙𝙚𝙨𝙞𝙙𝙚𝙧𝙤 è 𝙡𝙚𝙞 𝙚 𝙣𝙚𝙨𝙨𝙪𝙣'𝙖𝙡𝙩𝙧𝙖" Sia ha diciassette anni e frequenta l'ultimo anno di liceo. Dopo la tragica morte di suo padre ha rinunciato all...