Velocista

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«Hei, che hai intenzione di fare?» Minho lo stava strattonando dal braccio per fermarlo.
Thomas si voltò e vide che accanto a lui vi era anche Newt.
«Avete sempre detto che nessuno è mai sopravvissuto dopo aver visto un Dolente no?»
Entrambi fecero un cenno con la testa ma la faccia di Minho in particolare gli fece capire che non aveva capito cosa volesse dire con ciò.
«Minho, ne abbiamo uno a disposizione»
«Quindi cosa vuoi fare? Andare lì e sezionare il cadavere di quel mostro?»
«Sì, se è necessario»
«Ti ricordo che non sei autorizzato ad entrare nel Labirinto, non sei un Velocista» sentenziò Newt.
«Davvero in una situazione del genere ti ostini a seguire queste stupide regole?»
L'espressione sul volto del ragazzo biondo cambiò all'istante e Thomas si maledisse per ciò che aveva appena detto.
«Queste ''stupide'' regole sono state decise da Alby. E senza queste ''stupide'' regole probabilmente non saremmo nemmeno qui» aveva alzato il tono di voce e aveva sottolineato la parola ''stupide'' apposta.
«Newt, io...»
«No, lascia stare» il ragazzo si passò una mano sul mento, come se quell'azione lo aiutasse a calmarsi e a pensare nello stesso momento.
Poi si rivolse a Minho «Domani tu e qualche altro Velocista entrate nel Labirinto e vedete se riuscite a trovare qualcosa di utile. Ma se la situazione dovesse farsi pericolosa dovete uscire immediatamente»
«D'accordo» si limitò ad affermare il ragazzo.
Prima di rientrare in Medicheria lanciò un'occhiataccia a Thomas e lui si sentì ancora di più in colpa.

Quando arrivò l'ora di cena Thomas notò che non aveva visto Newt per tutto il giorno.
Entrò nella Medicheria e, come si aspettava, lo vide seduto su una sedia accanto al letto di Alby.
Si avvicinò piano e gli porse la cena «Fai una pausa»
Il ragazzo biondo sollevò lo sguardo e prese il piatto per poi poggiarlo su un baule che fungeva da comodino accanto alla testiera del letto.
Non volle chiedergli se non stava mangiando perchè era arrabbiato ancora con lui o se semplicemente non aveva fame.
«Senti, mi dispiace per quello che ho detto»
«Ti ho detto di lasciar stare. Ho reagito male io»
«No, hai tutto il diritto di arrabbiarti con me. A volte non riesco a stare al mio posto»
«A volte?» ripeté Newt accennando un piccolo sorriso.
«Okay, diciamo che la maggior parte delle volte agisco senza pensare» Thomas sentiva che l'atmosfera si stava facendo meno tesa e ne approfittò per prendere una sedia e sedersi accanto a lui.
«Come sta?»
«Sembra che stia migliorando»
In effetti, adesso, Alby respirava normalmente e i sintomi della malattia sembravano essere svaniti.
«Davvero credi di ricordarti di me?» gli chiese d'un tratto Newt.
Quella domanda proprio non se l'aspettava ma cercò di rispondere nel modo più calmo e pacato possibile «Non sono sicuro al cento per cento, ma qualcosa mi dice che è così»
Newt gli fece un cenno come per dirgli che poteva andare avanti.
«Anche io quando ti ho visto per la prima volta ho provato uno strano senso di familiarità. Un po' come quando rivedi una persona dopo tanto tempo ma non ti ricordi dove o come vi siete conosciuti»
«Forse è così. Ci conoscevamo prima di essere mandati qui» Newt afferrò il piatto che gli aveva portato e mangiò un boccone «Spero che un giorno troveremo le risposte che cerchiamo»

Il giorno dopo Minho e un altro paio di Velocisti entrarono nel Labirinto e Thomas sperò con tutto il cuore che tornassero con delle buone notizie.
Erano rientrati qualche ora dopo e Minho disse a Newt che doveva indire una riunione nel Casolare.

«Abbiamo trovato questi, erano dentro il Dolente» Minho porse a Newt uno strano cilindro elettronico.
Allungando lo sguardo Thomas vide che sopra vi era incisa la sigla W.C.K.D. e, sopra di essa, il numero 7 in rosso riportato su un piccolo display digitale.
«Ancora una volta le lettere che compaiono sulle provviste» disse Newt sorpreso.
«Esatto. Credo che le stesse persone che ci hanno mandati qui hanno creato anche quei mostri. E questo è il primo vero indizio che siamo riusciti a trovare in due anni»
«Abbiamo trovato anche questo» l'altro Velocista gli porse un altro cilindro metallico, più complesso dal punto di vista della composizione, dal quale sporgeva quello che sembrava un ago.
«È il pungiglione di quel maledetto mostro» affermò Minho.
«Ora che abbiamo questi aggeggi avete anche la risposta per uscire di qui?» si intromise Gally.
Newt lo guardò male, qualcosa diceva a Thomas che anche lui stava iniziando a non sopportarlo più «Ovviamente no, bisogna capire se ci sono utili o meno»
Thomas si sentì in dovere di farsi avanti, era deciso a voler dare una mano «Newt, permettimi di entrare nel Labirinto. Potrei essere d'aiuto»
Gally roteò gli occhi «Capite cosa sta facendo, vero? Prima infrange le nostre regole e poi cerca di spingerci ad abbandonarle del tutto. Le regole sono l'unica cosa che ci ha sempre tenuti insieme, perchè le stiamo mettendo in dubbio»
Newt lanciò un'occhiata prima a Thomas e poi a Gally «Hai ragione. Thomas ha infranto le regole. Una notte in gattabuia senza cibo»
«Oh andiamo Newt! Pensi che questo gli impedirà di tornare nel Labirinto?»
«No, il regolamento dice che nel Labirinto possono entrare solo i Velocisti. Quindi rendiamolo ufficiale: a partire da domani sarai un Velocista»
Thomas non aveva ancora realizzato quello che era appena successo e ringraziò Newt con lo sguardo mentre quello sbruffone di Gally usciva dal Casolare sbuffando.
«Ti ringrazio Newt»
Lui si limitò a fargli un cenno con la testa.

Il momento della sua reclusione era arrivato troppo in fretta.
Passare la notte lì dentro non lo allettava affatto ma la cosa peggiore era che aveva pochissimo spazio per muoversi e soprattutto nessuno con cui parlare.
Fino a quando qualcuno non fece capolino dalla porta.
Thomas rimase sorpreso nel vedere che si trattava di Newt.
Fino a qual momento era sempre stato lui ad avvicinarlo per parlargli e ogni volta gli sembrava che a Newt desse fastidio.
«Non farti strane idee, ti sto solo restituendo il favore» allungò la mano dentro la cella «Tieni» gli porse un tovagliolo nel quale era avvolto un panino.
Thomas lo prese ringraziandolo.
«La mia compagnia non ti sta per niente facendo bene. Adesso infrangi le regole anche tu?» rise lui tra i baffi senza sapere come avrebbe risposto.
«Ho detto davanti a Gally che saresti rimasto senza mangiare solo per far sembrare più dura la punizione, altrimenti non credo che l'avrebbe accettata»
Thomas si aspettava che dopo avergli detto ciò Newt se ne sarebbe andato, invece, contro ogni previsione, si sedette per terra.
Sembrava volergli dire qualcosa ma non si decideva a farlo.
«Che c'è?» lo incitò lui per farlo parlare.
«Ieri notte credo di aver visto quella ragazza»
Non sapeva dire perchè, ma Thomas si sentì deluso nel sentire quella frase.
Scosse leggermente la testa per non farglielo notare.
Era davvero rimasto deluso dal fatto che Newt avesse sognato quella ragazza e non lui? Ma che cavolo gli stava prendendo?
«Sì, insomma... era più piccola. Poteva avere 7 o 8 anni, ma i lineamenti erano quelli» stava dicendo il ragazzo.
«Perciò è possibile che vi conoscevate?»
«Non lo so. Può darsi»
«Quindi adesso non puoi più dirmi che sono un pazzo a pensare che noi due ci conoscessimo»
Improvvisamente Newt lasciò quella posizione rilassata che aveva assunto e drizzò la schiena, come se si fosse messo sull'attenti «Non ho mai detto che eri pazzo»
«Okay» Thomas stava quasi per mettersi a ridere dopo averlo visto così tanto in difficoltà ma evitò di farlo per paura che il ragazzo non gli avrebbe parlato più.
«Adeso riposati» lo salutò allontanandosi velocemente e lasciandolo con i suoi pensieri in quel luogo angusto.

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