Quelle giornate di attesa sembravano non passare più.
Minho lo aveva fatto entrare un paio di volte nel Labirinto per farlo ambientare un po', ma finché la Sezione 7 non si fosse aperta le indagini non potevano cominciare.
Lo aveva portato anche in un capanno costruito all'interno del fitto bosco.
Tolse un telo da sopra un tavolo mostrandogli una perfetta riproduzione in scala della Radura, con attorno il Labirinto, realizzata con tanti piccoli bastoncini di legno che formavano i corridoi.
A Thomas fece effetto vedere ciò; non riusciva proprio ad immaginare che attorno a loro potesse esserci una cosa del genere.
«È il Labirinto, tutto completo» ammise Minho.
«Io avevo capito che lo stavate ancora mappando»
«Non c'è più niente da mappare. Ho percorso ogni singolo centimetro di questo posto. Ogni Sezione e con tutti i cambiamenti» il Velocista fece una piccola pausa «Se ci fosse una via d'uscita l'avremmo già trovata»
«Perchè non l'avete detto agli altri?»
«L'ha deciso Alby, secondo lui era meglio che avessero una speranza di uscire» gli passò il cilindro metallico estratto dal Dolente «Magari adesso ce l'abbiamo davvero» poi si avvicinò a lui «Segui il mio ragionamento: un anno fa abbiamo iniziato ad esplorare le Sezioni esterne e abbiamo trovato questi numeri impressi sui muri» disse indicando delle pietre con sopra scritti i numeri che andavano dall'1 all'8.
«Dunque, funziona così: ogni notte, quando il Labirinto cambia si apre una Sezione diversa. L'ordine è sempre lo stesso»
«Che ha di speciale la 7?» chiese Thomas guardando il numero digitale che il piccolo schermo del cilindro mostrava.
«Non ne ho idea. Ma quando hai ucciso il Dolente la Sezione 7 era aperta»
«Credi che venga da lì?»
«Può darsi. Non appena potremmo andare nella Sezione 7 andiamo a vedere meglio»Alby, nel frattempo sembrava essersi ripreso.
Non era ancora al massimo delle sue facoltà ma l'antidoto, fortunatamente, aveva fatto effetto e il virus stava scomparendo.
Sonya si era messa fin da subito a dare una mano nell'orto, in cucina, per raccogliere la legna e anche se c'era bisogno di una mano per costruire qualcosa.
Sembrava che cercasse di tenersi impegnata per non pensare alla situazione assurda in cui si era ritrovata.
Anche lei aveva fatto un sacco di domande sul Labirinto, sui Dolenti e su qualsiasi altra cosa le passasse per la mente e Thomas, insieme a Chuck, le avevano risposto per quello che conoscevano.«Ha fatto molte domande?» chiese Minho mentre era intento a versarsi una scodella d'acqua addosso.
«Un'infinità» si lamentò Newt facendo altrettanto.
Thomas non aveva mai amato così tanto farsi una doccia in vita sua. O comunque suppose che fosse così.
Avrebbe preferito farla ogni giorno, ma le riserve d'acqua erano limitate e non potevano permettersi di sprecare neanche una goccia del prezioso liquido.
All'inizio si era sentito un pò in imbarazzo nel mettersi in mutande di fronte agli altri, ma ormai non ci faceva più caso.
«Voi non ne avete fatte quando siete arrivati qui?» era così tanto con la testa tra le nuvole che non si era accorto della cavolata che aveva appena detto.
Avrebbe voluto dire qualcosa per rimediare ma Minho fu più veloce di lui.
«In effetti avremmo potuto chiedere ai muri delle spiegazioni. Com'è che non ci abbiamo pensato» disse con tono sarcastico rivolgendosi a Newt.
Thomas rimase di sasso, Minho l'aveva presa bene ma non sapeva se l'altro ragazzo era così tanto in vena di scherzare su una cosa del genere.
«Hai proprio ragione, siamo stati dei cretini» disse lui ridendo.
Quella risata gli fece capire che l'atmosfera non era tesa ma scherzosa e tutti e tre scoppiarono in una risata collettiva.
Poi i suoi occhi si poggiarono su Newt.
I capelli bagnati gli cadevano sulla fronte.
Thomas scese con gli occhi sulla sua bocca ancora sorridente.
Non aveva realizzato, fino a quel momento, quanto Newt fosse carino, soprattutto quando rideva.
Il problema era che i suoi occhi non si erano fermati,stavano continuando a scendere fino a quando non si poggiarono sul suo petto privo di una maglietta che glielo coprisse.
Senza accorgersene sgranò gli occhi e Newt doveva essersene accorto poichè lo chiamò «Hei, tutto bene?»
Oh cavolo, possibile che mi abbia visto?
Thomas entrò nel panico.
«S-si, benissimo» gettò la scodella per terra, con un gesto goffo si asciugò il corpo e si rivestì alla velocità della luce per poi scappare via imbarazzato.
Non si voltò indietro, non lo avrebbe mai fatto.Per il resto della giornata cercò di evitare in tutti i modi di incrociarlo, la vergogna lo perseguitava ancora.
Per quel motivo preferì mangiare da solo, almeno per quella sera.
Stava per finire la sua cena poi si sarebbe steso sull'amaca e sarebbe arrivato un nuovo giorno con la speranza che Newt fosse passato oltre all'accaduto della mattina.
«Perchè è tutto il giorno che mi eviti?»
Dannazione, era stato così bravo e ora si era tradito da solo a causa della distrazione.
Non sapeva cosa rispondere.
Newt si sedette accanto a lui.
«Chi sei tu e cosa ne hai fatto del Pivello insopportabile che non smette mai di parlare?»
Thomas avrebbe voluto fargli la stessa domanda, quasi non lo riconosceva più.
Non si conoscevano da molto, ovvio, ma fin dall'inizio lo aveva inquadrato come una persona estremamente seria e che non amava parlare o scherzare.
Adesso, invece, era come se si stesse lasciando andare e stesse mostrando la sua vera personalità.
«No seriamente, mi stai facendo paura. Dì qualcosa»
«Che devo dire. Non ho nulla di cui parlare» ammise lui infine.
«Potresti cominciare dicendomi perchè è tutto il giorno che mi eviti»
«Io davvero non ti capisco, mi è sempre sembrato che parlare con me non ti esaltasse più di tanto e adesso ti dà fastidio se non ti parlo per un giorno?»
Thomas si rese conto di ciò che aveva detto subito dopo aver pronunciato l'ultima frase.
Il suo problema era che quando si trovava sulla difensiva rischiava di dire le cose con un tono troppo aggressivo.
«Scusa, non volevo parlarti in questo modo» cercò di rimediare.
«No, hai ragione. Il fatto è che ormai mi ci ero abituato» ammise il biondo.
«Pensavo di darti fastidio»
«All'inizio un po', devo ammetterlo. Non sono mai stato uno di tante parole» Newt si stava rigirando un filo d'erba tra le dita ossessivamente, a breve lo avrebbe spezzato «Però... non lo so. Provo emozioni contrastanti quando ti sono vicino»
Il cuore di Thomas perse un battito dopo quell'affermazione.
Anche in questo caso non sapeva cosa fosse meglio dire.
Doveva dirgli che forse provava le stesse sensazioni? O era meglio starsene zitto per non rendere la situazione ancora più imbarazzante.
«Sono qui da più di due anni e mi sembrava normale non sentirmi in questo modo»
Thomas non capiva se voleva veramente andare in fondo a quella conversazione, ma non voleva nemmeno interromperlo.
«Ma da quando sei arrivato tu qualcosa si è smosso in me»
Newt, adesso, aveva preso a tamburellare con le dita sul suo ginocchio insistentemente.
Thomas lo aveva notato.
Cercò di rilassarsi e di far rallentare il cuore che sembrava volergli uscire dal petto.
Voleva veramente farlo?
Forse lo avrebbe aiutato a capire.
Stava passando troppo tempo e a ogni secondo che passava gli sembrava di perdere coraggio.
Chiuse leggermente gli occhi e spostò la mano su quella del ragazzo.
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Newtmas || Ricorda ||
Fiksi Penggemar*Seconda storia appartenente alla quadrilogia sulla Newtmas* Thomas arriva nella Radura tramite un'ascensore ma, soprattutto, senza ricordare nulla. Non ricorda come ci sia arrivato, nè alcun particolare del suo passato. In quel posto non é solo, ci...