♠Regina di picche♠

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La mia esistenza non era mai stata un granché. Se finivi all'inferno era per due motivi: o eri troppo miserabile per poterti meritare un posto in paradiso oppure troppo orgoglioso per credere che la bontà meriti di essere premiata. 

Io ero del secondo tipo: se, dopo la mia morte, sarei andato in paradiso, quello sarebbe stato mio e se invece  il fato mi avrebbe condannato all'inferno avrei conquistato anche quello.

La vita dei bastardi è sempre troppo lunga.

Me ne resi conto quando, alla soglia dei miei sessantasei anni con po' troppo alcool nel sangue, in un angolo della catapecchia in cui vivevo, morii.

Negli ultimi cinque minuti della mia vita, con la bottiglia ancora stretta in mano come una vecchia amica, mi ritrovai a pensare a tutti i momenti della mia vita.

A quando ero spensierato, ambizioso e credevo che tutto mi fosse dovuto.

Oh, com'era era semplice sorridere al mondo quando ancora non lo si conosceva a fondo.

Ero giovane e bello, o così mi dicevano le ragazze che mi riservavano i loro sorrisi seducenti. Quando si è giovani e belli ci si può permettere di sorridere alla propria esistenza credendo di esserne padrone.

A un certo punto, però,  smisi di essere giovane e di essere bello e  diventai solo un vecchio pieno di rimpianti e reumatismi. Oramai quel sorriso lo avevo perso da un po'.

Credetti di aver perso la capacità di amare quando realizzai quanto ogni cosa, in questo mondo, fosse falsa e sbagliata, me compreso.

Ora che, però, so che il paradiso esiste e così anche l'inferno, e che so cosa si provi ad avere quella vaga sensazione di possederlo posso dire che forse mi sarebbe piaciuto farlo al fianco di qualcuno che amavo.

Quando mi sveglio e protendo istintivamente le braccia verso la massa informe di lenzuola accanto a me scopro che Angel se n'è andato. Sul materasso riesco ancora a sentire il suo profumo e le lenzuola sono ancora calde, segno che se n'è andato da poco. Mi scrollo di dosso il tepore del sonno e mi tiro a sedere, stiracchiando le ali aprendole in tutta la loro estensione.

Questa è una delle rare volte in cui mi trovo camera  di Angel e le pareti rosa illuminate dalla luce vermiglia che filtra dalla tapparella quasi mi acceca. Nonostante, però, il disordine e le cose sparse per il parquet una strana calma, quasi surreale, inonda la stanza. Tendo le orecchie pronte a captare qualsiasi suono ma niente.

 Il silenzio regna nella stanza e presto la sensazione fredda che ci sia qualcosa che non va comincia a espandermisi in petto.

Porchetta: ecco che cosa manca. Che fine ha fatto il tipico grufolare al mattino presto del piccolo cucciolo infernale di Angel?

Comincio a cercare dappertutto a partire dai posti preferiti dell'animaletto che, dopo le giornate passate a prendermene cura mentre Angel era via, mi ero ritrovato a dovermi imparare, ma nulla. Scendo perfino al bar Porchetta non c'è.

Mi si stringe il cuore, credo di essermici affezionato a quella pallina di lardo e non era cosa da Angel lasciarlo darsi alla fuga. 

Anche Angel sembra completamente sparito insieme al suo maialino. Il mio respiro comincia a farsi più veloce. 

Dove cazzo è Angel?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 22 ⏰

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