♦quattro di quadri♦

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«Allora, accetti le mie condizioni?»

Chiede Val.

Sono accucciato a terra, non ho nemmeno la forza di muovermi o parlare.

La lingua secca e gonfia nella mia bocca è come se si rifiutasse di muoversi.

Un'anima per un'anima.

La mia anima per un'altra.

Quella di qualcuno all'hotel.

«Fermati Husk, non puoi decidere tu per loro »

Con una fatica immensa riesco finalmente a dire qualcosa ma il gatto non mi ascolta, ha le pupille strette e la postura dritta come se si fosse appena risvegliato qualcosa...

"Ero un signore supremo un tempo"

Bhe, ora la riuscivo a vedere quell'aura di potere che solo gli overlord emanano, un qualcosa di forte, potente, impossibile da far sparire del tutto.

Per la prima volta ho paura di Husk.

Non paura PER lui, non paura di perderlo o paura di fare qualcosa di sbagliato, solo paura DI lui.

Una paura intrinseca alla sua figura, quel tipo di paura che ti fa gelare il sangue nelle vene e non sai nemmeno esattamente perché.

La sua aura ha, però, qualcosa che a Valentino manca, un qualcosa di regale, che non esercita potere con la violenza ma semplicemente con la sua presenza.

Gli occhi del gatto sono vuoti però, come persi in un passato lontano.

Un passato grandioso in cui non c'era posto per me.

Ricaccio il pensiero in un angolo recondito della mia mente ingoiando il sapore amaro che mi si sta formando in bocca.

L'ex signore supremo continua a fissare Valentino con quella sua aria di sfida e poi...

«Accetto»

La voce Husk risuona nello studio che è calato nel silenzio.

Il suo sguardo si posa su di me e il suo volto è completamente diverso, non c'è più la freddezza di poco prima ma i suoi occhi sono pieni di apprensione e tenerezza: due cose a cui non sono abituato ma che quasi mi piacciono se provengono da lui.

Mi riscuoto controvoglia dal torpore creato dallo sguardo del micio e cerco di ricordare a me stesso di pensare lucidamente anche se è difficile per il mio cervello imbottito di droga e alcol.

Sono la stessa droga e lo stesso alcol che mi circolavano nelle vene da anni, anni passati a piangere silenziosamente in un angolo, anni passati a sperare in un futuro migliore che non è mai arrivato...

Che non è mai arrivato fino ad ora.

Mi rendo all'improvviso conto della mano forte e sicura che Husk mi sta tendendo ma che non riesco completamente ad accettare.

No, non posso, una paura feroce mi attanaglia le viscere entrandomi nel sangue e io non so fare altro che accoglierla come una vecchia amica.

Ho paura di lui perché mi sta guidando in un tunnel buio e potrebbe lasciarmi la mano da un momento all'altro rimanendo da solo, circondato delle tenebre, di nuovo.

Mi volto a guardare Val e mi sta sorridendo.

Quando mi sorride vuol dire che:
o sono stato abbastanza bravo da meritarmi il sui premio ( scopavamo)
o non mi sono comportato bene e quindi ho bisogno di una lezione (scopavamo lo stesso ma questa volta era molto più doloroso).

Però questa volta al suo sorriso non segue nessuna di queste due cose.

La falena porge la mano al gatto e lui gliela stringe; la sua è una presa forte e determinata mentre Val prende la zampa del micio allo stesso modo con cui stringeva il mio collo: come se avesse già vinto.

House of cards //HuskerdustDove le storie prendono vita. Scoprilo ora