0. Prologo

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Prendete il mondo.

Dividetelo a metà.

Da una parte metteteci i conformisti.

Individui che per paura, convenienza o disinteresse, accettano il mondo così come si presenta, con le sue gioie e le sue ingiustizie, perché nella sua stabilità hanno trovato la loro sicurezza.

Dall'altra troverete i ribelli.

Coloro che rifiutano di sottomettersi a qualsiasi forma di autorità oppressiva, costrizione o imposizione esterna.

Gli stessi che vedono nel conformismo la rassegnazione e, nella rassegnazione, la forma peggiore di schiavitù.

Senza la seconda categoria, il mondo non conoscerebbe le rivoluzioni, né il cambiamento.

Sono sempre stati i ribelli, i visionari, a impugnare le redini della trasformazione, come i popoli contemporanei che ogni giorno si oppongono a nuove dittature e tirannie.

Così è dall'inizio dei tempi.

Eschilo racconta del più celebre tra i ribelli, il Titano Prometeo, che rubò il fuoco dal Monte Olimpo e lo consegnò all'umanità.

Fiamme vive, incandescenti.

Ma anche fiamme interiori, dalle quali si sprigionava la libertà di pensare, immaginare, osare.

Agire.

Ma a ogni azione corrisponde sempre una reazione. La fisica direbbe uguale e contraria. Ma a Zeus è sempre piaciuto pensare in grande.

Ordinò a Efesto di incatenare Prometeo a una roccia, condannandolo all'eterno supplizio dell'Aquila che ogni giorno si ciba del suo fegato, organo che si rigenera ogni notte.

Ma quale fu la vera colpa di Prometeo?

L'aver donato il fuoco agli uomini o l'essersi ribellato agli dèi?

La risposta è entrambe. O nessuna delle due.

Prometeo fece qualcosa di ben peggiore per il suo tempo.

Mostrò all'umanità il fuoco della speranza, infrangendo il principio che da sempre vincolava l'essere umano a un destino ciclico di mera soggezione alla morte.

Prometeo incatenato è una storia di ribellione.

Il racconto di un uomo e della sua convinzione che l'umanità meritasse il potere del fuoco contro i capricci e la mitomania dei potenti.

La sua storia appartiene a chi difende ogni giorno, e in ogni luogo, la verità e l'integrità degli individui di fronte alla tirannide.

La ribellione è, pertanto, una dichiarazione di esistenza.

Tutto ha inizio con una scintilla, un'idea che inizia ad assumere la forma di un grido di libertà e resistenza, che acquisisce risonanza e divampa come un incendio.

Coltivando la speranza gli uomini si oppongono alla morte. Opponendosi alla morte, ostacolano il corso che il Destino ha loro attribuito.

E opporsi al Destino significa sfidare gli dèi.

Significa cercare di abolire la distinzione tra il divino e l'umano. Non è semplice hýbris, ma qualcosa di sacrilego e ben più imperdonabile.

Dunque soffri, Prometeo.

A grande peccatore, grande castigo.

Fine pena mai.

O forse no.

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