9- I nostri anni migliori

10 2 0
                                    

Una sala di frammenti

E un trono di ferocia

Sono una strana corrispondenza.

Dammi altro e sazia la fame

lasciata da un re in battaglia

contro nemici di una terra

che non è segnata su mappa

alcuna.


Andra Indivar Veleda


Cinque anni prima

Camillo


Loris. Lui è lì. E mi guarda come se stesse guardando una caramella da voler comprare. Per lui io sarei gratis, nel vero senso della parola. Davanti a quel ghigno contagioso la corona di alloro sul mio capo non ha più significato. In realtà, nulla lo ha mai avuto dinanzi a lui.

Non lo aveva neanche il disagio che ho provato per essere stato umiliato da lui cinque anni fa? Non lo aveva il fatto che rinnegasse la sua vera identità?

Non credo sarei più capace di dedicarmi a lui. Di offrirmi a lui.

Il loop di abbracci e congratulazioni è ormai iniziato. Mia madre, mio padre, mia nonna, i miei cugini, i miei zii e tutta la cerchia di amici a me estranei e sicuramente invitati da mia mamma. Attori.

E poi c'è lui. Il suo sguardo mi cerca con veemenza ancor prima delle sue braccia, tra le quali vengo dopo non molto avvinghiato.

«Congratulazioni, Camillo», sbotta. Non ci credo, puzza di alcol.

«Grazie», replico atono e sciogliendomi dalla sua presa, «perché sei qui?»

«Oggi mia sorella si laurea in quella puttanata di lettere, e sono passato prima. E guarda caso, ho ritrovato il ragazzo più figo di tutta Venezia», confessa barcollando.

«Lettere non è una puttanata. E perché ti presenti...», vengo interrotto nel pieno della mia frase; «Amore, basta. Sul serio, fai troppe domande. Ora te ne faccio una io: stasera ci sei alla festa che diamo in casa mia per i neolaureati?», dice ridendo. Andare ad una festa da lui, dopo tutto quello che è successo, non mi pare per niente una buona idea.

«Va bene». Che io sia dannato.

«Bene», mi liquida, incamminandosi verso una donna ad una certa distanza. Presumo sia sua sorella.

Dio, l'unica cosa che potrebbe salvarmi da questo errore madornale appena commesso sarebbe una disgrazia. Peccato che io sia troppo fortunato perché ciò accada.

Per i successivi trenta minuti vengo fermato da altri conoscenti venuti a porgere i loro omaggi, tra cui stupidi bracciali che non indosserò mai ed altre "puttanate".

Vengo anche fermato nuovamente da mia madre, per essere avvisato del fatto che mi avrebbe aspettato in limousine. Mia madre è davvero ricca, ed è questo che mi ha reso davvero molto povero. Povero di attenzioni.

Comunque, adesso sono un editore, laureato con ben centodieci e lode.

Sono le ventitré in punto, e la festa inizierà, secondo le indicazioni che Loris mi ha inviato su instagram, a mezzanotte. Prima di tutto, ho il bisogno di cacciare via dal mio corpo i residui di questa festa che mia madre mi ha costretto ad indire, dove non ho fatto altro che bere e ricevere ancora altri complimenti e regali. In sintesi, ho bisogno di una doccia.

Sono passati dieci minuti, e mi ritrovo dinanzi ad una scelta da non sottovalutare; pantaloni cargo denim o un semplice pantalone cargo beige. Il problema è che non ho ancora ben chiaro di che tipo di festa si tratterà. Riflettendoci, Loris Montemurro non potrebbe mai mettere in scena qualcosa di serio. Vada per il denim.

Proiettili d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora