13- Trenta per cento

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La cupola stellata ha scoccato la

più frale freccia tra i veli distesi

volendone assaporare i noccioli.


Ha trafitto scogli ribelli, ed io ero lì,

nel mezzo dei campi di cenere che si

riabbracciavano, ove ho ridipinto la mia rosa.


Andra Indivar Veleda


Camillo è stato meravigliosamente rapido ad ammanettare Gavriel. Chissà...

No, meglio non domandarselo.

Il sudore estivo gli imperla la fronte, dando un perfetto quadro della rabbia che gli scorre ancora vigorosa nel corpo. Non avrei mai pensato che avesse potuto darle a qualcuno in questa maniera.

Abbiamo gettato lo stronzo nello scantinato. Meglio prevenire che curare, e ho capito a pieno che i suoi danni sono difficilmente riparabili.

Ricordo che fu davvero imbarazzante chiedere all'affittuario del palazzo di poter costruire uno scantinato sottostante al cesso. Lodando i cieli, lui non era molto sveglio ed acconsentì senza che avessi bisogno di mostrargli alcun tipo di documento che attestasse quella necessità.

Comunque, discuteremo del da farsi solo dopo aver chiarito a tutti quanti cosa stia accadendo ed esserci rifocillati a dovere.

Sono delle semplici occhiate i segni di protesta di Gavriel, come se non gli interessasse di essere stato incatenato qui sotto.

«Qui sotto le entrate mensili non ti salvano, lo sai?», attacca Lavanda, percorrendo gli ultimi gradini che la disgiungono da noi. Questa frase non è tipica dell'identità che ho conosciuto.

«Che uomo vile che sei. Tenti di manipolare la mente di tuo figlio per cinque anni, e dopo ti ritrovi con un bavaglio alla bocca perché non accetti che abbia ficcato la lingua nella gola di qualcuno con un apparato più lungo rispetto a quello della donna», sghignazza, tirandogli uno schiaffo in pieno viso.

Forse, potrebbe solo essere uno sfogo. Magari non ha ancora alternato identità. Ma, di certo, stare qui sotto le sarà nocivo.

«Mi sento offeso con un semplice "più lungo", comunque».

Mentre Gavriel si accontenta di scrutarlo in maniera truce, Lavanda si avvicina con spudoratezza.

«Non sarei così compiaciuto se fossi in te. Mio fratello ha soltanto avuto bisogno di liberarsi da un peso che gravava su di lui da un tempo inquantificabile. Tu non vali nulla».

Questa è decisamente un'altra personalità.

«Camillo, non controbattere», sussurro non appena sicura che Camillo stia guardando me.

Non sono sicura, però, che sia cosciente della condizione di Lavanda. Posso solo pregare che non sarà lei ad incatenare noi.

«Già, Camillo. Non controbattere. E non avere quel faccino spento. In fondo, non sto facendo altro che dirti la verità. Non ti sarai mica innamorato di quel caso perso di mio fratello?»

La sua espressione si fa più tesa.

«Ovviamente parlo di caso perso solo per le manie fasciste e disumane di mio padre. Dio, spero proprio che mia madre ti abbia tradito e che non siamo davvero tuoi figli. Potrei davvero puntarmi una pistola alla tempia in tal caso», confessa in tono apparentemente ironico, rivolgendosi al silenzioso assistente di questa scenetta.

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