Capitolo 1 ~ Un incontro sgradevole

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«Rosemary, ti avevo detto di preparare due caffè per la coppia al bancone.»

Dannazione, mi sono distratta di nuovo e questo è l’ennesimo richiamo che il capo mi ha fatto da quando ho iniziato il turno.

Ho accennato un sorriso di scuse ai due clienti e mi sono affaccendata subito alla macchina del caffè per preparare i loro ordini.

Mi chiamo Rosemary Wine e la distrazione e la goffaggine fanno parte di me. Tutti i clienti del bar lo sanno e il mio capo si è completamente rassegnato, forse perché i sorrisi e la gentilezza che rivolgo ai clienti compensano le mie mancanze.

La caffetteria in cui lavoro si trova all’interno dell’Università di Boston dove sono anche iscritta al secondo anno del corso di arte. Il disegno, la pittura, gli schizzi che realizzo ai passanti o a clienti sono la mia passione e se spesso sembro assorta in qualche pensiero è quasi sicuramente colpa di una qualche immagine che mi è rimasta impressa nella mente e che vorrei mettere su carta a tutti i costi.

È per questo che nella tasca del grembiule tengo sempre con me un piccolo taccuino nero in cui raccolgo schizzi veloci e idee.

«Insomma, volete essere pagati o il caffè lo bevo gratis?»

Un cliente sbraita alla cassa e io non mi ero minimamente resa conto del suo arrivo.

«Chiedo scusa per l’attesa.»

Mi affanno a digitare l’importo sulla cassa che si apre con uno scatto.
Neanche guardo in faccia il cliente quando gli consegno lo scontrino.
Una gomitata al fianco mi fa voltare velocemente in direzione della mia collega che ammicca verso di me con aria divertita.

«Rose ma lo hai visto?!» Maggie ridacchia. «È un gran figo, dovresti alzare gli occhi e goderti un po' il panorama!»

Seguo il suo consiglio e adocchio subito il ragazzo che si è appena spostato al bancone.

La sua fisicità dirompente non passa inosservata. È alto e ha una corporatura allenata, spalle larghe che sono messe in evidenza dalla felpa grigio scura che indossa, con al centro il loro dell’Università. Ha una capigliatura nero corvina tutta spettinata e gli occhi sono nascosti da due lenti scure che volge poco dopo su di me.

«Quanto ancora devo aspettare?!» sbuffa poggiando distrattamente un avambraccio sul legno del bancone. «Non ho intenzione di trascorrere qui tutto il giorno. Ho degli impegni.»

Spintonata dalla mia collega, mi ritrovo faccia a faccia con il cliente in questione e le sue sopracciglia si aggrottano leggermente.

«Mi dispiace se l’ho fatta attendere… di nuovo.» accenno ad un sorriso.

Il ragazzo si solleva le lenti scure sistemandole tra le ciocche disordinate dei capelli. Due occhi neri come la notte mi fissano con rabbia e fastidio.

«Stai perdendo tempo a scusarti e io non ho ancora il mio caffè.»

Nonostante l’acidità delle sue parole, resto incantata dal suo volto. Qualcosa nel suo sguardo duro mi ha come ipnotizzata e l’istinto ha fatto correre la mano alla tasca del grembiule dove custodisco gelosamente il mio taccuino.

«Rimedio subito.» mormoro, senza in realtà muovere un muscolo.

«Che cos’hai da fissare? Hai forse qualche ritardo?»

Il sorriso gli si allarga sulle labbra e quelle parole mi riscuotono subito.

Mi trattengo dal rispondergli in modo altrettanto maleducato e faccio per voltarmi per preparare il suo ordine.

Mi blocco quando vedo la porta della caffetteria aprirsi e il mio amico fare capolino.

«Nut!» lo saluto e accenno ad un sorriso.

Il suo nome completo è Peanut Butter e ci conosciamo dai tempi delle scuole. È un amico fidato senza cui non riuscirei a sopravvivere.

Il ragazzo al bancone, vedendo la mia reazione gioiosa, si gira a sua volta per studiare il viso del mio amico.

«Rosemary, sei in ritardo!» mi fa notare Nut e io sollevo gli occhi sull’orologio appeso alla parete della caffetteria.

Solo in quel momento mi rendo conto che il mio turno è finito da un pezzo e che rischio di perdere la lezione di arte moderna.

«Mi dispiace.» mi rivolgo a quello strano cliente. «Il caffè glielo servirà la mia collega.»

Non gli do modo di controbattere che getto il mio grembiule sul mobile e mi precipito alla porta.

The Devil's GardenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora