Capitolo 3

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Audrey

Kyler ha preso la punizione al posto mio.

Lo ha fatto per me.

Si è preso la colpa.

Non riesco ancora a credere a quello che è successo.

Esco dalla vicepresidenza e cerco di calmare il battito cardiaco, perché il cuore sembra proprio voler uscire dal petto.

Inizio a camminare, con l'intenzione di ritornare in classe senza rivolgergli più la parola.

Devo dimenticarlo, averlo accanto fa solo male.

<<Ora mi tocca pulire le classi per tutta la prossima settimana, a causa tua.>> Mi volto di scatto per guardarlo, ancora una volta.

<<Lo hai voluto tu.>> Ribatto.

<<Ti ricordo che ti ho salvato il culo, saresti pregata di dirmi almeno grazie.>>

Non rispondo e riprendo a camminare. 

Questo ragazzo è davvero strano.

<<Sappi che è stata la prima ed ultima volta, non avvicinarti più a me.>> Sbotta lui da lontano.

<<Peccato! Ti ricordo che sono la tua compagna di banco.>>

<<Peccato! Ho già deciso che mi farò cambiare di banco. Non voglio stare accanto a una rompipalle insopportabile.>>

Scelgo di non voltarmi , continuo a camminare e alzo il braccio per mostrargli il dito medio.

Non lo capisco.


***

Kyler non si è fatto più vivo dopo la litigata, non è nemmeno rientrato in aula.

Sinceramente? Non me ne frega un cazzo.

Dopo aver salutato i miei amici, esco da sola in cortile perché le mie amiche hanno i corsi extra che io non frequenterò.

Il chiacchiericcio degli studenti risuona del cortile della Arlington, il college che frequento da 4 anni.

Sapere che tra un anno non potrò più passeggiare tra questi cortili mi suscita una malinconia mai provata prima d'ora.

Ogni angolo del campus è carico di ricordi che non penso riuscirò a lasciarmi alle spalle.

Tra un anno dovrò lasciare quella che io considero come seconda casa, ed è come perdere una parte del mio cuore.

Non riesco a pensare che mia mamma, ogni mattina, varcava il cancello d'ingresso con il suo solito sorriso stampato sul volto, nonostante tutto.

Nonostante fosse malata.

Ha insegnato per quasi 10 anni alla Arlington, per questo, ho deciso di iscrivermi a questa scuola.

Mia madre è morta quando io avevo 9 anni, a causa di un tumore.

Ricordo che mio padre me lo tenne nascosto per una settimana intera, dopodiché si tolse la vita perché non riusciva più a sopportare il dolore.

I servizi sociali mi affidarono ai miei nonni, nonna Elly e nonno Tom.

Furono gli anni più brutti della mia vita ma, a sostenermi, c'erano loro che sono sempre state due figure guida per me.

Vivo con Elly e Tom da ormai 11 anni ,in una piccola casa nella periferia di Corvallis.

Dopo aver frequentato la scuola elementare e le scuole medie nel mio quartiere, Elly mi iscrisse al liceo delle scienze umane.

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