capitolo 9

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Zia Vera e Nat finalmente tornarono a casa, dopo quello che sembrava un interminabile interrogatorio.

"Eccoci a casa, è stato lungo l'interrogatorio vero?" sospirò Vera, chiudendo la porta dietro di sé.

"Sì, sono esausta." rispose Nat, gettandosi sul divano con un sospiro.

"Perché non facciamo venire Mia qua e ordiniamo una pizza?" propose la zia, cercando di sollevare l'umore della ragazza.

"Non può, deve andare al lavoro." disse Nat, scuotendo la testa.

"Cosa? No, glielo proibisco! C'è un pazzo con la maschera che gira per la città, è troppo pericoloso." esclamò Vera, sorpresa e preoccupata.

"Tranquilla, c'è anche un mio amico con lei, quindi non sarà da sola." la rassicurò Nat.

"Va bene, allora le dirò di chiamarmi appena finisce il turno, così andrò io a prenderla. Tanto più tardi dovevamo comunque andare a casa di tuo padre." disse Vera.

"Come mai?" chiese Nat.

"Ha detto che potete stare lì per stanotte e che lui non vi darà fastidio perché è al lavoro e non tornerà prima di domani mattina." disse Vera, con la voce leggermente incrinata. "E io sono d'accordo con lui, lì sarai più al sicuro... Qui sei stata aggredita, e io... io non ho potuto fare nulla per difenderti..."

La voce di Vera si spezzò per un istante. Si voltò, cercando di nascondere le lacrime che stavano per scendere. Il peso del senso di colpa sembrava schiacciarla.

Nat si avvicinò, appoggiando dolcemente una mano sulla spalla della zia. "Non è colpa tua, zia." disse con tono rassicurante. "Tu sei qui per me ora e questo è quello che conta."

Vera la guardò, i suoi occhi colmi di preoccupazione, ma Nat sorrise debolmente, trasmettendole la forza che sapeva di aver ereditato proprio da lei.

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Nel frattempo, al minimarket, la porta si aprì e Mia entrò, guardandosi subito intorno.

"Matthew? Dove sei?" chiese Mia mentre entrava nel negozio, il suo sguardo vagava tra gli scaffali poco illuminati.

"Eccomi." rispose Matthew, apparendo da dietro il bancone con un sorriso incerto. "Non pensavo venissi."

"Avevo bisogno di una distrazione, con tutto quello che sta succedendo a me e mia sorella." spiegò Mia, scuotendo la testa.

Matthew la osservò per un momento, poi chiese: "Come sta Natasha? Non lo dà a vedere, ma... immagino che tutto questo la stia distruggendo."

Mia sospirò, il peso delle parole erano evidenti sul suo volto. "Non lo so, Matt. Non parla mai di come si sente. È come se cercasse di proteggermi, ma io la vedo... la vedo crollare."

Matthew annuì, poi abbassò lo sguardo prima di continuare. "Senti, ho letto online. La notizia del killer di Hemcity si è diffusa ovunque, e... stanno spuntando teorie assurde."

Mia lo guardò confusa. "Che genere di teorie?"

"Alcuni giornalisti e blog stanno insinuando che tu e Natasha..." Matthew fece una breve pausa per poi ricominciare a parlare "Che siete voi i veri responsabili dei delitti. Che lo state facendo per vendicare la morte di vostra madre."

Mia rimase per un attimo senza parole, incredula. "Cosa? Ma è assurdo! Come possono pensare una cosa del genere?"

Matthew scosse la testa, frustrato. "La gente crede a tutto quello che legge, soprattutto quando non ha abbastanza risposte. E con il caos che c'è in città... cercano solo qualcuno da incolpare."

"Questo è folle." sussurrò Mia, sentendosi invasa da un senso di ingiustizia.

"Comunque credo stia per venire anche Pier. Mi ha chiamato e ha detto che aveva bisogno di comprare degli snack." disse Matthew, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Proprio in quel momento, la porta del market si aprì di nuovo ed entrò Pier.

"Oh, eccolo." disse Matthew con un sorriso.

"Parli del diavolo e spuntano le corna." rispose Mia ironicamente.

"Ciao belli, dove trovo le patatine?" chiese Pier, dirigendosi verso gli scaffali.

"In fondo a destra." rispose Mia, indicandogli la direzione.

Ma all'improvviso, la porta del market si aprì di nuovo.

"Buonasera...?" chiese Mia, guardandosi intorno.

"Sembra non esserci nessuno." rispose Matthew confuso.

"Strano, ho sentito la porta aprirsi." disse Mia perplessa.

"Deve essere stato il vento." concluse Matthew, cercando di tranquillizzarla.

"NON TROVO LE PATATINE!" gridò Pier, frustrato, mentre continuava a rovistare tra gli scaffali.

Matthew lo osservava da lontano, quando qualcosa colpì la sua attenzione. Tra le ombre in fondo al corridoio, vide una figura mascherata, immobile, che lo fissava. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Quella figura non poteva essere altro che il killer.

"Oh mio Dio..." sussurrò, sentendo l'adrenalina percorrergli le vene. Cercò di mantenere la calma ma sapeva che non c'era tempo da perdere.

"PIER, ATTENTO!" urlò Matthew con tutto il fiato che aveva, ma era troppo tardi.

Pier si voltò di scatto, ma appena lo fece, il killer balzò su di lui, sferrando un colpo rapido con il coltello che lo ferì al braccio, facendolo urlare di dolore. Il colpo lo scaraventò violentemente contro uno scaffale, facendolo crollare a terra.

Matthew guardò con orrore la scena, mentre l'assassino, con la maschera di Ghostface, avanzava lentamente verso di lui.
Matthew stava per fuggire, ma il Mietitore lo inseguì. Matthew riuscì a spostarsi appena in tempo, facendo sì che l'assassino si schiantasse contro uno scaffale di detersivi, distruggendolo e cadendo a terra.

"DOBBIAMO ANDARE AD AIUTARLO" urlò Mia a Matthew preoccupata per Pier.

Matthew e Mia corsero velocemente verso Pier per aiutarlo a rialzarsi, ma quando si girarono, il Mietitore era sparito.

"Che stiamo aspettando? Scappiamo!" disse Pier, lanciandosi verso l'uscita, ma Mia lo trattenne.

"Aspetta, potrebbe essere una trappola," cercò di avvertirlo Mia, ma Pier non gli diede ascolto e raggiunse l'ingresso.

"Non c'è nessuno." disse Pier, rilassandosi un attimo. Ma d'un tratto, l'assassino comparve alle sue spalle, accoltellandolo al petto.

Il killer sussurrò con disprezzo, "Pensavi di poter usare gli altri per i tuoi piaceri e restare impunito? Questo è il prezzo che paghi per la tua manipolazione."

Matthew e Mia urlarono a squarciagola mentre il corpo di Pier cadeva a terra privo di vita.

L'assassino iniziò a correre verso di loro. Presi dal panico, i due ragazzi corsero verso un frigorifero, aprendo in fretta la porta e afferrando delle bottiglie. Le lanciarono contro il Mietitore, facendolo cadere di nuovo.

Ma il killer si rialzò presto, correndo verso di loro con ferocia. Con un colpo deciso, diede un calcio in faccia a entrambi, facendoli svenire sul pavimento, lasciando il minimarket immerso nel silenzio e nel terrore.

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