Nat e Vera erano tornate da qualche ora a casa del padre di Nat. Quella casa, un tempo accogliente e sicura, ora sembrava avvolta da un'oscurità soffocante, come se i muri stessi trattenessero il terrore degli eventi recenti. L'aria era pesante, densa di una tensione latente che non accennava a svanire.
Vera, con movimenti premurosi ma distratti, stava sistemando i vestiti della nipote nell'armadio, mentre Nat, esausta, si era lasciata cadere sul divano, cercando invano un po' di tregua dal caos che la circondava.
D'improvviso, il silenzio fu infranto dal suono sinistro del telefono che vibrò sul tavolino. Natasha si svegliò di soprassalto, il cuore già in gola, confusa dal risveglio brusco. Con le mani tremanti, allungò il braccio per rispondere.
"Pronto?" mormorò con voce impastata dal sonno.
"Finalmente ti sei svegliata. Com'è stato il pisolino?" La voce, fredda e tagliente, aveva un'eco familiare, come un incubo che si ripresenta ogni volta che provi a dimenticarlo.
Nat sentì un brivido correrle lungo la schiena. "Ancora tu... non ti annoi mai, vero?"
"No, non mi annoio quando ho da uccidere delle puttane come te." La voce del killer si fece ancora più crudele, ogni parola era una lama che affondava nella mente di Natasha. "Vai all'ingresso e guarda dalla finestra."
Il cuore di Nat batteva all'impazzata. "E chi mi dice che non è una trappola?"
"Sta a te scoprirlo. Ho qui con me qualcuno che potrei uccidere da un momento all'altro."
Il gelo le si insinuò nel petto. Senza perdere altro tempo, corse verso l'ingresso, spalancando la tenda della finestra con mani tremanti. Quello che vide le fece mancare il respiro: Mia, Matthew, Ilaria e lo sceriffo Leo erano legati alla staccionata, svenuti, come fantocci lasciati alla mercé di un mostro.
"Ti prego, non fargli del male." La sua voce era poco più di un sussurro, spezzata dall'angoscia.
"Chi dovrei uccidere per primo? Magari tua sorella Mia... Che ne pensi?" Il tono del killer si fece beffardo, pieno di malvagità.
"NON OSARE TOCCARLA!" gridò Nat, il terrore ormai fuori controllo.
"Oh, tranquilla. Stavo solo scherzando. Nessuno morirà, per ora. Tu e tua sorella siete ancora utili. Prima di tutto, dovete scoprire la verità su vostra madre. Stesso sangue, stesso destino." Con un sorriso maligno, il killer chiuse la telefonata.
Nat rimase immobile, aveva ancora il telefono stretto tra le mani, il panico e la rabbia che lottavano dentro di lei. Poi, senza pensare, corse verso la porta sul retro e la spalancò, trovandosi di fronte un volto conosciuto.
"Vincenzo?" chiese con sorpresa, mentre il ragazzo ansimava, il suo volto era deformato dalla paura.
"Aiutami, ti prego!" implorò, quasi inciampando mentre si avvicinava. "L'assassino è qui... mi sta seguendo!"
"Natasha, per favore!" La voce di Saverio riecheggiò improvvisamente da dietro Vincenzo, come un'ombra che si avvicina. Vincenzo sbiancò, il suo respiro diventò affannoso.
Vincenzo fece un passo verso la porta, ma Nat, ancora diffidente, lo bloccò con la mano. "Non so se posso fidarmi."
"Stai lontano, Saverio!" ordinò Nat, arretrando istintivamente dalla porta.
"Ma sono io, il tuo amico! Ti prego, facci entrare o ci ucciderà!" Saverio si avvicinò di scatto, afferrandole il braccio con forza.
Il panico la travolse. Senza pensarci due volte, afferrò un vaso di vetro dal tavolino e lo scagliò con tutta la forza contro Saverio, colpendolo alla testa. Il ragazzo cadde a terra, stordito, mentre Nat, tremante, chiudeva di colpo la porta.
"Nat! Corri di sopra!" La voce di Vera risuonò nella casa, spezzando il momento di paralisi.
"Che succede?!" chiese Nat, ancora scossa mentre saliva le scale.
"Ho ricevuto una chiamata da parte del killer, temo possa essere entrato in casa! Nasconditi sotto il letto della tua stanza, in fretta!"
"E tu cosa farai?" La paura nella voce di Nat era palpabile.
"Prenderò un'arma e cercherò di fermarlo." rispose Vera, con una determinazione che solo la disperazione poteva darle.
"No, per favore! È troppo pericoloso! Nascondiamoci insieme nella camera!" implorò Nat, il terrore ormai completamente padrone di lei.
Vera esitò, poi annuì. "Hai ragione, sarà più sicuro."
Corsero insieme nella camera da letto, chiudendo la porta dietro di loro. Nat si nascose sotto il letto, mentre Vera cercava febbrilmente un'arma.
Vera afferrò il cellulare quando squillò all'improvviso. Il nome sullo schermo fece gelare il sangue a entrambe.Vera rispose, con la voce strozzata: "Cosa vuoi ancora?"
Dall'altra parte, la voce del killer era fredda, crudele. "Hai fallito, Vera. Non sei riuscita a proteggere tua sorella, e ora non riuscirai a proteggere nemmeno le tue nipoti. Sei debole... come allora."
Vera sbiancò, il telefono scivolò dalla sua mano mentre sentiva il gelo della paura paralizzarla. Prima che potesse reagire, la porta della stanza venne spalancata con una violenza terrificante.
Il Mietitore apparve, come un'ombra oscura che avvolge ogni cosa.
Con una brutalità sconvolgente, il killer si scagliò su Vera, afferrandola e facendola cadere a terra. Le urla riempirono la stanza mentre la lama del coltello penetrava ripetutamente nel corpo di Vera, sotto lo sguardo impotente e terrorizzato di Natasha.
"Natasha... scappa..." furono le ultime parole che Vera riuscì a sussurrare, prima che la sua voce si spegnesse per sempre.
Nat trattenne il respiro, paralizzata dalla paura. Poi, con uno scatto disperato, il killer sollevò il materasso, rivelando Natasha rannicchiata sotto la rete del letto. Senza un attimo di esitazione, Ghostface affondò la lama, colpendo la sua spalla.
Nat, in preda al dolore, raccolse le ultime forze e riuscì a spingere via la rete, scappando dal killer. Corse giù per le scale, il fiato corto e il cuore che batteva come un martello. Arrivata alla porta, uscì all'esterno e si avvicinò ai corpi legati alla staccionata.
"Oddio, cosa vi ha fatto?" chiese Natasha, afferrando il coltello da cucina che aveva preso in fretta. Con mani tremanti, cominciò a liberare Mia e Leo dalle corde.
"Nat, che... che è successo?" chiese Mia, la voce debole ma allarmata.
Natasha non ebbe il tempo di rispondere. Si voltò e notò che Ilaria e Matthew erano ancora incoscienti, appoggiati uno accanto all'altro.
"Dobbiamo fare in fretta!" ordinò, affrettandosi a liberarli, ma la sua mente era distratta dall'urgenza di mettersi in salvo."Io...io ho visto la faccia del killer." balbettò Leo, cercando di riprendersi.
Natasha stava per rispondere quando un rumore sinistro proveniente dall'oscurità la fece gelare. "Non c'è tempo," sussurrò, mentre il cuore le si fermava per un attimo.
Le ombre si mossero e il killer, avvolto dalla sua caratteristica maschera da Mietitore, comparve all'improvviso, silenzioso e letale. Leo si girò di scatto, lo sguardo colmo di terrore.
"Ho visto... uno dei fratelli Miller... quello più..." iniziò a dire Leo, ma non riuscì a finire la frase.
In un attimo, il killer si avventò su Leo con un colpo secco e deciso. Il coltello luccicò sotto il debole chiarore della luna mentre infilzava la gola di Leo con una precisione spietata. Il sangue spruzzò in una fiammata oscura mentre Leo cadde a terra, l'ultimo respiro un mormorio straziante.
Un urlo straziante uscì dalla bocca di Mia mentre Nat, in preda al panico, la prese per mano e la trascinò dentro casa, cercando disperatamente una via di fuga.
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the reaper
Mystery / ThrillerUn gruppo di amici viene preso di mira da un assassino spietato che si fa chiamare "il Mietitore". Con ogni omicidio, cresce il sospetto che il killer possa nascondersi tra di loro, trasformando l'amicizia in diffidenza e paura. Le sorelle Natasha e...