4. Çelik

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"Le masse sono rudi, scomposte, pericolose nelle loro pretese e nella loro influenza,
e non hanno bisogno di essere lusingate, ma di essere ammaestrate."
- Ralph Waldo Emerson

Quando si risvegliò, Iskander sentì in bocca il gusto ferroso del sangue

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Quando si risvegliò, Iskander sentì in bocca il gusto ferroso del sangue. La testa gli doleva inesorabile. Provò ad aprire le palpebre, la vista nebulosa però gli procurò un'intensa fitta di nausea allo stomaco.

Sollevò una mano e subito udì un fastidioso sferragliare. I polsi erano pesanti. Troppo. Tentò ancora una volta di mettere a fuoco, anche se questo lo costrinse ad ingoiare un'altra ondata di voltastomaco. Qualcuno doveva aver sostituito le corde con gravosi ceppi di metallo. Quando era accaduto? L'ultima cosa che ricordava era l'uomo grasso che borbottava contro di lui, la sua faccia rossa e... Mirza in lacrime. Lo avevano spintonato fuori e poi nulla. Vuoto totale. Non rammentava altro. Lo avevano colpito tanto forte da farlo svenire?

Halil. Il pensiero corse immediatamente anche al bambino. Era con lui quando lo avevano scortato all'esterno dell'edificio. Ora dov'era?

Si guardò attorno. C'era una fitta penombra. Che fosse già sera? Eppure riusciva a sentire ancora il cinguettio degli uccelli. Da qualche parte dovevano esserci anche delle galline poiché le udiva chiocciare.
Devo essere rinchiuso in qualche bugigattolo. Forse si trovava in un seminterrato o in una cella. Scandagliò la stanza tentando di trovare qualche indizio. Da una finestra sbarrata penetrava un esile barlume; le ante erano state bloccate da pesanti assi di legno affinché i raggi del sole non potessero insinuarsi all'interno.
C'era odore di mandorle, uvetta e melanzane.
A tentoni avanzò le mani nell'oscurità, incontrando quello che doveva essere un cesto di vimini. Vi affondò le dita dentro. Conteneva semi.
Iskander se ne portò un paio al naso.
Arachidi.
Sono in una dispensa?

All'improvviso udì il "click" di una serratura che veniva aperta. Si voltò di scatto verso quel rumore. Il cono di luce che si aprì davanti a lui all'inizio lo accecò.

« Iskander... »

Con una mano a pararsi gli occhi, intravide una sagoma snella e piccola comparire oltre lo stipite della porta:
« Halil? »

« Sì, sono io. Sono venuto a chiamarti per la cena. »

« Dove siamo? Perché ero rinchiuso? E cosa sono queste catene? » sollevò i polsi e avanzò di qualche passo.

« Quando i soldati ti hanno colpito sei svenuto, e così hanno approfittato della tua incoscienza per portarci qui, dalla famiglia che deve ospitarci. Mustafà ha pensato che potessi essere troppo ribelle, perciò ha sostituito le corde con quelle. » indicò i graziosi bracciali di ferro che Iskander portava addosso.

« Mustafà? »

« Il patriarca della famiglia Çelik. »

« Quindi è stata sua l'idea di mettermi queste catene ai polsi? Proprio un tipo affabile. »

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 08, 2024 ⏰

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Circassian - L'amante del sultanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora