𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏

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𝑺𝒆 𝒊𝒍 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒗𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒆 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒕𝒆 𝒖𝒏𝒂 ⭐️

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" 𝐃𝐞𝐦𝐨𝐧𝐬 𝐚𝐥𝐥 𝐚𝐫𝐨𝐮𝐧𝐝 𝐦𝐞, 𝐢 𝐜𝐚𝐧'𝐭 𝐛𝐞𝐚𝐭'𝐞𝐦 𝐚𝐥𝐥 𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞, 𝒕𝒉𝒊𝒏𝒌𝒊𝒏'𝒃𝒐𝒖𝒕 𝒚𝒐𝒖, 𝒕𝒉𝒊𝒏𝒌𝒊𝒏'𝒃𝒐𝒖𝒕 𝒚𝒐𝒖, 𝐀𝐝𝐝 𝐢𝐭 𝐭𝐨 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐭𝐡𝐨𝐮𝐠𝐡𝐭𝐬.
𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐭𝐡𝐨𝐮𝐠𝐡𝐭𝐬, 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐬𝐭𝐚𝐫𝐭 𝐭𝐨 𝐝𝐫𝐨𝐰𝐧 𝐦𝐞,
𝐋𝐨𝐫𝐝, 𝐝𝐨𝐧'𝐭 𝐥𝐞𝐚𝐯𝐞 𝐦𝐞 𝐚𝐥𝐥 𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 "

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Vicki

Mi sveglio, il peso del sonno mi abbandona lentamente mentre la luce filtra dalle fessure delle tende scure. Per un attimo, credo di essere finalmente riuscita a dormire senza incubi, come se la notte precedente avesse seppellito le mie ansie. Sento il morbido lenzuolo nero sulla pelle, il silenzio attorno a me è quasi palpabile. Guardo intorno e, un attimo dopo, mi fermo. C'è qualcosa di importante che manca.

Atlas non è qui.

Il pensiero mi colpisce come un tuono, e mi giro a cercarlo, sperando che si manifesti dal nulla. Ma l'unico segno della sua presenza è l'assenza, e una domanda affiorano nella mia mente: sarà andato a dormire nella camera degli ospiti? O forse si è svegliato prima di me? La mia mente si agita nel labirinto delle ipotesi, mentre una sensazione di inquietudine si fa strada nel mio stomaco.

Perché mi importa così tanto?

Scruto la camera, le sue pareti nere assorbono la luce, rendendo tutto più cupo e misterioso. Il letto matrimoniale, con le sue lenzuola scure, sembra creare un'atmosfera triste. Sento un brivido, poi distolgo lo sguardo per osservare la grande scrivania di legno, ingombra di vestiti abbandonati, sopra una sedia da gaming. Il disordine mi fa sorridere; qualcosa di umano in questa casa da ricconi ordinati.

Mi avvicino alla scrivania e il mio occhio cade su un diario. Un diario, sì, ma non un diario qualsiasi; sembra segreto, con una copertina spessa e usurata. Accanto, ci sono dei temperini distrutti, un segnale del disordine di questo posto. Lo prendo in mano, curiosa, e mentre lo osservo, una piccola verità mi balza alla mente. Sorrido inconsapevolmente e, quasi in un riflesso, richiudo il diario. Leggerlo sarebbe irrispettoso, come se entrassi in una stanza chiusa a chiave dei suoi pensieri. Una piccola parte di Atlas, riposta lì, chiusa a chiave.

Mi ricordo di non aver portato il cambio e un sospiro di frustrazione mi sfugge. La mia mente sperimenta una fugace idea vendicativa. Se Atlas si è allontanato, perché non frugare nel suo armadio? Tiro la porta dell'armadio, ed esploro tra magliette e felpe. Trovo una maglietta blu scura, semplice ma confortevole. La indosso e mi sento un po' come se indossassi uno dei suoi segreti, anche se trasmette solo una parte di lui.

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