IX. Parigi

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Hurt lovers, hurt, hurt lovers, oh
Don't give up, don't, don't give up, no
Take cover
You can't just let it go
We gotta try
We gotta try

Fingere che tutto andasse bene non fu semplice per Matilda, ma si appellò al fatto di non stare bene, riuscendo così a mascherare quel che provava veramente. In aereo, scoprì che non sarebbe stata seduta accanto ad Ignazio, cosa che le suonò un po' strana, ma probabilmente era meglio così. Il siciliano protestò, ma lei lo rassicurò.

-Non fa nulla, davvero. Infondo è questione di poco.- Ci sarebbe voluto meno di due ore, e, nonostante le dispiacesse, non voleva creare casini.

Ignazio tenne il muso mentre prendeva posto accanto a Piero, agganciandosi la cintura; Matilda e Gianluca erano nei posti dietro di loro. Il decollo cominciò poco dopo, una volta terminate le solite informazioni sul volo e le raccomandazioni da parte della hostess. Matilda strinse istintivamente la mano di Gianluca, detestando il momento in cui l'aereo partiva e prendeva quota, creandole quel senso di vuoto allo stomaco. L'abruzzese ricambiò la stretta, facendole un sorriso, cosa che la tranquillizzò.

-Voi non avete fame?- chiese Gianluca, dopo circa mezz'ora dal decollo, sporgendosi in avanti per parlare con Ignazio e Piero.

Piero rise, mentre Ignazio non rispose: nelle orecchie aveva le cuffie, quindi poteva darsi che non avesse sentito o, forse, non aveva voluto rispondere. Matilda non lo avrebbe mai fatto permaloso, ma, evidentemente, era un lato di lui che non conosceva e che, in realtà, li accumunava.

-Gianlu', sei una cosa impossibile. Vorrei sapere dove lo metti tutto quello che mangi.-

-Sono bravo a mantenermi in forma- ribatté lui, facendo l'occhiolino a Piero.

Matilda li osservava di sottecchi, il viso nascosto dietro il libro che stava leggendo, sorridendo fra sé e sé.

-Matilda, che hai da sogghignare?- domandò Piero, notando il suo sguardo.

Lei fece spallucce. -Niente. Mi ha fatto ridere una cosa che ho letto- rispose, innocente.

-Magari dovresti dirla ad Ignazio. Almeno la smetterebbe di fare l'orso burbero- replicò Piero, dando un pizzicotto al compaesano.

-Lasciami stare Piero.- Ignazio non era dell'umore, si sentiva dal tono di voce.

Matilda allungò una mano verso di lui, sfiorandogli la spalla attraverso lo spazio dei sedili e lui, sebbene all'inizio fosse rigido, si rilassò un po'. Il resto del viaggio non portò altre discussioni, salvo il fatto che Gianluca si addormentò sulla spalla di Matilda, cosa che sembrò poco gradita ad Ignazio, mentre Piero assunse un'espressione strana. Matilda non ci vedeva nulla di male, perché il rapporto con Gianluca non aveva niente di malizioso, era pura amicizia.

Whatever comes
It's not the end
We gotta fight
And take a stand

Parigi era una città che Matilda non aveva mai visitato, ma che si trovava nella liste delle sue mete preferite, perciò era contenta che la prima tappa fosse lì. Quando scesero dall'aereo ci furono alcune fan che chiesero foto e autografi, ma i ragazzi se la sbrigarono abbastanza velocemente, pur dimostrando cordialità e gentilezza, nonostante la stanchezza. Matilda rimase nelle retrovie, un po' timorosa su come comportarsi. Il biglietto le pesava in tasca come un macigno. Sentiva che qualcuno la stava spiando, che controllavano le sue mosse, altrimenti come avrebbe fatto quel messaggio a finire nel suo zaino? Doveva essere cauta, forse anche mostrarsi più fredda nei confronti di Ignazio? Questo era un compito difficile, ma se avessero fatto del male anche a lui?

Hurt lovers, hurt, hurt lovers, oh
Don't give up, don't, don't give up, no
Take cover
You can't just let it go
We gotta try
We gotta try

Felt like I was seventeen again Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora