Cinque anni.
Cinque anni in cui ho sputato sangue per essere allo stesso livello degli altri. È difficile entrare nel campo scientifico, quando hai fatto biologia, chimica e fisica solo un anno, all'inizio delle superiori. Ho dovuto recuperare tutto.
Cinque anni in cui è cambiato tutto.Ripenso agli anni della mia "fissa idiota" (così la chiamo sempre), mentre mi guardo allo specchio. Non avrei mai immaginato di tagliarli così corti, eppure eccomi qua, a sfoggiarli con fierezza.
Altro che glow up, l'importante è sentirsi bene dentro. Chissene frega, degli altri. La vita è la mia, e non ho più intenzione di perdere tempo a pensare a questo.
Ho visto il film che mi aveva regalato Dario quella volta, al parco. Non so se fosse una presa in giro (bonaria, ovviamente), ma un po' mi ci sono rivista. Ho passato troppo tempo a vedere le croci sulle facce delle persone accanto a me. Con il tempo ho imparato a farne cadere più di una.Passo la scopa per l'ultima volta, le valigie le ha già prese mio padre e le ha messe in macchina. Mi rifaccio un giro del posto che è stato la mia casa, negli ultimi anni, in caso mi fossi scordata qualcosa. Per fortuna sembra che ho preso tutto.
Finalmente, si torna a casa; anche se non prima di un giretto turistico.
Pisa è una città bellissima.
La prima volta che mi ha affascinato, ero in seconda media, ci eravamo andati in campo scuola. Posti stupendi, clima tiepido (tranne la sera, che si congelava) e gente simpatica. Anche se, onestamente, la loro cadenza non la sopporto ancora adesso, ma questi sono dettagli irrilevanti.
Ho trasformato gli ultimi avanzi che c'erano nel frigorifero in un pranzo da portarci dietro, così da non dover perdere tempo per cercare un ristorante, e adesso stiamo mangiando, seduti sul prato di Piazza del Duomo. Appena riesco, scrivo a Dario se ancora sta aspettando (che, detta così, sembra che stia ancora lì, davanti al laghetto del parco dove siamo usciti il giorno del mio esame orale), e che quella sera sarei tornata a casa.
Poi torno a godermi il pomeriggio con la mia famiglia.✣✣✣
«Come è andato il viaggio?» mi chiede, appena arrivata. Mi stritola in un enorme abbraccio.
«È la prima cosa che mi chiedi?» gli rispondo, scherzando. Entrambi sorridiamo come dei ragazzini. Mi sa che non avrà il tempo di rispondere alla mia domanda, facendone un'altra, che lo bacio.
Insomma, lo stavamo aspettando entrambi, no?
L'avevo detto io, che le uscite (anche quelle di scena per cinque anni) mi facevano uno strano effetto.
Forse non avrei dovuto farlo; devo averlo stupito, perché ha sempre la stessa faccia da ebete, nonostante siano passati cinque anni.
«Come il buon vino, eh? Più passa il tempo, più ti fai bella»
Forse sono arrossita.
Ma giusto forse, eh.
Gli tiro un pugnetto sulla spalla, mentre gli dico, scherzando, che invece di fare il maestro, dovrebbe pensare ad una possibile carriera nella poesia.
«E adesso, io andrei volentieri da tutti i coglioni che ti hanno fatto del male e gli direi: "guarda come sono felice, e guarda quando me ne frega del tuo parere!"»Cavolo, se ha ragione.
Andrei proprio lì, a fargli vedere come sono cambiata. E a rendergli la moneta, probabilmente.
Non riesco proprio a smettere di sorridere, oggi.
E forse è anche giusto così. Anche senza forse."I would never fall in love again until I found her"
I said, "I would never fall unless it's you I fall into"
I was lost within the darkness, but then I found her
I found you
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Easy on my Eyes
RomancePuò un semplice taglio di capelli diventare una vera e propria malattia? Può una persona farsi tutti questi problemi per una cosa del genere, pensando che tutti ora la prenderanno in giro? Non potrà mai essere completamente così, vero...? ♫ Easy on...