|7-ancora vivo

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Ho baciato Marco. E se solo qualche giorno fa avessi detto una cosa del genere sarei scoppiato a ridere. Invece ora mi viene solo da piangere. A quale costo ho assaporato le sue labbra carnose? A quale costo ho sentito i nostri respiri confondersi?
Al costo di non smettere di pensarci. Forse, infondo, non avrei voluto conoscere la dolcezza e al contempo l'avidità dei suoi baci, ora sono costretto a mettere quel ricordo in loop, senza la possibilità di riviverlo.

Le sue mani mi accarezzano la schiena mentre i suoi occhi vitrei mi scrutano nell'anima. Le sue labbra non si staccano dalle mie, non riusciamo a lasciarci andare. Avevo fantasticato tante volte su come sarebbe potuto essere questo momento, ma ogni versione non è degna di essere paragonata alla realtà. Ed è proprio quando vorrei strappargli i vestiti di dosso che si allontana da me, puntando lo sguardo spaventato nel vuoto. Lo alza leggermente verso di me, guardandomi come non sapesse più chi sono.
M:"che cazzo stiamo facendo? Nono io non sono così"
Continuava a ripetere parole sconnesse, a fissare il pavimento con occhi terrorizzati, a passarsi freneticamente le mani sui capelli e il viso. Sembrava in preda ad un attacco di panico.
"Marco, è tutto okay, non è successo niente, tranquillo, respira"
Cercavo di avvicinarmi, cautamente, ma ad ogni mio piccolo passo sembrava tremare sempre di più.
L'unica cosa che avrei voluto fare in quel momento era aiutarlo, ma allo stesso tempo era l'unica cosa che non avrei potuto fare. Che cosa avevo combinato? Avevo ridotto Marco in questo stato a causa dei miei stupidi sentimenti? Avevo distrutto la nostra amicizia così? Avevo sprecato la mia occasione di vivere la sua persona.
"Marco, ti prego, calmati"
M:"vai via!"
Urlava in continuazione, l'unica cosa ragionevole da fare era andarmene, ma non avrei potuto lasciarlo solo in balia del panico. Così ho chiamato Andrea, da sempre ho pensato a lui come persona cui affidare Marco quando io non avrei potuto più vegliare su quest'ultimo.
Compongo in fretta il numero, squilla più volte, dopo secondi interminabili mi risponde.
A:"Pietro...dimmi"
"Andrea, ti prego, devi venire da Marco, io non riesco ad aiutarlo"
A:"che succede?"
"Tu vieni, ti prego"
A:"dammi cinque minuti"
Attacca, e io rimango in un angolo a fissare il mostro che sta torturando l'anima del mio amico. È straziante vederlo così, il corpo che trema rannicchiato su di se, il respiro irregolare interrotto dai singhiozzi, le lacrime che cadono incessantemente. Vorrei tanto conoscere le immagini che stanno viaggiando a velocità supersonica all'interno della sua mente, ma non posso fare niente. Non posso fare niente perché tutto questo è colpa mia, sono riuscito a far soffrire la persona che amo.
Quando Andrea arriva non sento neanche il rumore della porta che sbatte ritornando al suo posto.
A:"Pietro, che succede?"
Non ricevendo risposta alcuna, ripete la domanda.
Nonostante il nodo in gola, provo a parlare.
"Noi... noi stavamo parlando, cercavamo di chiarire, e poi lui... lui all'improvviso si è allontanato e ha iniziato a... tremare, e ora sta così"
A:"vai un po' fuori, c'è duccio in macchina, sfogati un po' con lui"
"Andrea, ti prego, aiutalo"
Dico tra le lacrime, supplicandolo.
Mi riserva un breve abbraccio.
A:"non ti preoccupare, ci penso io, tu vai"
Con la vista annebbiata raggiungo il portone, vi voltandomi un'ultima volta verso Marco prima di abbandonare la sua abitazione.
Uscendo fuori vengo accolto dalle braccia di Duccio. Strano eh, sono sempre stato io a proteggerlo dalla cattiveria delle persone, dalle sue paranoie.
D:"Pietro, calmati su, si aggiusta tutto, tranquillo"
Sento la sua mano accarezzare la mia schiena. Mi ritorna in mente il contatto con quella di Marco, avvenuto solo pochi minuti fa, prima che precipitasse tutto.
È proprio vero che gli amici sono la cosa più preziosa che si possa avere. Cos'avrei fatto se non avessi potuto chiamare Andrea? E cos'avrei fatto se non ci fosse stato Duccio a consolarmi?
Ringrazio con lo sguardo il mio amico, che, nonostante la preoccupazione, ha evitato di pormi domande. Stringo le mie braccia attorno al suo esile corpo, e sospiro rumorosamente sulla sua spalla. La calma di questo contatto mi stimola altre lacrime. Ogni mia emozione è accompagnata dalle lacrime, è l'unico modo in cui riesco a esprimere le mie emozioni, a sentirle, a viverle, per quanto brutte o belle siano, per lo meno mi tengono con i piedi saldi a terra, ed ogni volta mi dimostrano che io sono ancora vivo. Sono ancora vivo nonostante siano tante le volte in cui credevo che la mia esistenza sarebbe cessata ben presto. Sono ancora vivo nonostante i motivi per rimanere siano pochi. Sono ancora vivo nonostante ogni giorno mi ripeta di voler morire, di voler porre fine alla mia eterna sofferenza, di voler chiudere gli occhi e non risvegliarmi neanche in una vita ultraterrena, di voler riniziare a segnare la mia pelle.

Questi ricordi sono così vicini da fare troppo male. Vorrei vederlo, sapere come sta, chiedergli scusa, ma invece l'unica certezza che posso avere adesso è che l'ho perso. Ma nonostante tutto mi ripeto guardando il soffitto sfocato dalle lacrime "sono ancora vivo". E forse anche questa è un'altra certezza.

{angolo autrice}
ciaoooo
ne approfitto per ringraziarvi delle 1k letture, non me lo sarei mai aspettata, infondo sono parole scritte di getto, forse senza neanche un senso
vi chiedo immensamente scusa per questa lunga assenza ma la scuola mi occupa tutto il tempo, considerando che arrivo distrutta alla fine della giornata perché la prima sveglia la ho alle 5:00 ;/
COMUNQUE capitolo triste ma necessario
ve lo pubblico il giorno del mio compleanno, faccio il regalo a voi💗
Ps : anche io ogni giorno come Pietro posso ripetermi "sono ancora viva" <3

caph, la mia stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora