1. Calcio d'inizio

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IVY

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IVY

"Sei proprio sicura di voler andare dall'altra parte del mondo a studiare?" la mia migliore amica Emma è sdraiata sul materassino a bordo piscina di fianco a me, abbiamo entrambe i piedi in ammollo, due enormi occhiali da sole che ci coprono metà del viso e un grosso cappello di paglia a tesa larga poggiato sulle nostre teste.

"Il King's collage ha il migliore equipe medico sportivo e in più, anche te studi lì" mi sposto gli occhiali per osservarla meglio, la vedo sporgersi di lato e afferrare il suo drink giallo con l'ombrellino e tirare su dalla cannuccia attorcigliata, una quantità di liquido infinito.

"Lo so Iv" appoggia il bicchiere e si volta anche lei per guardarmi meglio "ma tu sei così a tuo agio qua in Australia, ami il mare, ti piace surfare e vai d'accordo con ogni tipo di animale. Londra è completamente l'opposto, fa freddo tutto l'anno, piove quasi tutti i giorni e non c'è il mare che c'è qui a Cable Beach"

Io ed Emma ci conosciamo da quando avevamo 6 anni. Ci siamo incontrate il primo giorno di scuola, eravamo vicine di banco, e nonostante l'estrema diversità dei nostri caratteri, ci siamo da subito capite a vicenda.

L'anno scorso lei si è trasferita in Inghilterra per studiare, mentre io dopo la morte di mamma ho perso un anno.

Ma adesso sono pronta a riprendere in mano la mia vita, lasciarmi il passato alle spalle e scappare da mio padre.

"Iv" mi richiama, notando che mi ero nuovamente lasciata trasportare via dai miei pensieri

"Mh" mugolo ritornando con i piedi per terra, non in senso letterario dato che i miei piedi si trovano ancora dentro l'acqua tiepida della piscina.

"Non fraintendermi, sono davvero contenta che tu venga con me a Londra. Voglio solo assicurarmi che sia la scelta migliore per te" la voce di Emma è soffice e delicata, mi accarezza una gamba con la mano e mi sorride calorosamente.

Lei è sempre stata così, buona e premurosa, la più responsabile delle due.

Non che io fossi un macello, ho sempre la testa sulle spalle, ma ecco, diciamo che essere la figlia di un uomo come mio padre, ha i suoi svantaggi.

"Non preoccuparti Em, andrà tutto bene" le sorrido e mi rimetto comoda sopra il mio materassino, sono le ultime ore di sole che posso prendere, prima di addentrarmi nella città più piovosa d'Europa.

So per certo, che la mia Cable Beach mi sarebbe mancata. La sua sabbia calda e morbida, che ti solletica i piedi ogni volta che cammini, l'acqua cristallina e le onde alte 3 metri che si sposano a meraviglia con la mia tavola da surf.

Ma dall'altra parte, i ricordi tormentati, che mi appaiono alla mente ogni volta che mi aggiro per la città, non mi mancheranno affatto.

Broome è una piccola cittadina costiera nel nord-ovest dell'Australia, che negli anni ha perso ogni tipo di valore per me. Ci siamo trasferiti qua per il lavoro di mio padre quando io avevo soltanto 3 anni, all'inizio sembrava la città incantata, sempre calda e soleggiata, con gli animali che camminano liberi per strada, la temperatura perfetta tutto l'anno, che ti colora la pelle, lasciandoti addosso il profumo di sole e salsedine.

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