Achille uscì di casa e si chiuse la porta dietro. Il fratello, Enea, sarebbe arrivato a momenti, e con lo stato in cui era Ulisse (e, a giudicare dai rumori, con il ragazzo che aveva nel letto,) non voleva restare ad aspettare che arrivasse. Aveva scritto a Fiammetta un paio di minuti fa, ma la ragazza non aveva ancora risposto.
Chiuse il cancello e iniziò a passeggiare per le strade del quartiere. Era presto per la sua solita camminata di mezzanotte, ma aveva bisogno di aria fresca. Non incontrò nessuno per i primi venti secondi; poi si scontrò con una ragazza dai capelli biondi, bassina, con una polaroid al collo. «Scusa.» si dissero in coro. Si fissarono, per un secondo. Poi per due.
Elisabetta aveva già deciso che doveva fotografarlo. Aveva quel tipo di viso che non potevi dimenticare, con gli occhi penetranti e i capelli leggermente spettinati. «Sono Elisabetta.» disse, porgendogli la mano e sorridendo. «Achille.» rispose lui, stringendo la sua mano, però non sorrise.
«Come l'eroe?» domandò lei. «Sì.» ribatté il ragazzo. Parlare con le persone non era proprio il suo forte; e non si sarebbe di certo aspettato di trovarsi davanti casa una ragazza mai vista prima. Per non parlare che era già stanco, Ulisse aveva deciso di dare un suo altro festino proprio la stessa sera, ma era finito particolarmente presto perché la polizia era nei d'intorni.
«Carino.» la ragazza sorrise di nuovo, e ad Achille stava già tornando il mal di testa. «Come mai fuori a quest'ora?» Elisabetta domandò. «Volevo passeggiare. Tu?» «Volevo fare delle foto al molo.» il ragazzo sbattè le palpebre tre volte precisamente. «Al molo? Come mai proprio lì?»
Non era sicuro del perché stesse facendo conversazione con Elisabetta. almeno non doveva restare ad ascoltare Ulisse che tirava strisce sul petto di qualche ragazzo. «Il mare mi piace. E il tramonto lascia una luce perfetta, non trovi.» «Immagino. Non sono molto artistico?»
«No? Invece lo sembri. Tipo poeta, sai?»
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Di nuovo a scrivere. Pensò la guardia. Stavolta Elise Mortmain era stesa a pancia in giù, e dondolava le gambe in aria e sorrideva poco. La guardia alzò lo sguardo sulla parete dietro di lei. No, non stava scrivendo. Disegnava. Sulla parete era già appeso un altro disegno, una famiglia di sei persone, ma due teste erano segnate di rosso, con una grossa X, e due erano circondate di cuori. E poi un punto interrogativo sul omino stilizzato più basso.
Che problemi aveva quella ragazza muta?
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«Siete a conoscenza che quello che state facendo è illegale?» Domandò Enea, sullo stipite della porta del bar 'Il Grave', fissava i due ragazzi che si erano entrati nel bar chiuso.
Almeno, era chiuso, finché Samu non aveva scassinato il lucchetto che chiudeva la porta e poi la serratura della porta.
«Ma vaffanculo.» rispose Samu, affondando nel buio. Fiammetta tastò la parete con la mano destra e trovò l'interruttore. La luce si accese immediatamente. Il bar era morto. «La porta è aperta.» osservò Fiammetta, indicando la porta di ferro dietro il bancone.
«Assumo non dovrebbe?» Domandò Enea, appoggiando la ventiquattrore su uno dei tavoli -su cui era ancora sparsa un po' di polverina bianca, forse zucchero, forse no- e si avvicinò al bancone. «Affatto; quella porta alla casa delle Mortmain. e da quello che vedo, è vuota.» «Come fai ad esserne sicuro, Samu?» «Credi non ci avrebbero sentiti? Non stiamo nemmeno sussurrando.»
Enea si abbassò dietro il bancone. «Credo che questo vi interessi.» disse, poi prese un cesto pieno di buste da dietro il bancone e lo appoggiò sull'isola. Erano tutte buste marroni, con una raffinata scrittura sopra.
«Cos'è?» chiese Fiammetta, mentre Samu si avvicinava e pescava una delle buste tra la massa.
«Qui c'è il tuo nome.» rispose il ragazzo. «E qui il tuo, immagino, visto che c'è scritto Samu. E qui quello di mio fratello Ulisse, guarda un po'.» continuò Enea, sfilando altri due pacchetti. Fiammetta ne prese a sua volta altri. «Nicola Alesci. Andrea Greco.» «Sarah Durard e Maddalena Forlini. Chi chiama la propria figlia Maddalena?» domandò Samu.
Li tirarono fuori uno ad uno, e iniziarono a leggere i vari nomi.
«Clara Perricciolo.» «Elias Arcuri.» «Santiago Volpe.» «Andrea Mancini.» «Federico Rossi.» «Achille Piovasco.» «Riley Greco.» «Diana Amoruso.» «Andrea Ascari.» «Elisabetta Alesci.» «Andrea Silvestrini.»
Poi una notifica, proveniente da tutti e tre i telefoni, catturò la loro attenzione.
SPAZIO AUTHOR
Quindi... ehy guys!!! capitolo un po' cortino, ma c'è da prepararsi.
Domanda del giorno (sarà una cosa normale da ora in poi:D)Qual'è una cosa che i vostri OC vogliono ma non possono avere? Solo oggetti materiali, grazie!!
-La mela silente.
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Il Grave | storia ad OC
Mystery / Thriller(Iscrizioni chiuse. Primo capitolo fuori.) Il Grave è il bar trasandato e sporco dove si riuniscono I ragazzi. Tutti, nessuno escluso, perché al Grave puoi fare di tutto e nessuno ti dica mai niente. Puoi ballare, drogarti, fare karaoke, ubriacarti...