Capitolo 5

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Santiago aprì la porta lentamente, entrando nell'appartamento. Era pulito, minimalista e ordinato. Le pareti erano color crema e il pavimento di mattonelle beige.

Enea entrò per secondo, ispezionando la stanza con un occhio attento, che cadde su un dipinto appoggiato ad un cavalletto. «Sono le Mortmain?» domandò, indicando le due ragazze soggetti del quadro.

«Sì. E quello biondo è il padre.» aggiunse Samu. Aveva chiesto a Joseph perché aveva esposto il quadro non ancora finito dietro il bancone solo la settimana prima, e lei aveva risposto "Perché è solo grazie a lui, se questo posto esiste."

Fiammetta appoggiò Ragione e Sentimento sul tavolo di legno. «Questo posto sembra infestato.» 

«Non me ne sorprenderei, sinceramente. Le Mortmain erano a dir poco strane.» 

Enea restò a fissare le ragazze del dipinto. «è come se le avessi già viste.» Disse, stranito. «Fanno questo effetto a tutti. è come se fossero, tipo, un cugino che non vedi da tempo.» rispose Santiago, aprendo la porta-finestra che dava sul terrazzo. C'erano ancora i vestiti stesi fuori, e il tavolo era apparecchiato per quattro.

«Per quattro?» domandò Santiago, e Fiammetta si girò. «Cosa?» «La tavola è apparecchiata per quattro.»

«C'è qualcosa su quel piatto.» Samu si sporse per vedere. «Sembrano spaghetti al pomodoro, da qui.»

Un forte rumore, proveniente dalla camera di Elise, fece girare tutti e quattro. «C'è nessuno?!» urlò Enea, affacciandosi verso il corridoio.

- - -

«Non ci credo, piccola. La prigione, veramente? Pensavo fossi più scaltra.» Luca rise, appoggiato al muro. «Ma stai tranquilla. Ti tirerò fuori, Elise.»

La ragazza sorrise. «Lo so che lo farai.»

- - -

Chiara sedeva a gambe incrociate sulla panchina della polizia. L'avevano beccata a vandalizzare un muro e uno stronzo l'aveva portata lì. Vicino a lei c'era un ragazzo biondo che, apparentemente stava, a sua volta, vandalizzando.

«Io sono Chiara.» sorrise, muovendo la testa all'indietro. Lui la fissò. «Andrea.» 

«Veramente? Sai, anche il mio ragazzo si chiama così! Lo amo veramente tanto, è così carino! E poi-» 

«Ragazzina, fammi un favore e stai zitta, vuoi?» sbottò il poliziotto che stava controllando entrambi. «Mi dai sui nervi. Cuciti la bocca.»

«Ehy, ma mica mi può parlare così! Brutto str-» si incazzò la ragazza, ma il telefono dell'uomo la fermò dal continuare la frase. Lui accettò la chiamata e si portò il telefono all'orecchio. «Pronto?»

- - -

Diana aveva le braccia incrociate e fissava i tre ragazzi che erano seduti per terra a fumare, proprio davanti al suo appartamento. «Che problemi avete?! Qui ci vivono le persone.» gli urlò.

«Scusa, ma sei te quella che è arrivata a mille da dietro l'angolo.» le rispose Federico «Poteva anche esserci un serial killer qua dietro.» aggiunse Charlie. Diana sbuffò. «Cristo, siete proprio idioti!»  

Ting!

Lo schermo del cellulare di Clara si accese dopo l'arrivo della notifica che, collettivamente, era arrivata a tutti e quattro.

+44 444 444 4444 ti ha mandato 2 foto. Clicca per vedere. 

La bionda sbloccò il cellulare e aprì WhatsApp. 

Cliccò sulla prima foto.

Era una parete di cartongesso color crema, con un numero rosso su di essa. 44, c'era scritto. 

Con sangue e denti.



SPAZIO AUTRICE!!!

UHM HELLOOOOOO

Vi è piaciuto il capitolo?? lasciate una stellina pls!! e tanti commentini!! vi voglio bene guys:3

- melina

Il Grave | storia ad OCWhere stories live. Discover now