Caffè

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Avete presente quella sensazione che si prova il giorno dopo una serata intensa? Quando ti svegli e hai bisogno di qualche istante per riconnetterti con il mondo, per ricordare dove sei, cosa è successo la notte prima? È come se il tuo cervello fosse ancora immerso in una nebbiolina, un torpore che ti obbliga a fare una sorta di inventario mentale di tutto ciò che è accaduto. E mentre ci provi, ti domandi come certi momenti possano davvero essere successi. Se ci pensate, è una sensazione piuttosto comune, vero?

Ecco, questo era quello che stava provando Manuel quella mattina.
Si era svegliato troppo presto per colpa del sole che gli colpiva il volto senza pietà, non avendo chiuso le tapparelle la sera prima, talmente la stanchezza.
Da una parte, un po' incredulo e confuso, con la mente ancora piena di tutto ciò che era successo poche ore prima, si era buttato sul letto, senza preoccuparsi di nient'altro che non fosse il suo bisogno di dormire.
Il sole, però, lo aveva svegliato, costringendolo ad aprire gli occhi e a confrontarsi con la realtà di quella nuova giornata.

Manuel restò lì, fermo, con lo sguardo rivolto al soffitto, cercando di fare un break up generale della serata. I ricordi arrivavano lentamente, uno dopo l'altro, come se emergessero a fatica da una coltre di nebbia.
La serata non era stata delle migliori, e il motivo era chiaro: Simone.

All'inizio, c'era stato quel lungo silenzio. Un silenzio quasi innaturale, carico di tensione. Simone sembrava ignorarlo completamente, come se Manuel non fosse nemmeno seduto a quel tavolo, come se fosse diventato invisibile. Ogni tanto, lanciava qualche sguardo al gruppo, ma mai direttamente a Manuel. Sembrava quasi voler evitare di riconoscere la sua presenza, e questo rendeva l'atmosfera ancora più pesante.
Poi, però, erano arrivati quei momenti in cui Simone non poteva più ignorarlo, e allora le frecciatine non erano mancate.
Battute pungenti, a volte sottili, altre volte più dirette, che sembravano colpire sempre nel punto giusto. Manuel le aveva incassate senza dire nulla, ma ogni parola gli lasciava addosso un senso di disagio, come se Simone volesse dimostrare qualcosa, come se ogni battuta fosse una dichiarazione non detta.

La serata, tra alti e bassi, era andata avanti così, con quel tira e molla emotivo tra loro due. E poi, per concludere tutto in bellezza, Simone si era alzato di colpo, annunciando che c'era un ragazzo ad aspettarlo fuori. Senza troppe spiegazioni, se n'era andato, lasciando Manuel e gli altri a guardarsi perplessi. Non era il comportamento che ci si sarebbe aspettato dal vecchio Simone, almeno non dal Simone che Manuel ricordava.

Ma la cosa che più lo aveva colpito era stata l'indifferenza con cui Simone aveva lasciato il gruppo. Quell'indifferenza che, in qualche modo, aveva ferito Manuel più di qualsiasi battuta o frecciatina. Simone non sembrava più quello di un tempo, o forse lo era ancora, ma in una versione che Manuel non riusciva a riconoscere. E quel ragazzo che lo aspettava fuori? Chi era? Cosa significava tutto questo?

Mentre Manuel ripensava a questi momenti, cercando di dare un senso alla serata, il fastidio del sole sul viso gli ricordava che era ora di alzarsi.

Con un gesto lento, lasciò il materasso morbido, si stropicciò gli occhi e si voltò verso lo specchio che stava di fronte al suo letto.
L'immagine che questo gli restituiva non era certo delle migliori.I capelli scompigliati, la pelle tirata dal sonno e dal peso del viaggio da cui ancora non si era ripreso, per non parlare delle occhiaie profonde e scure che gli facevano sembrare il viso ancora più scavato.
Si guardò meglio, inclinando leggermente la testa, e non poté fare a meno di pensare che aveva davvero bisogno di un caffè. *Un caffè e una doccia, magari, ma iniziamo dal caffè*, pensò, mentre si allontanava dallo specchio con una smorfia di disapprovazione per il proprio aspetto.

Scese le scale in silenzio, cercando di fare meno rumore possibile. Non voleva svegliare nessuno. La casa era ancora immersa nella quiete mattutina, e Manuel era sinceramente sollevato da questo. Non aveva alcuna voglia di incrociare qualcuno, e tanto meno Simone. Non era pronto per quell'incontro, non dopo la serata precedente.
In quel momento, quella casa, sembrava improvvisamente troppo stretta, quasi soffocante, sapendo che sotto lo stesso tetto c'era Simone.
Manuel aveva sperato che Simone uscisse presto quella mattina, o che, meglio ancora, rimanesse in camera sua fino a tarda ora. Le possibilità di imbattersi in lui erano ridotte, ma non inesistenti, e questa consapevolezza lo metteva a disagio.

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