L'essere umano ha sempre avuto una tendenza profonda alla fuga, un istinto quasi ancestrale che affonda le sue radici nel bisogno di sopravvivere, di proteggersi. Fuggire dalle situazioni che ci mettono a disagio, dalle persone che ci mettono di fronte a ciò che non vogliamo vedere, e soprattutto, fuggire da noi stessi. È facile scappare, molto più semplice che restare a fronteggiare le proprie paure, i propri errori, o peggio, i propri sentimenti. Eppure, nella fuga, non c'è mai vera liberazione. Più ti allontani, più ciò da cui scappi ti rincorre, insinuandosi nei pensieri, rendendosi presente in ogni istante, fino a farti sentire prigioniero del tuo stesso riflesso.Manuel conosceva bene questa tendenza. Era la sua strategia da sempre, il suo modo di proteggersi. La fuga era diventata il suo riflesso automatico, come un meccanismo difensivo ormai radicato in lui. Quella sera, davanti al ristorante, quando Simone gli aveva gridato addosso la verità che lui si era sempre rifiutato di vedere, la sua prima reazione era stata, ancora una volta, quella di fuggire. "Sei tu quello che non riesce a essere onesto con sé stesso" Simone gli aveva urlato. Quella frase era come una lama che gli si era piantata nel cuore. Non aveva risposto, non ne era stato capace. Le parole di Simone erano troppo vere, troppo dolorose. E così, senza neppure pensarci, Manuel si era girato e se n'era andato.
Aveva passato il resto della sera vagando per Roma, perdendosi nelle sue strade illuminate dai lampioni, attraversando vicoli che sembravano stretti tanto quanto il nodo che sentiva in gola. Le parole di Simone continuavano a rimbombargli nella testa, senza tregua. Ogni passo sembrava allontanarlo dal ristorante, ma non da quello che si era detto. E più camminava, più sentiva la pressione crescere dentro di lui. Non c'era un posto dove potesse andare per sfuggire a ciò che aveva appena realizzato: Simone aveva ragione.
Non era nemmeno sicuro di dove stesse andando. Le ore passavano, e Roma, che di solito lo faceva sentire vivo, quella notte sembrava solo amplificare il suo vuoto interiore. I rumori della città, il traffico, la vita che scorreva intorno a lui... tutto sembrava distante, come se lui fosse in una bolla, separato dal resto del mondo. Più di una volta aveva sentito il cellulare vibrare in tasca. Sapeva che probabilmente erano messaggi di Simone o degli altri, preoccupati, ma non voleva rispondere. Non poteva. Cosa avrebbe dovuto dire? Che Simone aveva ragione? Che stava fuggendo, come sempre, perché non sapeva come affrontare ciò che stava provando?
E così aveva continuato a camminare. Aveva camminato fino a quando le sue gambe avevano iniziato a farsi pesanti, fino a quando la notte era ormai avanzata, e il freddo lo aveva costretto a stringersi nella sua giacca. Non sapeva neppure quanto tempo fosse passato, ma a un certo punto si era ritrovato davanti al palazzo di Chicca, come se il suo corpo avesse scelto per lui dove fermarsi. Si era seduto sotto il portone, esausto. Non aveva il coraggio di suonare il campanello. Non aveva nemmeno il coraggio di chiamarla.
Mentre aspettava, senza nemmeno sapere cosa stesse aspettando, sentì il cellulare vibrare di nuovo. Questa volta lo guardò. Era un messaggio di Chicca. " Sei un coglione! Ma dove cazzo sei finito? Mi stai facendo preoccupare." Manuel sospirò e, dopo un attimo di esitazione, rispose: "Sono qui sotto." Non passò molto prima che Chicca apparisse davanti a lui. Si fermò a guardarlo, sorpresa e forse un po' arrabbiata, ma non disse nulla. Aprì semplicemente il portone, facendogli cenno di entrare. E Manuel, senza dire una parola, la seguì.
Da quel momento, si era praticamente rifugiato a casa sua. Chicca non gli aveva chiesto nulla la prima notte, né la seconda. Gli aveva solo dato spazio, lasciandogli il tempo di elaborare. Ma ogni giorno che passava, Manuel sentiva il peso della sua fuga crescere. Si sentiva intrappolato in quel limbo, incapace di tornare indietro ma altrettanto incapace di andare avanti. Non aveva parlato con Simone, non aveva fatto alcun tentativo di risolvere la situazione. Anzi, cercava di non pensarci, di soffocare tutto ciò che provava. Ma era inutile. Più cercava di ignorare, più la verità si faceva strada.
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Sehnsucht
FanfictionLa vita non è altro che una serie di storie che iniziano e finisco e che spesso si intrecciano; noi esseri umani, siamo bravissimi a raccontarle agli altri e a noi stessi, tanto d'averci consentito d'esser quello che oggi siamo. Molti si chiedono a...