Solo loro due

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I giorni dopo la lite con Manuel erano stati un incubo per Simone, giorni pesanti, pieni di ansia e incertezza. Da quella sera, tutto era cambiato. Manuel era scomparso, sparito nel nulla senza una parola, e con lui se n'era andata una parte della sua tranquillità, lasciando solo il vuoto.
La scena si ripeteva nitida nella sua mente.

Dopo che si erano scontrati fuori dal ristorante, Simone era rientrato dentro, cercando di mantenere la calma, di fingere che nulla fosse successo. Si era seduto al tavolo con gli altri, cercando di sorridere, di fare conversazione, ma era stato chiaro a tutti che qualcosa non andava. Gli amici avevano notato subito l'assenza del riccio e lo sguardo inquieto di Simone, il modo in cui si muoveva nervosamente sulla sedia, gli occhi che andavano continuamente verso la porta d'ingresso, sperando che Manuel rientrasse.
Ma più il tempo passava, più l'ansia cresceva. Il bicchiere di vino davanti a lui rimaneva intatto e la conversazione intorno a lui diventava un rumore di fondo, una melodia sbiadita in confronto al tumulto che provava dentro.
A un certo punto, non ce l'aveva fatta più. Si era alzato di scatto, lasciando tutti interdetti, e aveva iniziato a chiedere dove fosse Manuel. Nessuno sapeva rispondere. Erano tutti sorpresi, ma per Simone era una preoccupazione che rasentava il panico. Manuel non era tipo da sparire senza dire nulla, o almeno non così.
La cosa lo consumava, lo divorava dall'interno, perché prima di ogni cosa era il suo migliore amico, la persona su cui contava di più, e non avere sue notizie, non sapere dove fosse o cosa stesse facendo, lo faceva impazzire.

Gli aveva mandato un messaggio dietro l'altro, aveva provato a chiamarlo più volte, ma il telefono squillava a vuoto, le notifiche restavano senza risposta facendo entrare Simone in modalità allarme, immaginando gli scenari più terribili. Era nervoso, agitato, non riusciva a stare fermo. Camminava avanti e indietro per il locale, cercando di non mostrare troppo il suo stato d'animo agli altri, ma dentro era in pezzi. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che aveva detto fuori dal ristorante, a quelle parole dure che gli aveva vomitato addosso senza pensare alle conseguenze.

L'ansia era stata alleviata solo ore dopo, quando aveva finalmente ricevuto un messaggio da Chicca. Lei gli aveva scritto brevemente, dicendogli che Manuel era da lei, che era sano e salvo. Una parte di lui si era sentita sollevata, ma l'altra continuava a bruciare. Manuel non gli aveva risposto, non aveva voluto parlargli direttamente, e questo lo faceva stare male. Aveva continuato a provare a contattarlo nei giorni seguenti, ma ogni messaggio, ogni chiamata cadeva nel vuoto.

L'assenza del ragazzo era una ferita che bruciava ancora più profondamente proprio perché si era ormai riabituato alla sua presenza costante. Dopo il ritorno di Manuel da Torino, il loro rapporto si era riallineato su nuovi binari, forse più maturi, ma ancora intrinsecamente legati a quella complicità che avevano sempre condiviso. Il periodo di separazione aveva rafforzato in Simone una consapevolezza: Manuel era una parte imprescindibile della sua vita.
Quando era tornato, si era ritrovato nuovamente a fare affidamento sulla sua presenza, ad apprezzare quella vicinanza che, nel corso del tempo, era diventata quasi una necessità quotidiana. Ed era proprio questo che rendeva la sua assenza ora ancora più insopportabile, ancora più pesante. La casa sembrava vuota, le giornate prive di una dimensione che solo Manuel riusciva a riempire.

In quei giorni, Simone era diventato intrattabile. Era come se il suo nervosismo fosse una corrente sotterranea che esplodeva in superficie con la minima provocazione. Ogni piccola cosa lo irritava: un messaggio di troppo, una parola fuori posto, anche solo il suono della televisione accesa o l'odore del caffè bruciato. La tensione si rifletteva in ogni sua azione, anche nel modo in cui si muoveva per la casa, con passi pesanti e bruschi. Bastava un nulla perché scattasse, lanciando occhiate nervose o rispondendo con freddezza persino a chi cercava di tranquillizzarlo.

Chiunque lo conoscesse bene, poteva vedere che c'era qualcosa che lo tormentava. Ogni tentativo di conversazione veniva accolto con monosillabi, e spesso lui si chiudeva nella sua stanza o usciva di casa senza dire dove stesse andando.

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