Capitolo 1 - Dieci giorni prima

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Canzone:

Ultimo - sogni appesi.

"Dimmi che cose resta

Se vivi senza memoria

Perdo la voce, cerco la pace

E lascio che la vita viva per me

E dimmi che cosa senti

Se scopri di avere paura

Brucio i consigli, alzo il volume

L'ansia nasconde i sorrisi che ho

E dimmi che cosa vedi

Quando ripensi al domani

Quali domande? Quante risposte?

"Forse domani" ripeti "forse"

E vivo coi sogni appesi

Vivo coi sogni appesi

Girano le pareti

Vivo, vivo coi sogni appesi"

Capitolo 1

Dieci Giorni prima,
Gold Sheld Town.

Oggi è un giorno così triste per me.
Credo di essermi dimenticata anche di spazzolare i capelli; tanto sono mossi e l'essere lunghi fino alle spalle mi concederà quell'aspetto un po' selvaggio ma non trasandato, penso dirigendomi da mio fratello minore che sonnecchia nella sua camera.
Gli lascio come ogni mattina il bacio del buongiorno sulla fronte e mi dirigo in sala, non credo che questa mattina saluterò mamma e neanche mangerò.

Chi avrebbe mai pensato che per colpa mia avrebbero divorziato, non so se essere davvero felice di aver beccato mio padre a chattare animatamente con una donna su internet, liberando definitivamente mia madre dalla sua spirale di tradimenti; ma fatto sta che la mia famiglia tanto invidiata, considerata perfetta, si è spezzata in due, è bastato un solo giorno.

«Senta io devo divorziare, di sospetti ce ne erano molti, ma dopo avergli dato un appuntamento in chat come Hot girl e averlo trovato all'incontro, penso basti come prova», mia madre grida al telefono probabilmente con l'avvocato, mentre mio padre esce dalla porta di casa senza salutarmi, credo si sia reso conto di cosa sta davvero perdendo.

Così un paio di giorni prima dei miei sedici anni, la mia vita cambia drasticamente, chissà come reagirà Alan, mio fratello, alla notizia, ha solo otto anni e adora mio padre.

Forse non vedrò più il mio amato paese, Gold sheld , questa volta lo scudo del nostro fondatore non mi salverà.

Passeggio per la casa ordinata e splendente incapace di nascondere il caos che adesso ci gira attorno, quando mi accorgo che sono già le dieci di mattina. Lexie mi aspetta per portare fuori i cani, quest'anno abbiamo promesso ai nostri genitori che avremmo lavorato per pagare le prime rate del motorino nuovo. Lei vorrebbe un Liberty blu, con maniglie azzurre e una serie di stelline bianche fluo che si illuminano al buio, a me basterebbe un motorino che non caschi a pezzi; solo che ora non credo sia più realizzabile, ma non mollo.

Intanto Alan si sveglia e mi abbraccia con la solita tranquillità di tutti gli altri giorni, poi mi guarda e dice: «Ma cos'ha mamma? Perché strilla?»

«Nulla piccolo Gremlins vieni con me che facciamo colazione»  gli dico scherzando e lui mi rimprovera come sempre.

Butto giù qualcosa, giusto per farlo stare tranquillo, l'aiuto a prepararsi per andare al camposcuola dei piccoli e dico a mia madre di abbassare la voce, lei mi guarda velocemente con lo sguardo più assente che io abbia mai visto sfiorarle gli occhi, mi concede un mezzo sorriso, annuisce, mi lascia un bacio sulla guancia e mi fa cenno che ci saremo viste dopo.

«Una linea per ogni anno fino ai venti, una linea segnata con amore» mi ripeto le parole che mi dicevano quando ero piccola prima di fare il segno con la matita vicino alla porta di casa. Tra qualche giorno è il mio compleanno e non credo che nessuno avrà voglia di segnare la mia altezza con amore, e forse questa sbarra mai vedrà i miei venti anni.

Oggi ho l'anello della mia nonna, ha una deliziosa pietra che ricorda la luna piena ed è d'oro bianco, non posso non metterlo, mi accompagna sempre nei momenti più difficili. Se solo nonna fosse qui con il suo fare diretto e deciso, le sue tante collane esoteriche a fare chiasso, i vestiti naïf e i folti e lunghi capelli bianchi. Lei avrebbe saputo esattamente come calmare le acque.

Accompagno mio fratello al pullman con gli altri bambini e vado da Lexie in bici, vestita sportiva e dotata di un paio di scarpe ormai alla fine dei loro giorni migliori, ma sono le più comode che ho e per poter badare ai cani sono perfette.

Chissà Lexie e Michael come prenderanno la situazione, chissà come vivranno il fatto che la loro migliore amica, se ne potrebbe andare via dal paese da un momento all'altro; proprio quella che hanno salvato dalla cesta da basket a scuola, perdendo la loro posizione di privilegio alla scuola,

Lascio la bici davanti casa della mia amica, la lego saldamente alla staccionata.

Prima di entrare nella sua bella casa a tre piani con ampio giardino, mi lancio un paio di schiaffetti sul viso per riprendere colore, arriccio il naso e strizzo gli occhi, per ritrovare un po' della me che ieri mattina ancora sentivo.

L'apertura della porta precede il mio bussare.

«Ma sei impazzita? Ma non hai visto che ore sono?»

Resto con il pugno per aria e le indico i piedi

«E tu? Hai visto che sei ancora in ciabatte?»

«È vero, ma non c'entra nulla, la padrona di Chewbecca ci aspettava per le dieci e sono già le dieci e trenta.»

Una voce si intromette interrompendo il terremoto che è la mia cara amica di un metro e settanta, slanciata con capelli corvini che scuote sempre dappertutto e occhi neri come la notte, sembra signorile ma non lo è, è tipo uno schiaccia sassi; e se si arrabbia c'è da scappare.

«E io ho chiamato la signora che vi aspetterà alle dieci e quarantacinque per non farvi perdere il lavoro. Cora non fa mai ritardo Lexie, sicuramente deve essere successo qualcosa» sento dire a sua madre che mi guarda preoccupata. Le mamme sanno sempre quando qualcosa non va e io per loro sono ormai come una seconda figlia.

Lexie si cheta, mi vuole troppo bene per infierirmi contro, mi guarda, e la vedo restare in silenzio pensierosa.

«Va tutto bene, ho solo accompagnato Alan al pulmino e sono corsa qua.»

Ancora silenzio, non ci crede.

Così salutiamo sua madre e usciamo.

«Quando intendi dirmi cos'è successo?» mi chiede Lexie camminando a passo svelto, sventolando i suoi lunghi capelli che spesso odio; quando passeggiamo vicine e c'è vento mi arrivano delle frustate dolorosissime.

«Ti stai ferma con questi capelli. Non ho nulla sto bene.»

«Hai l'anello di tua nonna.»

«E allora?»

«E allora? Lo porti solo per prove importanti o quando ti senti triste, siamo amiche e io non ho sorelle né fratelli. Per me tu sei mia sorella, e non posso non conoscerti a fondo.»

Resto in silenzio, la capisco, intanto siamo di fronte alla porta della padrona di Chewbecca una dolce barboncina red che è il primo dei sette cani che dobbiamo prendere oggi.

Mentre andiamo a raccoglierli in fretta tutti per la passeggiata prima di pranzo, decido di dirle tutto nel timore della sua reazione.

È difficile lasciar andare via dolorose verità che potrebbero ferire chi amiamo.

***
🥰Nota dell' autrice:
Questa storia mi scorre velocemente nelle vene, non riesco ad arrestarmi, ho bisogno di pubblicarla nella speranza che l'apprezziate.

Cosa ne pensate?

Se non mi commentate e non mi seguite non riesco a visualizzare i vostri profili e le vostre storie per poter fare altrettanto.

Grazie

LMiraMoon

Hemlock KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora