Capitolo 9 - Come a scuola?

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La mattina, come da copione, mi faccio trovare alle otto sul letto, che scompare e sprofondo in un infinito tunnel che mi porta in una stanza con luci rosse da panico, assieme ad altri come me

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La mattina, come da copione, mi faccio trovare alle otto sul letto, che scompare e sprofondo in un infinito tunnel che mi porta in una stanza con luci rosse da panico, assieme ad altri come me.
In questa stanza regna il caos, fino a che non si apre una porta di ferro, ma io ho già perso i sensi, non percepisco neanche più l'anello della nonna, sento solo dire in sottofondo: «Ma che fai? Non mi toccare! Chi sei?» deduco che ci stiano portando fuori.

Mi risveglio, sono rimasta solo io. Mi sento confusa, come quando bevvi il primo liquore con Lexie e Michael, sgraffignato tra le bottiglie pregiate di papà.

Un paio di ragazzoni armati mi prendono e mi trascinano via, le mie gambe non rispondono bene, devono essere gli effetti dello svenimento.

Un paio di ragazzoni armati mi prendono e mi trascinano via, le mie gambe non rispondono bene, devono essere gli effetti dello svenimento

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(I due ragazzoni - I Custodi d'ascia)

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(I due ragazzoni - I Custodi d'ascia)

Arriviamo in una stanza con luci bianche a neon. Cos'è quest'odore? Odio l'incenso. Non capisco e chiedo: «Ma dove siamo?» mi guardo intorno e vedo tante persone sedute in banchi di scuola, abbiamo tutti uno strano anello alla caviglia.

Nessuno mi risponde, sono tutti intontiti come me, devono averci drogati per non farci più gridare nella stanza. Pulisco i miei poveri occhiali di riserva, che menomale sono ancora intatti e focalizzo dove e con chi sono.

I ragazzoni che mi hanno portata qui, sono muscolosi e dotati di asce, almeno due per ognuno, devono essere loro i Custodi d'ascia immagino; uno di loro ha i capelli rosa, le sopracciglia fatte ed è vestito anche troppo alla moda per essere un guerriero. L'altro è silenzioso, le sue braccia sono piene di tatuaggi e mi pare abbia dei tratti orientali, mi guardano e mi fanno cenno di girarmi.

Voltandomi vedo tanta gente strana, e penso, menomale che mi preoccupavo dei miei capelli bianchi, gli altri sono messi peggio.
Osservo una ragazza e noto che ha gli occhi viola; un ragazzo ha dei segni dorati in volto e sulle braccia, c'è gente che pare uscita da una foresta e porta con dignità vestiti ornati di fiori e foglie.
C'è qualcuno che è vestito completamente di pelle nera, chi porta vestiti a fiori e collane esoteriche come la nonna. Io sono la più normale, a parte per i miei capelli bianchi ai quali ancora non mi sono abituata.

 Io sono la più normale, a parte per i miei capelli bianchi ai quali ancora non mi sono abituata

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(Romualda LifeDeth)


«Attenzione!» rimbomba nella stanza, la voce della donna in piedi dietro alla scrivania, in fondo all'aula. Qualcuno prova a scappare, ma il bracciale alla caviglia li lancia una scarica elettrica non indifferente. La donna sogghigna divertita, ha i capelli per metà viola e metà bianchi, tirati in una pomposa acconciatura, deve avere una cinquantina d'anni e porta un abito bizzarro che in alto è nero e sfuma nel bianco. I suoi occhi sono di un viola acceso.

«Io sono Romualda LifeDeth, erede dei poteri della potente Violet LifeDeth. Siete tutti qua perché la vostra trasmutazione è avvenuta da poco. E siete stati chiamati ad agire per il bene dell'equilibrio tra gli esseri Mutati e gli umani.»
Poi, posa lo sguardo su di me, sui miei capelli e vede l'anello con il quale gioco nervosamente.
«Molti di voi saranno più potenti di altri e avranno scopi e ruoli più alti e difficili da portare a termine. La prima cosa che dovrete fare adesso è fare il vostro giuramento con il sangue.»

Ma questi sono fissati con i giuramenti di sangue, penso deglutendo l'ultima goccia di saliva che ancora mi è rimasta in bocca.
La donna apre una scatola dal cui interno estrae un ago con un lungo filo bianco attaccato, lo mette sul palmo e lo fa sfrecciare tra i presenti.
L'ago ci colpisce uno a uno e il filo si intinge di un rosso acceso, poi torna dalla donna.

«Da ora in poi sarete legati agli scopi dell'alleanza da un patto sancito con il vostro sangue. Non potrete rifiutarvi di compiere le vostre missioni, nel caso in cui veniate chiamati a raccolta» prende l'ago, arrotola il filo, ci fa un nodo e lo inserisce nella scatola che chiude accuratamente.

Vai a sapere quanti fili ha intriso, la signora, penso.
E poi non so cosa mi succede, un vomito di parole mi parte dallo stomaco e esce dalla bocca, non riesco a contenermi e nel profondo silenzio si sente solo la mia voce: «Prima di tutto la libertà di scelta!»
La donna aumenta il passo e mi alza di peso prendendomi per il collo, con la mano semiaperta e le dita smaltate, riesce a farmi tendere ogni parte dei miei muscoli.

Il suo viso è sempre più vicino al mio, i suoi occhi scrutano dentro di me. Dalla sua bocca, viola come i suoi occhi, escono queste parole: «Cora Whitemoon, degna erede di tua nonna e della ribelle Brenonna. Impara a tenere la bocca chiusa da subito. Sei chiamata al compito più difficile di tutti, è probabile che ci lascerai la pelle. Non puoi di certo tirarti indietro, ti conviene stare zitta e apprendere il più possibile.»

E mi lascia cadere sulla sedia che si muove e cado a terra, tutti gli occhi sono su di me, vorrei piangere ma respiro e resisto. Sento il fuoco nelle vene, sono cambiata, non sono più la piccola Cora spaurita delle elementari, non ho più bisogno di qualcuno che mi salvi. Sono a terra, ma il mio sguardo resta piantato su quella donna bianca e nera, mi vede e ride, ma io non mi muovo.

***
Mi fate sapere cosa ne pensate?
Spero di avervi incuriositi.
Piano piano scoprirete sempre più cose
LMiraMoon

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