CAPITOLO 3 (POV DI JESSICA)

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Con Ryan abbiamo deciso che stanotte ritenteremo la nostra fuga.

Mentre verso mezzanotte tutti dormono, io e Ryan siamo ormai sulla via per casa mia. L'ansia e la paura non lasciano spazio a nessun'altra emozione. Ryan sembra capirlo perché mi cinge le spalle con un braccio e inizia ad accarezzarmi la testa piena di riccioli neri con la sua mano grande, gesto che mi tranquillizza sempre, in qualunque momento.

Proseguiamo tutto il tragitto verso casa così e una volta davanti alla porta mi sale il cuore in gola e il braccio di Ryan mi stringe a sé in una presa protettiva come se solo quel gesto potesse proteggermi da ogni male.

La porta è totalmente scardinata, ci sono impronte di scarpe che non sono quelle di mio padre, delle strisce gialle che vietano l'ingresso e un cartello sulla destra della porta che dice:

                                  appartamento sotto sequestro dalla polizia per indagini.

Non mi importa minimamente dell'indicazione, stacco le strisce ed entro.

Il tavolo di vetro in cucina è spaccato in mille piccoli frammenti, ma la cosa che mi fa più paura è che essi non sono trasparenti, bensì ricoperti da un fluido rossastro, ormai quasi secco.

Una volta in salone inizio a piangere e urlare tirando pugni sul divano, ma stavolta Ryan non interviene, sa che non farebbe che peggiorare le cose.

Corro in camera mia e la trovo letteralmente sottosopra: tutti i miei amati gialli sono per terra, la TV è spaccata, il materasso è...

"Oddio, ma quelli sono proiettili!"

Mi porto una mano sulla bocca dallo stupore e in quello stesso momento entra in camera Ryan che si blocca sulla soglia.

"Ryan non ce la faccio. Andiamo via o rischio di svenire di nuovo."

Così lui mi prende per mano e usciamo da quella che, un tempo, definivo casa.

Pensavamo di non farcela...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora