CAPITOLO 1 (POV DI JESSICA)

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Cammino per i corridoi della scuola al fianco del mio compagno Ryan, nonché mio migliore amico.

Noi due non siamo proprio l'esempio di popolarità: il mio unico amico è Ryan; invece per lui la situazione non è estremamente tragica perché, oltre a me, lui ha Lee. Lee è un un tipo un po' strano: solitario, introverso, senza una vita sociale... Non penso serva andare avanti. Ci incrociamo tutti e tre il lunedì davanti all'aula di fisica, per la lezione che segue solo Ryan perché è una noia mortale. Ma oggi stranamente Lee manca all'appello.

Sta andando tutto bene, peccato che ad un certo punto ci si parano davanti Miriam e il suo gruppetto di ochette schiamazzanti.

"Guarda un po' chi è risorta dal mondo dei libri in cui è affogata tutta l'estate" cosa che oltre tutto non è nemmeno vera ma ormai sono abituata. Le sue amiche, se così si possono chiamare continuano a sghignazzare.

"E c'è anche Ryan il suo 'amico'" mima le virgolette con le dita "la persona più noiosa al mondo!"

Miriam continua a parlare, probabilmente mi starà prendendo in giro come al solito, ma io mi sono fermata all'affermazione su Ryan. Puoi insultarmi quanto ti pare, ma prova anche solo a dire una parola di troppo a Ryan e per me sei finita.

"Sai Miriam, il mio qui presente AMICO, muore dalla voglia di tirarti un pugno, ma non lo fa essendo tu una ragazza. Con me il problema non si pone."

Faccio per alzare il braccio, ma vengo interrotta dalla vocina acuta della segretaria attraverso lo speaker.

"Ryan Wolfe e Jessica Price, nell'ufficio del preside. Ora"

Io e Ryan ci scambiamo un'occhiata spaventata con il sottofondo della risatina da scema di Miriam.

Suona la campanella e tutti si dirigono nelle rispettive aule, mente io e Ryan andiamo nella direzione opposta visto che l'ufficio del preside è situato vicino all'ingresso della scuola.

Appena arrivati nella sala d'attesa non facciamo in tempo a sederci che il preside Bucklie sbuca con la testa dalla porta del suo ufficio. Con la mano appoggiata allo stipite fa un cenno del capo e ci chiama personalmente.

Indossa un completo nero, una camicia bianca e la cravatta leggermente allentata sul collo.

'Strano, di solito il preside ci mette almeno mezz'ora a ricevere i propri alunni e soprattutto non si abbassa a chiamarli personalmente.' Penso dirigendomi all'interno dell'ufficio.

Quando entriamo la stanza era come l'avevo vista l'ultima volta: pareti bianche e spoglie di qualunque cosa se non qualche attestato per il preside su chissà che cosa, parquet rovinato, una grande e vecchia scrivania in legno e tre sedie, una dietro la scrivania e due verso la porta. L'unica differenza è l'agente di polizia, con le braccia incrociate, appoggiata al muro dietro la scrivania.

Il preside si siede sulla sua poltrona mentre io e Ryan ci mettiamo sulle sedie in plastica di fronte a lui.

è talmente tanto teso che picchietta ossessivamente le dita sulla scrivania e a quel punto non ce la faccio più; "Che ho fatto stavolta?" chiedo con voce annoiata.

Ormai sono abituata a continue punizioni e sospensioni qua e là, ma non ho mai fatto nulla di così grave da dover chiamare la polizia. Almeno fino ad ora.

"No Price, non ha fatto niente, stavolta. E nemmeno lei, Wolfe"

"Allora non capisco il motivo di questa convocazione."

Alterno lo sguardo tra l'agente e Bucklie con un'espressione molto confusa, allora Ryan viene in mio soccorso.

"Ha intenzione di dirci il motivo per cui ci ha chiamati oppure stiamo qui a contare i graffi sul pavimento?"

"Bè, in quel caso staremmo qui fino a domani mattina." Dico nascondendo la frase con un colpo di tosse.

"Signorina Price, mi... Ah, ma perché spreco tempo a provare a conversare con lei?"

Alzo gli occhi al cielo, 'proprio non sopporto le persone che fanno così: parlano di me come se non fossi proprio davanti ai loro occhi.'

Al mio gesto il preside di decide a parlare "Allora, sto per dirvi una cosa parecchio difficile..."

"Ho visto mia madre, a cinque anni, morire annegata davanti ai miei occhi, mi dica qualcosa di più difficile da accettare." Esclamo incrociando le braccia sul petto.

"Signorina Price, si dia un contegno o sarò costretto a metterle una nota disciplinare. Dicevo: oggi è arrivata una chiamata anonima e... "

Vedendo il preside in difficoltà, interviene l'agente.

"è arrivata una chiamata anonima in centrale e ci è stato comunicato che i vostri genitori sono stati presi in ostaggio."

Un attimo di realizzazione e poi apro bocca.

"No, è impossibile. E soprattutto per quale motivo dovrebbero averli rapiti?" alzo la voce totalmente convinta che sia tutta una farsa.

Ryan non parla, ma è visibilmente agitato, lo capisco da come ha iniziato a picchiettare le dita sulle ginocchia.

"Ragazzi, so che è difficile da comprendere, ma fidatevi, perché avremmo dovuto mentirvi?" nei toni calmi del preside, che di solito non riserva a me, e nei suoi occhi, leggo una compassione che non mi serve e che soprattutto non voglio.

Con mio padre, dopo quel giorno, si è creato un legame speciale. Non vado avanti senza di lui.

Questa notizia mi sconvolge a tal punto da non sentire più niente. L'unica cosa che percepisco è la mancanza di ossigeno, le lacrime e poi il buio.

Tutto buio.

Pensavamo di non farcela...Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz