Non è la prima volta che sclero, quindi Ryan sapeva benissimo come comportarsi: non serve a nulla urlarmi di stare zitta, anzi, peggiora solo le cose, bisogna invece parlarmi come si parla ad un animale ferito per poterlo aiutare.
Siamo seduti su due sgabelli in pelle davanti al bancone di un bar, situato di fronte alla centrale.
Il barista ci guarda malissimo visto che io sembro una dodicenne e Ryan uno studente universitario.
Quando mi giro verso la porta vedo John e tutto il suo metro e novanta entrare nel locale con una camicia bianca, dei pantaloni neri, la cravatta dello stesso colore, dei mocassini marroni e la giacca nera che, invece di essere adagiata sulle spalle è appoggiata sul suo avambraccio.
Mi guarda con compassione e, a me, quell'emozione non piace affatto, tanto che gli urlo: "Ehi, stronzo!"
Tutto il locale si gira verso di me, ma non mi importa "Smetti di guardarmi così o mi sentirò costretta a tirarti questo sgabello dritto in fronte."
Ryan quasi sviene, mentre John è tranquillissimo, come se fosse abituato ad adolescenti che lo prendono a parolacce, quasi come se avesse un figlio di cui non ricordo l'esistenza.
John tranquillizza i presenti e smette di guardarmi. Con lo sguardo rivolto verso Ryan e un sorriso a trentadue denti, ci si avvicina con passo lento ma deciso.
"Ragazzi, scusatemi, sono riuscito a liberarmi solo ora dal lavoro."
"Figurati John, siamo già felici che tu abbia trovato il tempo di parlarci." Gli dice Ryan in tono gentile e moderato, come suo solito.
"Mi avete detto di essere scappati dalla casa famiglia" Ci ricorda John dopo essersi seduto su uno sgabello vicino ai nostri ed aver ordinato un Jack Daniel's.
"Si" confermo di scatto.
"Dove avete dormito questa notte?"
"A casa di Lee, un nostro amico"
"Tuo" correggo Ryan, visto che ci tengo a specificare che quella cosa che viene chiamata 'ragazzo' non è assolutamente un mio amico, neanche lontanamente.
"Si, un mio amico" Conferma Ryan "Ma non è stata una nottata fantastica: abbiamo dormito nel suo garage con due sacchi a pelo."
"Per terra, con lo sporzo, i topi e... "rabbrividisco al solo pensiero "cimici dappertutto." aggiungo per specificare quanto è drastica la situazione.
"Mhm..." sussurra John "Perché non venite a stare da me? Potrei parlare con gli assistenti sociali. Abito poco lontano dalla vostra scuola e convivo con mio padre Jack e un adolescente pazzo, mio figlio Mike che ha più o meno la vostra età. Non sarà assolutamente un disturbo avervi in casa, abbiamo una camera in più e non penso che per voi sia un problema dormire insieme."
"No, assolutamente. Grazie infinite dell'offerta, io ci sono. Jess?" mi chiede Ryan voltandosi verso di me.
Lì per lì avrei detto di no, ma dopo aver visto lo sguardo supplichevole di Ryan annuisco leggermente.
John si scola tutto il suo Jack Daniel's in un sorso per poi battere le mani e stringerci in un caloroso abbraccio. Dopodiché usciamo dal locale e John ci accompagna alla sua macchina.
bè, che dirvi oltre al fatto che mi sento molto come jess...
spero che la storia vi stia piacendo!Sto cercando di migliorare la mia scrittura visto che l'ultimo capitolo ha avuto suo 2 letture, sperando che vada meglio. Vabbe mi 'eclisso' come direbbe Cucchiaia.
Statemi bene!
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Pensavamo di non farcela...
Mystery / ThrillerDue adolescenti, Jessica e Ryan, si ritrovano in un vero e proprio giallo. Riusciranno a salvare i propri cari?