Capitolo Cinque - DDD

28 9 19
                                    

Guardai il piccolo orologio al di sotto dello specchio del mio bagno.

Segnava le quattro e cinquanta del mattino e come al solito non riuscivo a dormire ma stanotte per un motivo diverso.

Solitamente pensavo alla mia famiglia e a quello che accadde e continuava ad accadere, mentre quella notte pensai a Cordelia e a nient'altro.

Non volevo tenerla lontana ma non potevo tenerla a me ed innamorarmi, me lo ero promesso.

Non potevo spezzare il mio giuramento.

Avevo paura, paura di diventare come lui e rovinare la povera Cordelia.

Non potevo rovinare un gioiello.

La mia pantofolina mi ricordava un gioiello, una collana con un ciondolo e questo ciondolo tiene incastonato dentro di sé una piccola pietra preziosa, una grandidierite, la pietra preferita di mia madre.

Il ciondolo ero io, la stringevo a me senza mai volerla lasciare andare e lei era la pietra preziosa.

Cordelia brillava più di ogni altra cosa al mondo.

Presi un respiro profondo e ormai consapevole del fatto che avrei dovuto lasciar andare la mia grandidierite per far sì che fosse rimasta pura.

Mi mossi dopo ore che stavo fermo a rimuginare su di lei e mi sdraiai sul letto.

Chiusi gli occhi ma l'istante dopo la sveglia suonò, perfetto.

Mi alzai, levai il pigiama composto solo ed esclusivamente da un paio di pantaloncini da calcio neri e misi una tuta simile a quella del giorno prima.

L'unica differenza era il colore, la tuta di quel giorno era bianca.

Scesi al piano di sotto e cercai mia madre, mio padre non si era ancora fatto vivo e non capivo se fosse un bene o un male.

Appena trovai mia madre la salutai, le lasciai un bacio sulla guancia ed uscii quasi in anticipo.

Presi la macchina, andai sotto la casa della ragazza dai capelli neri.

Accesi il telefono con la mano destra per mandarle un messaggio dove la rendevo consapevole del mio arrivo ma senza neanche darmi il tempo di aprire la chat bussò al finestrino del passeggero facendomi prendere un infarto.

Salì nella macchina alla mia sinistra e mi lasciò un bacio sulla guancia ancor prima di salutarmi.

Tenne un sorriso sul volto fissandomi per poi dare inizio alla nostra conversazione allacciandosi.

<<Buongiorno, Dennis>>

<<Buongiorno a te, pantofolina.

Sei felice stamane?>>

<<Beh, mi hai fatto dormire trenta minuti in più e mi porti a fare colazione senza lasciarmi sola, dovrei essere triste?>>

Ridacchiai ed alzai una mano iniziando a guidare <<Non ho mai detto questo! Comunque, prima che io guidi a vuoto, dimmi l'indirizzo della tua scuola>>

Mi disse il nome della via ed io annuii mettendola sul navigatore, conoscevo a memoria Bristol ma i nomi delle vie proprio non riuscivo a ricordarli.

<<Tu come stai?>> mi chiese guardandomi.

<<Bene, grazie>> sorrisi guardando la strada <<Che materie hai oggi?>>

<<Allora, fammi pensare... Oggi ho inglese, francese, arte e scienze>>

<<Verifiche o interrogazioni?>>

<<Nessuna, grazie al cielo.

Sono brava a scuola ma le prove di qualsiasi tipo mi mettono talmente tanta ansia che quasi non mi reggo in piedi dalla sera prima.>>

Donuts - what unites can also undoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora