Capitolo 2

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Otto anni fa. Luglio

Non ero mai stata una persona che ama le sorprese, almeno non sino a quella fatidica estate. Avevo diciassette anni e da cinque trascorrevo uno dei miei due mesi di vacanze presso la scuola estiva di Everlast, una piccola città arroccata sulla costa, a tre ore di auto da casa.

I miei genitori mi avevano sempre detto di scegliere materie che mi appassionavano ma, nel momento in cui espressi il desiderio di seguire un corso di disegno anziché i soliti fondamenti di economia, diventò subito evidente che per "materie appassionanti" intendevano "materie che possano farti guadagnare bene in futuro".

Mio padre, l'avvocato di grido Larry Van Monneck, avrebbe tanto voluto che la sua unica figlia seguisse le sue orme. Dato il mio scarso interesse per la giurisprudenza, però, i miei genitori avrebbero facilmente accettato un indirizzo economico-finanziario, ma niente di più creativo di questo. Così quell'estate avevo scelto di seguire, per il mese di luglio, lezioni di business e di tedesco.

L'insegnante di tedesco aveva deciso quel primo giorno di sorprenderci allestendo in classe un vero e proprio banchetto, ricco di tante specialità germaniche. I miei compagni di corso, allo scorgere tutte quelle leccornie, vi si erano avventati come un branco di lupi sulla preda.

Io feci scorrere lo sguardo su quella sequela di grassi animali e carboidrati in forma di pretzel grandi quanto la mia faccia. Riflettei che non ricordavo di avere mai visto tanto burro tutto assieme in vita mia. Un odore di formaggio e carne abbrustolita aleggiava nell'aria, solleticando le mie narici in un modo tutt'altro che gradevole.

Il generico senso di nausea che mi attanagliava si concretizzò in un principio di conato di vomito nel momento in cui uno dei miei compagni di classe, che non ricordavo ma che sembrava conoscermi, mi sventolò sotto il naso una grossa salsiccia annerita in più punti.

Come già detto, non ho mai amato le sorprese. Quello che mi piaceva era sapere esattamente che cosa sarebbe successo durante la mia giornata, che cosa avrei mangiato, quante calorie avrei bruciato con le attività che avevo pianificato.

«Guten Morgen» mi si rivolse il prof, un uomo biondo e rubicondo sui quarant'anni. «Io sono Karl, l'insegnante di tedesco. E tu devi essere...». Lasciò la frase in sospeso scorrendo la lista di nomi sul registro che teneva in mano.

Io lo aiutai rispondendo: «Van Monneck. Minerva Van Monneck. Ma tutti mi chiamano "Minnie".» In realtà, solo mia madre non aveva mai accettato quella che secondo lei era una storpiatura dello splendido nome che mi aveva dato, e continuava a usarlo per intero, ma in quel momento non avevo molta voglia di pensare a lei.

Karl spuntò il mio nome sulla lista e sorrise. «Bene, Minnie, benvenuta. Ho pensato di organizzare una piccola sorpresa per i miei studenti. Quelle che vedi sui banchi sono tutte specialità tedesche.». Io rivolsi un'occhiata rapida alla montagna di patate proprio dietro Karl, e cercai di tenere a freno i miei muscoli facciali.

Dopo questa spiegazione, Karl si allontanò per accogliere la studentessa che aveva appena varcato la porta, ma non prima di avermi sistemato un piatto e una forchetta di carta tra le mani. Conoscevo quella ragazza, si chiamava Susan e aveva frequentato la summer school di Everlast insieme a me durante gli ultimi tre anni.

Mi avvicinai al banco dei crauti e ne sistemai una piccola porzione nel mio piatto. Se ben ricordavo, il crauti era a base di cavolo, quindi probabilmente rappresentava l'opzione meno calorica in quel mare di lipidi.

Raccolsi una micro-porzione dal piatto e mi portai la punta della forchetta alla bocca. Tanto bastò per rendermi conto che quella verdura era stata condita con almeno un chilo di burro. Girai la testa verso la parete per sputare il cibo, sperando di passare inosservata, ma una voce mi interruppe. «Minnie!» esclamò Susan, buttandomi le braccia al collo. «Che bello vederti. Sono contenta che anche quest'estate avremo un corso in comune.»

Everlast - Ti porto in un postoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora