2. L'ultimo giorno della mia vita

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Il cambiamento e la speranza erano due cose nelle quali avevo smesso di credere

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Il cambiamento e la speranza erano due cose nelle quali avevo smesso di credere.
Il primo era un'illusione, l'attesa di qualcosa di nuovo che speri arrivi e ti ricordi che vale la pena di essere felici.
Ma le cose che cambiano, di solito, si evolvono solo in qualcosa di più brutto e visto che non c'è limite al peggio, quando sembrano migliorare è solo perché stanno prendendo una bella ricorsa per precipitare in un dirupo.
La speranza invece non è altro che un'orrenda tortura, l'attesa di una tanto agognata felicità che mai si palesa.
Senti che qualcosa di bello ti stia aspettando dietro l'angolo, vedi la luce in fondo al tunnel, ma poi, non appena giungi alla fine, ti accorgi che era un terribile incendio che ha distrutto tutto ciò in cui credevi.
Non so da dove provenisse tutto quel pessimismo, ma ormai era parte di me e quando la tua mente non fa altro che aspettarsi il peggio si accorge solo delle cose brutte e non riesce a dare la giusta importanza a quelle belle.
Ecco perché il mio pensiero era costantemente rivolto al senso di solitudine che si era annidato nel mio cuore e nella mia anima e nonostante la gente tentasse di avvicinarsi a me, io scacciavo tutti via, come facevo con Meg e Benjamin, come facevo con mia nonna quando la liquidavo con un paio di messaggi ogni mattina e come avrei fatto con qualsiasi altra persona avesse tentato di approcciarsi a me. 

Nonna❤️: Buongiorno, malýshka.

Guardai le lettere sullo schermo del mio cellulare mentre, con la testa poggiata contro il finestrino, il paesaggio autunnale di Edimburgo mi scorreva davanti.

'Anche oggi sto bene❤️'.

Risposi.
Non avevo molta voglia di interloquire, nemmeno se si trattava di qualche messaggio scambiato con mia nonna.
Avevo deciso che quel giorno avrei davvero posto fine alle mie sofferenze una volta per tutte, dopo l'incidente scampato con l'autobus, avevo capito di non avere paura della morte, che se fosse giunta l'avrei accolta con gioia e serenità, perché sapevo che era l'unica cosa che bramavo.
Non volevo aiuto, non volevo il cambiamento, né la speranza, volevo solo che tutto finisse.
«Buongiorno!»
Ero talmente assorta da non essermi resa conto della presenza di Meg accanto a me, con il suo caffè stretto tra le lunghe dita.
«Ciao, Meg» la salutai.
«Devo dirtelo ancora una volta?» Mi chiese vedendomi così di malumore.
«So cosa dovrei fare, Meg, è tutto sotto controllo» volevo che smettesse di parlarmi, non volevo sentire la sua voce che mi pregava di chiedere aiuto, né quella di nessun altro.
Non sapevo neanche dove avessi trovato le forze per uscire di casa e affrontare quella giornata, promettendomi per l'ennesima volta: 'Solo per oggi, Eve, fa' un ultimo sforzo'.

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