Sofia

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Qualcuno bussa alla porta.

"Sof, posso entrare?"

"Entra, Chris" dico mentre mi affretto a sistemarmi i capelli. Lui apre la porta e si appoggia contro di essa.

"A questo ritmo, troverai tuo padre furioso per la rabbia."

"Ti ricordo che è anche tuo padre. E farebbe meglio a lasciarmi restare qui."

"So che non ti piacciono le serate di beneficenza tanto quanto a me, ma siamo obbligati. La famiglia viene prima di tutto," cerca di imitare la voce di nostro padre.

Chris è il mio fratello preferito, più vicino alla mia età. Siamo molto legati, e nonostante nostro padre abbia cercato di inculcare una distinzione tra figli maschi e femmine, il nostro legame è forte. Non posso dire lo stesso di Leo, il nostro fratello più giovane. È una brutta copia di papà. Prepotente, freddo, giudicante e duro. E pensare che ha solo diciott'anni. Non oso immaginare come sarà quando crescerà ancora, ma nonostante tutto, voglio bene a entrambi.

"Sbrigati, se non vuoi che Dracula salga qui," mi dice ridendo, mentre si allontana.

Odio le serate di beneficenza. Vorrei essere a dipingere qualche muro di un edificio abbandonato, non a interpretare il ruolo di Cenerentola in un vestito che costa più di un rene. Mi piace esprimermi attraverso la pittura e dare vita a luoghi cupi, abbandonati, rovinati dal tempo. Ma sfortunatamente lo faccio solo quando ho tempo libero, perché per l'alta società queste sono considerate azioni vandaliche. E mio padre non può permettere che la sua unica figlia, laureata in architettura e design, si dedichi a queste idiozie. Durante il giorno, sono costretta a progettare per l'azienda di famiglia e per gli eventi mondani dei senatori, deputati e della classe alta.

Finisco di sistemarmi, prendo i sandali in mano e scendo le scale con difficoltà a causa del lungo vestito, che però mi fa sembrare molto raffinata per i miei gusti. Comunque, è davvero bello, anche se non nel mio stile. Grazie mille alla mia cara matrigna per la scelta.

"Pensavo mi avresti costretto a bussare alla tua porta," mi dice mio padre appena mi vede. È un uomo di bell'aspetto nonostante l'età, ma molto severo e rigido. Pretende che tutto venga fatto come vuole lui. L'immagine per lui è più importante dei sentimenti dei figli. Per me, che sono la pecora nera della famiglia, è ancora più evidente. I figli maschi sono il suo orgoglio. Il signor Westerhaus appare in ogni foto mediatica con loro. Con me, mai. Non che mi interessi apparire nelle foto, ma a volte essere solo un nome senza volto diventa doloroso. Soprattutto quando quel nome viene citato solo per sciocchezze, atti di vandalismo, scandali e cose del genere. Nessuno conosce le mie vere capacità.

"Sono qui adesso," rispondo freddamente.

"Andiamo. E mettiti quelle scarpe che tieni in mano," mi dice severamente.

Vedo che Chris mi fa l'occhiolino, mentre Leo storce la faccia.

Non appena arriviamo all'hotel dove si tiene la serata, i miei occhi vengono catturati da centinaia di giornalisti e fotografi. Mi preparo per il sorriso falso che a volte sfoggio. Tra centinaia di applausi e flash delle macchine fotografiche, finalmente entriamo. Devo ammettere che l'organizzatore ha un gusto raffinato. Mi piace il decoro scelto. Dominano i colori cupi accompagnati da un'illuminazione calda. La sala è in stile neoclassico, e i lampadari appesi danno l'idea di un ritorno al passato, all'epoca vittoriana, ma con elementi moderni. È la prima volta che mi sento a mio agio in una di queste serate di beneficenza.

Quello che attira la mia attenzione è una parete completamente decorata con maschere di vario tipo. Mentre i miei familiari stanno salutando personaggi noti della politica, del mondo degli affari e non solo, mi allontano senza farmi notare e mi avvicino alle maschere. Su questa parete ci sono modelli e colori diversi di maschere, ma la mia attenzione si fissa su una in particolare. Una maschera bianca di forma ovale, aperta solo nella parte degli occhi. Fin qui nulla di interessante. L'elemento che mi ha colpito è una lacrima che scivola giù da un occhio. Più la guardo, più mi perdo nelle mie sensazioni. Questa maschera mi rappresenta.

Dopo essere rimasta qualche minuto fissata su di lei, mi riprendo e decido di tornare dai miei familiari. Ma mi rendo conto che accanto a me c'è qualcuno che sta guardando la stessa maschera. Cerco di non girarmi e fare la figura dell'idiota.

"Sarei curioso di sapere se sono l'unico a trovare bella questa maschera, o forse condividiamo la stessa opinione," la sua voce è profonda e calda, il tipo di voce che vorresti ascoltare a lungo.

"In realtà stavo proprio pensando di essere l'unica a trovarla interessante," mi giro lentamente e mi rivolgo a lui. Cosa stanno vedendo i miei occhi? Un uomo che emana potere da ogni poro della sua pelle. Per un istante mi perdo nel suo sguardo. È penetrante ed enigmatico. Sembra che ti legga dentro, che ti penetri nell'anima. I suoi occhi sono belli, leggermente allungati verso le estremità, ma molto intensi. Ha una forma del viso molto maschile. Una barba ben curata e labbra che si adattano perfettamente ai suoi lineamenti. Sembra che Dio lo abbia dipinto con cura. Alto, molto alto, e con spalle larghe.

Distolgo lo sguardo perché mi sento a disagio. Mi accorgo che anche lui mi sta studiando i lineamenti con attenzione, e questo mi mette in imbarazzo.

"I fondi che verranno raccolti per beneficenza dipendono da queste maschere."

"È interessante questa trovata. Sarei curiosa di sapere di chi è stata l'idea."

"Cosa trovi interessante qui?" mi chiede lentamente, con la sua voce profonda. Una melodia per le orecchie.

"Interessante è il fatto che l'ideatore di questa serata pensa che ognuno di noi abbia un alter ego. Il che significa che le persone presenti qui mostrano qualcosa che in realtà non sono. O, più precisamente, hanno una versione alternativa di sé. Come dire due persone in un corpo solo: chi sei veramente e come ti presenti in pubblico. Preferisco pensare che sia partito da questo concetto, sarebbe deludente scoprire che dietro questa trovata non c'è alcun significato nascosto."

Sorrido e lo guardò di nuovo. Non ha smesso un attimo di fissarmi, e noto che ha un lieve sorriso sulle labbra. Concentra il suo sguardo nei miei occhi, pronto a dire qualcosa, ma un cameriere lo informa di qualcosa. Decido di allontanarmi mentre lui continua la conversazione con il ragazzo giovane.

Mi avvicino alla mia famiglia, quando Chris mi taglia la strada.

"Dove sei stata? Papà è fuori di sé. Pensa che tu possa fare una delle tue sciocchezze e metterlo in imbarazzo," mi dice ridendo.

"Tutto quello che faccio è arte," rispondo, e questo basta per farci ridere entrambi, ma cercando di trattenerci. Ci sono molti occhi discreti intorno, e a dire il vero, non ho voglia di ascoltare mio padre con le sue prediche.

La serata prosegue tranquilla. Siamo seduti a tavola con alcuni deputati, e devo dire che non presto attenzione alle loro chiacchiere. Chris è accanto a me e mi richiama quando qualcuno si rivolge a me. Lancio uno sguardo intorno e vedo, a un tavolo vicino al podio, la persona con cui ho parlato poco fa. Mi ha suscitato molto interesse, ma credo sia uno di quei ragazzi figli di papa, senza spina dorsale. Anche se a prima vista sembrava un uomo completo e intelligente, ma a volte le apparenze ingannano.

"Chris, devo andare in bagno," gli sussurro all'orecchio.

"Sbrigati, tra poco inizia il discorso dell'organizzatore, e nostro padre vuole fare bella figura, dato che è molto potente."

"Chi è?"

"Vincenzo Domenici, CEO della più grande banca negli USA."

"Mi stai dicendo di sbrigarmi per ascoltare un vecchio con la dentiera che racconta storie?"

"In che mondo vivi, Sofia? Vai, vai, e quando torni guardiamo insieme il vecchio con la dentiera."

Chiedo il permesso e mi allontano per andare in bagno. Appena passo vicino al bar, incrocio lo sguardo della persona con cui avevo parlato prima. Quando noto che sta parlando con Donald Wollman, accelero il passo per evitarlo. Non lo sopporto. È carino, ma molto falso. Fa complimenti senza fine, e questa cosa mi infastidisce nelle persone. È il modo più ovvio di un individuo ipocrita.

Finisco in bagno e mi affretto a tornare al tavolo.

"Ti sei persa il tuo più grande ammiratore," mi provoca Chris.

"Non me lo ricordare. L'ho visto poco fa e ho accelerato il passo. Mi infastidisce il modo in cui mi parla. Non lo sopporto." Chris ride e rivolge la sua attenzione al podio.


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