Vin

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              ( +18 .Si consiglia la lettura a un pubblico adulto)

"I messicani sono molto irritati dal tuo gesto. Gli altri clan hanno chiesto una riunione. Hanno paura che si rompa l'equilibrio," Nick mi parla preoccupato.

"Certo, quando vogliono fare la riunione?"

"Non capisco come tu possa essere così calmo. Hanno minacciato di bloccare l'ingresso della merce in America Latina. Capisci che danno potrebbe causare questo? Anthony per primo e Donald a seguire faranno rumore solo per screditarti. Come pensi di avere il supporto degli altri quando due di loro saranno subito contrari?"

"Sono liberi di fare ciò che vogliono. Anche di uscire dall'alleanza. La protezione che offriamo è grande. È proprio quello che sto cercando, che se ne vadano così posso colpirli nel traffico di esseri umani. Sai che non tollero questa cosa. È un'altra storia il traffico di armi e di droga." Lui mi guarda sorpreso.

"Non so cosa stai tramando nella tua testa, ma sono qui per avvertirti dei rischi."

"Non c'è alcun rischio, Nick. Io so chi sono loro, cosa fanno alla luce del sole e come si muovono nell'ombra. Loro non hanno idea di chi sono io."

Un'ora dopo. "Se sei pronto, stabilisco il collegamento." Sono sempre stato presente a queste riunioni tramite videoconferenza.

"Buonasera, signori. Perché mi sembrate così silenziosi oggi?"

"Cesare, non pensi di aver superato il limite questa volta?" Interviene subito Anthony. Come potrebbe essere altrimenti. Sta combattendo con tutte le forze per denigrare la mia figura. "Perché?"

"Era necessario avere contro i messicani?" Mi si rivolge Zar, il capo della mafia russa.

"I messicani non hanno alcun potere nelle loro mani."

"Bloccheranno le rotte di transito in America Latina," interviene Donald.

"Sono liberi di fare quello che vogliono." Un'esclamazione di disappunto arriva in coro dal loro tavolo.

"Calmatevi, i vostri interessi non sono toccati."

"Io non mi fido di te, non vedo perché dovrei rischiare i miei profitti per la tua irresponsabilità," mi dice Anthony, ed è la ennesima volta che lo fa durante le riunioni.

"Sei libero di uscire dall'accordo in qualsiasi momento," si avvicina alla telecamera come per cercare di scoprire chi sono. Ma mi dispiace per i suoi tentativi falliti. Non mi sono mai mostrato in volto. Vedono solo il mio corpo, il viso è nell'ombra, così come la mia voce è modificata. "Come posso prenderti sul serio se non ti mostri nemmeno in volto?" Bingo.

"Allora questo è il tuo problema. Non tirare fuori le pretese dei messicani."

"Non sei affatto un problema, ma non mi ispiri fiducia."

"La porta è davanti a te." Scende il silenzio nella sala e tutti aspettano la mossa di Anthony. E se i miei calcoli non sono sbagliati, cosa che succede raramente, lui si alza, sbatte la sedia a terra e se ne va. Ora aspetto la mossa di Donald.

"Cesare, cosa significa questo?" mi chiede Zar.

"Esattamente quello che hai appena visto. Se qualcuno di voi pensa che io stia approfittando di voi, cosa che posso smentire con prove in ogni caso, ha la porta aperta per andarsene."

"Penso che Anthony abbia ragione," Donald entra in scena. Ti sei fatto attendere, amico mio, penso tra me e me.

"Sostenendo Cesare stiamo perdendo entrate e potere in America Latina. I messicani non perdonano."

"La porta è aperta," indico con la mano verso la porta. Costringendolo a prendere una decisione avventata per impulsività.

"Da questo momento sono fuori." E se ne va dalla sala.

"Se qualcun altro desidera andarsene, può farlo ora." Nick mi guarda con gli occhi spalancati dall'altra parte del computer. Nessuno nella sala si muove.

"Allora, se restate, ora parliamo di fatti e prove."

"I messicani da tempo non pagavano il loro debito, la merce che spedivano era di scarsa qualità. E per quanto possano essere potenti e avere radici nella politica, questo non ci tocca. Non possono agire senza le mie armi. E voi sapete bene che il traffico di armi è controllato solo da me e la parte legale dallo stato. Siamo d'accordo fino a qui? È tutto chiaro?"

"I messicani potrebbero non colpire te, ma colpire noi altri," interviene la yakuza giapponese. "Quando vi ho voltato le spalle? Per quanto ne so, quando uno di voi è stato attaccato, sono stato io il primo a intervenire. L'accordo è chiaro. Gli interessi sono comuni. Se viene colpito uno, è come se venissimo colpiti tutti."

"Sono completamente d'accordo con te Cesare, in questo caso," interviene il capo della mafia albanese.

"Penso che i messicani non siano un pericolo, più del possibile accordo tra i messicani, Anthony e Donald." Mi piace quest'uomo. Ha intuito ed è acuto nel giudizio.

"Ce ne occuperemo quando sarà il momento. Come vi dicevo, la nostra rotta non verrà bloccata. Se questo dovesse accadere, non vorrei essere nei panni dei messicani."

Dopo aver stabilito anche il piano d'azione, chiudo il collegamento con loro e guardo Nick negli occhi.

"Ti adoro, fratello. Sei arrivato dove volevi. Ora sei libero di colpire Anthony nel suo traffico."

"Non metterlo in dubbio. Il vecchio lupo è invecchiato più del dovuto. È caduto vittima della sua stessa ingordigia. La presunzione è l'arma principale dell'autodistruzione. Comunque, non è un problema mio." Brindiamo con i bicchieri di whisky.

"Sarai presente alla festa che si terrà domani?"

"Che festa?"

"Con le maschere. La organizza il sindaco di Harrison."

"Le sue feste finiscono sempre in orge, anche se non mi dispiacerebbe un po' di adrenalina. Mi piace il fatto che ci siano le maschere. Andiamo, perché no." La mia mente va alla maschera che ho regalato a Sofia. Sono curioso di sapere la sua reazione quando l'ha vista. Quella ragazza sta occupando sempre più spazio nei miei pensieri. Ed è la prima che ci è riuscita.

Salgo in camera e ordinò a London, il maggiordomo, di mandarmi Silvia in stanza. È una delle domestiche, ma occasionalmente si occupa anche del mio piacere. Un po' di sesso sfrenato non fa mai male alla salute.

"Mi avete chiamato, signore?" Dopo aver bussato, entra nella stanza. Le faccio cenno di avvicinarsi alla poltrona dove sono seduto. Apro le gambe e la costringo a inginocchiarsi. Lei sa cosa deve fare. Con il bicchiere di whisky in mano, la osservo mentre mi toglie la cintura dei pantaloni e comincia a sbottonarli. Libera il mio pene dagli slip e inizia a muovere la mano lungo tutta la lunghezza. Chiudo gli occhi e appoggiò la testa allo schienale della poltrona mentre tengo ancora il bicchiere in mano. Sento la tensione accumulata sciogliersi nel corpo. Gioca con la lingua, inumidendo tutto. Poi avvicina le labbra alla punta del pene e lo prende tutto in bocca. Muove la testa rapidamente e il piacere inizia a crescere. Davanti agli occhi mi appare Sofia. Scuoto la testa per scacciare l'immagine di lei con il mio dito in bocca. Apro gli occhi, frustrato, bevo il whisky tutto d'un fiato e appoggio il bicchiere. La mia mano si posiziona sulla sua testa, che faccio muovere più velocemente. Vedo eccitazione nei suoi occhi, ma non mi interessa, voglio solo liberarmi. La sollevo e la costringo a piegarsi sulla poltrona dove ero seduto. IL suo culo è in primo piano. La mia mano finisce su , colpendola, e lei emette un gemito soffocato. Le metto una mano sulla bocca per attutire il rumore e la penetro dopo aver messo la protezione. Inizia a gemere come posseduta. A volte il suono della sua voce mi irrita. I miei colpi diventano più veloci e sento che è vicina. Ma questo non è un problema mio. Continuo finché non mi libero. Esco da lei e le lascio il preservativo in mano per poi andare a fare una doccia. Lei si allontana subito. Dopo la doccia, mi sdraio stanco sul letto e, prima di addormentarmi, la mia mente torna di nuovo a Sofia. È strano come mi abbia ossessionato. Sono curioso di averla per una notte. Di togliermi questo chiodo fisso. E decido che la avrò. Quella lingua affilata starebbe bene sul mio corpo. Scaccio il pensiero prima di eccitarmi di nuovo e mi addormento.

Tame my heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora