Sofia

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"Tra quanto arriviamo?"

"Mi fai impazzire. Un minuto in meno rispetto a prima."

"Ci hai proprio deliziato con il tuo senso dell'umorismo," stuzzico Franny.

"Non parlare fino a quando non arriviamo." Appoggio la testa sul sedile e guardo fuori dal finestrino. Ho una sensazione strana che non mi lascia tranquilla. Non posso dire che sia una sensazione negativa, non so spiegarla. Spero solo di non fare qualche sciocchezza e finire di nuovo nei media. Questa volta mio padre non me lo perdonerebbe. Forse mi sento così a causa del matrimonio. Ma preferirei morire piuttosto che sposarmi con lui. Franny mi distoglie dai pensieri che mi stanno consumando l'anima.

"Siamo arrivate, sei felice?"

"Sono così felice che non vedo l'ora di tornare a casa."

"Smettila di fare la difficile e mettiti la maschera se non vuoi che ti vedano il bel viso." Mi strizza l'occhio ed esce dalla macchina.

La casa dall'esterno sembra appartenere a una persona importante. Ci sono guardie ovunque. In ogni caso, non mi interessa molto. Entriamo e c'è pieno di gente, ognuno con una maschera sul volto. Le donne si distinguono per gli abiti provocanti. In realtà sono più scoperte che vestite. Non che io sia diversa. Mi è sempre piaciuto vestirmi con stile e penso di avere un occhio estetico, ma non sono a livelli volgari come la maggior parte qui. Indosso un vestito corto di raso con la schiena scoperta e bretelle con piccoli strass. Il vestito è bianco, come la maschera. L'unico elemento colorato è la lacrima nera sulla maschera. Ah, e i miei capelli. Franny incontra alcuni amici e ci invitano a sedersi accanto a loro.

La sala è grande, sembra una sala eventi. Arredata con eleganza e con tavoli alti. In poche parole, un riccone che vuole fare sfoggio dei suoi soldi. Il mio problema ora è come riuscirò a bere con la maschera che me lo impedisce. Perfetto. Vedo che Franny è immersa nella conversazione e questo mi basta per allontanarmi verso il bar. Ordino da bere e mi siedo lì a gustarmi il drink, con un po' di difficoltà, infilando la cannuccia sotto la maschera. Ma chi se ne importa. Non ho di questi complessi. E non ho intenzione di togliere la maschera.

"Michelada. Hmm, una scelta azzeccata. Ma sei davvero piccante quanto il drink che hai scelto?" Questa voce. Giro la testa e vedo una maschera nera simile alla mia, ma è completamente nera.

"Dovresti chiederlo a chi mi ha già provata." I suoi occhi mi fissano intensamente. Non riesco a decifrare l'espressione che assume perché la maschera non me lo permette. Ma gli occhi sono scuri, danno l'impressione che stia pensando a qualcosa di sporco.

"Oppure potrei provarci io stesso," e fa un passo più vicino a me.

"Grazie per la maschera," cercò di allentare la tensione che sento nell'aria.

"Avrei dovuto regalarti anche un vestito più chiuso," sento la sua risata e vorrei poterla vedere.

"Sono la più coperta qui." Avvicino la cannuccia sotto la maschera e bevo.

"Devi sapere per chi ti scopri." Per poco non mi strozzo. È la mia mente che prende le sue parole come provocazioni, o le intende davvero in quel senso?

"In realtà, devono saper come spogliarmi." I suoi occhi brillano in un altro modo. Quindi non sono l'unica a immaginare certe cose.

"Mi piace il modo in cui tieni testa alla conversazione."

"Sono brava a tenere le cose." La sua risata è come una melodia per le mie orecchie.

"Mi piacerebbe metterti alla prova."

"Certo..." Non si aspettava questa risposta, tanto che spalanca gli occhi per un attimo. "Lasciami dimostrare," gli dico mentre scendo delicatamente dalla sedia. Lui segue ogni mio movimento. Mi avvicino e gli prendo la mano come in un saluto.

Tame my heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora