14. Prigione di vetro (pt.1)

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Hunter

«Everything that you thought I would be
Has fallen apart right in front of you
Every step that I take is another mistake to you
And every second I waste is more than I can take.»
Numb - Linkin Park

Ho ceduto.

Dopo averci pensato e ripensato per giorni, alla fine ho scelto di andare alla festa di Harper.

Non lo faccio perché ho paura della reazione di mio padre o della delusione di mia madre, se non dovessi presentarmi.

Lo faccio soltanto per mia sorella, perché, a prescindere da ciò che pensa di me, io le voglio bene, anche se non sono mai riuscito a dimostrarglielo come avrei voluto.

E forse un po' lo faccio anche per me, perché se non andassi, continuerei a pensare e ripensare al fatto che l'ho delusa un'altra volta. E l'ultima cosa di cui ho bisogno a pochi giorni da uno degli esami più difficili dell'anno è proprio una distrazione come questa.

Dopo aver riempito controvoglia una borsa con l'occorrente per passare la notte a casa dei miei, mi richiudo la porta della mia stanza alle spalle e scendo le scale della confraternita per uscire.

A giudicare dal trambusto che c'è al piano terra, sembra che oggi anche qui ci sarà una festa. L'idea di restare a divertirmi con i ragazzi e bere fino a che non mi sarò dimenticato della mia famiglia problematica mi accarezza, ma mi costringo a continuare a camminare verso l'uscita prima che possa cedere alla tentazione.

«Che fai, Reyes? Scappi da Lexie?» ridacchia Drew intercettandomi davanti all'uscita.

«Non che voi o Lexie abbiate diritto a nessuna spiegazione, ma sto andando al compleanno di mia sorella.»

Ultimamente ho cercato un po' troppo spesso di distrarmi dallo studio insieme a Lexie e credo che abbia frainteso, come tutto il resto del college. Ne ho avuto la conferma un paio di sere fa, quando Skyler è riapparsa dopo che sembrava essere sparita nel nulla dopo esserci incontrati per caso in camera di Logan per chiedermi se fosse vero che io e Lexie stavamo insieme.

Il fatto che abbia creduto a quelle voci e le abbiano anche dato fastidio mi ha dato una soddisfazione inimmaginabile, ma preferirei che il resto del college — e soprattutto Lexie — sapesse come stanno davvero le cose. Non ci tengo per niente a ritrovarmi ancora una volta in un casino come quello che mi è capitato ad Harvard.

«Glielo farò sapere.»

«Ecco, bravo.» borbotto lapidario prima di voltargli le spalle e andarmene.

Durante il tragitto verso la parcheggio riservato agli studenti di Princeton il panico all'idea di dover affrontare per l'ennesima volta i mostri del mio passato inizia a diventare sempre più assillante.

Non torno mai a casa più di quanto non sia necessario. È come aprire la porta su un passato che ho cercato di chiudere fuori con una serratura a doppia mandata: ogni volta che ci rimetto piede dentro torno come per magia il bambino bambino debole che ero un tempo ed è un'agonia. Perché quella versione di me stesso ancora non ha imparato a filtrare le emozioni a comando e sente tutto.

Il dolore.

La rabbia.

La tristezza.

Sette Minuti (Vol. Uno)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora