♫ ~ 22.2 ɪ ᴅᴏɴ'ᴛ ᴡᴀɴᴛ ᴛᴏ ʙᴇ ᴀ ᴅᴇᴀᴅ ᴍᴀɴ ᴡᴀʟᴋɪɴɢ

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🚨QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE🚨

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Afferro un vasetto di vetro da sopra il mobile e con tutta la forza che ho lo lancio contro il muro.
«Pensate che io sia un tossico del cazzo? Mh? Bene!» sbraito. «Adesso ve lo faccio vedere io che cosa fa un tossico.» Attraverso il salotto come una furia, percorro il corridoio ed entro nella mia stanza.
Joel mi corre dietro. 

«Smettila», mi intima. Il suo tono perentorio vacilla un po' quando lo fulmino con lo sguardo. 
«Volete sapere che cosa fa un tossico, mh?»Apro i cassetti. Le mani mi tremano mentre cerco l'eroina. Intercetto subito la pallina di stagnola in cui è avvolta e la prendo. La sventolo davanti agli occhi increduli di mio fratello. «Guarda. Anzi, farebbe bene anche a te perdere ogni tanto il controllo, sai?» Srotolo la stagnola con mani tremanti e impazienti. «Invece hai sempre quel palo ficcato su per il culo!»

«Smettila», sibila. «Basta.»

Neanche lo ascolto. Getto un po' di quella polverina giallognola sul dorso della mano. Avvicino il viso pronto a sniffarla ma Joel me lo impedisce colpendomi la mano con un colpo secco. 
La polverina cade a terra.
Io impazzisco. 

Raddrizzo le spalle e lo sovrasto. «Che cazzo hai fatto?» Sbraito a un millimetro dal suo viso. 

Indietreggia, sembra quasi impaurito da me. «Smettila», il tono di voce lo tradisce, gli si spezza un po'. Riducendo la sua richiesta a un flebile mormorio.

Lo afferro per il colletto della stupida polo azzurra che indossa e lo strattono appena. «Non avresti dovuto farlo», sibilo. «Ora me la ripaghi. Ah, non puoi», rido in modo inquietante. «Non puoi perché non hai un cazzo di lavoro! Ti credi superiore a me e poi campi sulle spalle del sottoscritto.»

Posa una mano sulla mia e cerca di liberarsi. «Non sei in te.»
«Invece sì. Mi avete rotto tutti quanti il cazzo!», rafforzo la presa sul colletto. «Adesso la raccogli.»

Sgrana appena gli occhi. «Cosa?»
Lo spingo via facendolo barcollare leggermente all'indietro. «Raccoglila. Subito», indico la polverina sparsa sul pavimento. 

Lui non obbedisce resta in piedi scioccato dalle mie parole, dalla mia sfuriata da pazzo. «Me ne vado» dice, prima di voltarsi dandomi le spalle. 

Lo fermo afferrandolo di nuovo dal colletto e lo spingo a terra. «Ho detto che devi raccoglierla!»

Cade sulle ginocchia emettendo un verso strozzato di dolore. Si regge sulle mani e mi guarda. Gli occhi lucidi, la fronte aggrottata. 

Noel spunta oltre la porta e fissa la scena inorridito con gli occhi pieni di lacrime e le spalle che tremano. Mi raggiunge con poche semplici falcate e senza darmi il tempo di realizzare ciò che sta per fare, mi colpisce con un pugno sullo zigomo. Poi scarica una raffica di pugni contro il mio petto. «Ti odio, cazzo! Ti odio con tutto il cuore!» Sbraita, scoppiando a piangere. 

KISS ME DEADLYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora