CAPITOLO 12: ANNIVERSARIO

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«Ciao mi chiamo Cordelia e sono un'alcolista.»
«Ciao Cordelia!»
«Sono orgogliosa di festeggiare con voi il mio quinto anno di sobrietà.»
Applausi accompagnati da fischi e urla di gioia, avvolsero la piccola ragazza dai capelli rossi.
«Sono fiera di te tesoro!» urló una versione più adulta di Cordelia.
«Come molti di voi sanno, ho iniziato a bere a sedici anni. All'inizio mi sembrava un gioco divertente. Una maniera per passare il tempo con gli amici, ma piano piano quella letale roulette russa mi stava spingendo sempre di piú verso il baratro. Voglio ringraziare i miei genitori che non si sono mai arresi con me e la mia sponsor, Angelica. Sento il dovere di dire, soprattutto a chi sta per cominciare questo percorso, che non sarà facile. Ogni giorno sarà una nuova sfida contro sé stessi, ma il programma offre gli strumenti e l'opportunità di non essere più schiavi di quest'infida malattia. Mi raccomando, non arrendetevi mai!» Gli occhi verde smeraldo di Cordelia si incrociarono con quelli castani di Antonio, seduto in prima fila.

L'incontro terminò abbastanza velocemente quella sera. La piccola sala parrochiale venne allestitata in quattro e quattr'otto con tavolate colme di pizzette, salitini, patatine varie, dolci e bevande rigorosamente analcoliche.
Una meravigliosa torta millefoglie con crema chantilly, gocce di cioccolata fondente e panna montata venne posizionata su una tavola rotonda a parte. Sulla sua sommità era stata posizionata una spessa candela di cera bianca e rossa a forma di cinque, circondata come un'isola da una marea di frutti di bosco.
Tutti i presenti stavano chiaccherando amabilmente a piccoli gruppi. Antonio se ne stava in disparte, quasi nascosto da una colonna portante del muro. Osservava con ammirazione Cordelia, vestita per l'occasione con un abito in pizzo bianco, mentre si divertiva in compagnia dei due genitori che le stavano accanto.
«Chissà cosa si prova ad avere una famiglia?» pensó tra sè Antonio.
Lui ormai non se lo ricordava più, e questo lo fece sentire diffettoso.
Cordelia finalmente si accorse di lui. Gli sorrise affettuosamente e, dopo essersi congedata dai suoi, gli si avvicinó.
«Cosa fai, mi spii?» lo punzecchió bonariamente.
Antonio arrossì. Cordelia scoppiò in una gustosa risata.
«Ti prendevo in giro. Non avevo mai visto qualcuno arrossire cosí» aggiunse, asciugandosi gli occhi divertiti.
«A parte gli scherzi, perché te ne stai qui nascosto? Lo so che sei appena arrivato, ma ti consiglio caldamente di iniziare a relazionarti con il gruppo. Sono tutte delle persone straordinarie!»
«Sí, davvero straordinarie» disse finalmente Antonio, guardandola intensamente.
Questa volta fu Cordelia ad arrossire. Si portò una lunga ciocca di capelli dietro l'orecchio, distogliendo lo sguardo.
«Non vedevo l'ora di parlare con te», continuó Antonio, «Ho fatto una scoperta incredibile!»
Il ragazzo tiró fuori il diario di Ursula da una vecchia e logora borsa a tracolla. Lo aveva di nuovo avvolto nel lenzuolo con cui lo aveva ritrovato. Le pupille di Cordelia si dilatarono curiose, come quelle di un gatto. Estrasse con cura e delicatezza l'oggetto dal suo involucro di stoffa, iniziando a sfogliare quell'antico quaderno di memorie, fermandosi alla stessa pagina di Antonio .
«È una cosa incredibile!» esclamò entusiasta Cordelia. «Lo hai già fatto vedere a qualcuno?»
«No, tu sei l'unica.»
«Ti rendi conto che scoperta sensazionale hai fatto?»
«Finalmente potremmo sapere cosa accadde realmente ad Ursula.» «Mi prometti che continueremo a leggerlo insieme?»
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono ancora una volta, cancellando completamente il mondo intorno a loro. Anche il tempo sembrava essersi arrestato in quel semplice gesto.
«Tesoro? Non ci presenti?» domandò sorridente la madre di Cordelia, interrompendo quel momento di intimità.
Senza farsi vedere dalla madre, Cordelia riuscì a nascondere il diario.
«Mamma, ti presento Antonio. Antonio questa è mia madre, Melissa.»
«Ah il ragazzo di cui mi hai tanto parlato ieri sera.»
«Mamma...» la fulminò con lo sguardo.
«Tesoro è ora di tagliare la torta, su vai da tuo padre così potrai spegnere la candelina, scatteremo qualche foto e potremmo finalmente servirla a tutti.»
«Devi sapere Antonio, che mia madre scambia il mio anniversario di sobrietà per una festa di compleanno...»
«Bisogna festeggiare ogni traguardo della propria vita, mia cara» puntualizò la donna.
«Ok, ma è imbrazzante se continui a trattarmi ancora come una bambina...»
«È bellissimo, invece» prorruppe improvissamente Antonio, interrompendo quel dibattito familiare.
Cordelia si spostó sorridente al tavolo della torta dove ad attenderla c'era suo padre, un omone di quasi due metri, dalle spalle larghe e i capelli scuri. Gli altri membri del gruppo si radunaro velocemente intorno alla festeggiata.
«Sono sicura che ce la farai anche tu» disse Melissa, rivolgendosi ad Antonio con un sorriso carico di speranza.

Antonio era sulla via del ritorno. Un fortissimo vento aveva iniziato ad abbattersi violentemente sul bosco. Gli alberi si spostavano da una parte all'altra, in una macabra danza sotto un cielo oscuro senza stelle. Non appena giunse alla vallata, si accorse che la porta di casa era spalancata. Si fiondó veloce dentro l'abitazione. Tutto era a soqquadro. Anche le finestre erano spalancate; le ante sbattevano con violenza, mentre il vento fischiava da ogni angolo.  I cuscini dei divani era stati scaravoltati. I libri sparsi per terra. Anche la cucina non era stata risparmiata, divenendo teatro di una rivolta alimentare. Era come se fosse passato un uragano.
«KURO? Kuro dove sei?» urlò preoccupato.
Inizió a salire le scale scricchiolanti. La stessa sorte era toccata anche alle stanze del piano superiore. Una folata di vento gli colpiva il volto, come se Eolo in persona gli stesse soffiando contro per rallentarlo. Raggiunse la sua stanza. I cassetti erano scaraventati a terra. I suoi indumenti sparsi disordinatamente per tutta la stanza, così come le componenti del letto.
«Kuro?» la voce di Antonio si ruppe.
Cosa era successo in quella casa? Cosa era capitato al piccolo Kuro? Qualcuno era entrato e gli aveva fatto del male? Forse era semplicemente nascosto, al sicuro da qualche parte? O era fuggito terrorizzato e proprio in quel momento si trovava tutto solo nel bosco, in balia del mal tempo?
Antonio chiuse la finestra, placando cosí la forte corrente d'aria. Da un angolo nascosto dell'armadio, comparve una piccola massa pelosa color carbone. Antonio lo prese in braccio e iniziò a baciarlo e ad accarezzarlo sollevato, come una madre angosciata per il proprio piccolo. Tenendo Kuro ancora ben stretto fra le sue braccia, scese le scale per andare a chiudere le altre finestre e iniziare a sistemare quella baraonda. La luce saltò. Antonio proseguì a passi lenti e cauti in quel nuovo mondo dominato dalle tenebre. Raggiunse il piano terra, ma il suo corpo si pietrificò in pochi istanti. Una figura si ergeva minacciosa davanti alla porta di casa. Era una donna dai lunghi capelli, anche se il buio ne celava l'identità. Rimase fermo, completamente paralizzato, continuando a fissare quell'inquietante creatura. Il suo cuore venne sopraffatto dal terrore. Kuro emise un gemito, come se anche lui fosse consapevole del pericolo imminente.
«Chi sei?» domandó Antonio con voce soffocata, senza ricevere tuttavia una risposta composta da parole. La donna inizió ad ansimare, come in preda a una crisi nervosa. Il ragazzo tentò di avvicinarsi per accertarsi che non fosse qualcuno in bisogno di aiuto. Dopo pochi passi, l'inattesa visitatrice squarciò quel silenzio angosciante della notte, emettendo un orribile urlo, simile a quello di una mortale banshee, che si diffuse minaccioso come un veleno nel suo cuore e nella sua mente.

EREDITÀ DI FAMIGLIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora