7. Si svelano alcuni segreti

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«Chi sa portarla quella barca? Non andremo da nessuna parte e poi io preferisco la terra ferma.» disse Ottavio.

«Io la so portare.» fece Agata.

Tutti si girarono a guardarla stupiti. «Se, figurati.» disse Pietro.

«Davvero, saliamo e vi faccio vedere.»

«Sì ma dove andiamo? Non c'è altro che il mare.»

In effetti oltre l'orizzonte c'era solo il mare. Non un'isola, una fetta di costa, niente.

"Siete su un'isola, dovete solo arrivare ad un altro pontile."

«Se fossimo su un isola?»

Ramona la guardò sempre più stranita. «Agata, sai qualcosa che noi non sappiamo?»

«No, facevo solo un'ipotesi. Insomma, c'è un motivo se c'è una barca e c'è un motivo se ci siamo arrivati.»

«Io non vengo, torno nel prato. Voi fate quello che volete.» e se ne tornò verso la porta.

"Non lasciarlo andare."

«Ottavio, dobbiamo stare insieme.»

«Sì ha ragione Agata, restare uniti è fondamentale.» disse Ramona.

«Io non ci vengo sulla barca.»

Agata si girò e corse verso il pontile. "Senza di te se ne andranno tutti via quindi guidami bene."

"Lo farò."

Sganciò la cima e salì sulla barca più grande, facendo attenzione a non cadere in acqua, poi la mise in moto girando la chiave che era già inserita. Il motore emise un rombo per poi girare più lentamente.

«Allora venite o no?» urlò facendo cenno agli altri di salire.

I ragazzi rimasero un po' a guardarsi poi si diressero verso il molo. Anche Ottavio continuando a sbuffare. Una volta a bordo tutti, Agata fece le manovre con calma e attenzione. Si sentiva guidata fisicamente dalla voce che le dava suggerimenti, poi puntò verso il largo e aumentò la velocità.

«Vai piano Agata.» disse Ottavio.

«Stai tranquillo e tieniti.»

Dopo una quindicina di minuti avvistarono un'altro piccolo molo.

«Visto, che vi avevo detto?»

«Il fatto che ci sia un altro molo non vuol dire che sia un'isola.» rispose Marco.

«Ma se abbiamo girato in tondo quasi.» disse Isabella.

Agata decelero e manovrò con cura nell'avvicinarsi al pontile. Una volta Quando fu abbastanza vicina spense il motore e chiese a qualcuno di salire sul pontile e legare la cima che lei avrebbe lanciato. Scese Luca e fissò la corda ad un pilone del pontile. Quando Agata fu sul pontile controllò il nodo e lo rifece. Poi si diressero verso la spiaggia. Sembrava identica a quella che avevano lasciato prima di partire.

«C'è una porta anche qua.» disse Ramona. Provò ad aprire e con suo stupore la maniglia non girò a vuoto. Entrarono tutti e richiusero la porta sentendo subito uno scatto.

Pietro provò ad aprirla ma era bloccata. «Non si apre più. Fantastico, siamo chiusi qua dentro.»

«Stai calmo Pietro. Ottavio tira fuori la torcia dallo zaino che vediamo se c'è un interruttore.» disse Agata.

Lui lo fece ed illuminò la parete a destra e a sinistra finché non lo trovò. Accese e la luce illuminò una stanza enorme. C'erano delle postazioni formate da delle poltroncine in posizione semi sdraiata e da dei monitor.

«Ma dove siamo finiti? In un ospedale?» si chiese Ottavio.

«No, sembrerebbe più un laboratorio ma è piuttosto inquietante.» disse Luisa.

«Qualunque cosa facciano ci riguarda perché altrimenti non saremmo qua.» fece Luca

"Hai capito che stai dormendo vero?"

Agata rimase come paralizzata.

"Come sto dormendo?"

"Sei in una stanza come questa su quest'isola e stai dormendo. Ciò che stai facendo fa parte di un sogno condiviso con altri."

«Agata stai bene? Sei diventata pallida.» Ramona la guardò preoccupata.

«Sì, sì sto bene, forse solo un giramento di testa.» accennò un mezzo sorriso.

Ma l'amica la guardò ancora preoccupata. «Vuoi sederti un attimo?»

Lei cominciò a vedere le facce dei suoi amici cambiare. "Che sta succedendo?"

"Devi stare tranquilla o dovranno sedarti di nuovo. Fai dei respiri profondi."

Lei respirò profondamente e un po' di quello strano senso di irreale se ne andò.

«No, sto bene.» rispose poi.

"Io e te dobbiamo parlare, mi devi spiegare che succede."

"Ora devi calmarti il più possibile e riprendere il controllo di te stessa. Ce la puoi fare."

Agata cercò di calmarsi mentre gli altri si guardavano attorno e cercavano un'altra via da dove uscire. Alla fine riuscì a concentrarsi convincendosi che quella che stava vivendo era comunque una realtà. Una realtà da cui doveva svegliarsi e farsi venire il panico in quel momento non serviva a niente.

«Ragazzi venite, ho trovato un'altra porta.»

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