Capitolo 6

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7 Ottobre 1971

Era successo.

Per quanto avesse provato a resistere era successo.

Si era svegliata poco prima dell'alba, il sole non aveva ancora fatto capolino ma i suoi raggi cominciavano già ad illuminare il cielo.

David dormiva placidamente su un fianco, angelico, e Sofia si prese qualche minuto per osservarlo: le labbra carnose leggermente socchiuse erano ben visibili nonostante la ciocca di capelli lunghi che gli copriva il volto, il petto seguiva il ritmo regolare del respiro, che profondo, falciava il silenzio della stanza. Si soffermò sui muscoli delle braccia, ora rilassate, che qualche ora prima l'avevano stretta a sé con un vigore e una passione che non aveva mai provato prima.

Senza fare rumore si rivestì, facendo tutto il possibile per non svegliarlo, prese le scarpe tra le mani e in punta di piedi uscì dalla stanza.

Quando entrò dentro casa tirò un sospiro di sollievo nel vedere che nessuno, oltre a lei, era già sveglio. Sembrava deserta ma non lo sarebbe stata per molto tempo, di lì a breve anche sua madre si sarebbe svegliata e l'ultima cosa che avrebbe voluto era farsi beccare in flagrante.

Corse in camera sua e si infilò nella doccia, lasciando che il getto d'acqua calda facesse scivolare via gli ultimi residui di lussuria che le erano rimasti addosso, mentre pensava e ripensava alle mani e alle labbra di David che, lente ma decise, le toccavano il collo, il ventre, il seno e la lingua che solcava ogni angolo remoto del suo corpo.

Scacciò dalla mente tutte le immagini della notte precedente e richiuse l'acqua.

Doveva esserci stata molto più di quanto pensava perché quando scese in cucina, dopo essersi rivestita, erano già tutti in piedi.

Compresi i ragazzi che, esortati da Adrian a svegliarsi molto presto perché il tempo stringeva, erano già pronti per andare all'anfiteatro.

Sofia li osservò dalla finestra: David la cercava con lo sguardo ma non vedendola montò in macchina, rassegnato. Le aveva chiesto più volte il giorno prima di andare a sentirlo suonare e benché Sofia morisse dalla voglia aveva eluso la domanda.

Si preparò un caffè bello forte e mise a bollire il latte, quando Carlo entrò in cucina, con la cartella sulle spalle, pronto per la sua colazione prima della scuola.

Sofia ripensò a quando due giorni prima non ritornò a casa per andare a sentire i ragazzi che suonavano all'anfiteatro; ricordò la sua eccitazione in corpo per aver assistito a quello che, a sua detta, era stato lo spettacolo più emozionante a cui avrebbe mai assistito e che nonostante i suoi dieci anni, sembrava averlo scosso a tal punto da nominarli la sua nuova band preferita.

«Ti do cinquecento lire se mi dici come hai fatto ad entrare nell'arena»

Carlo si leccò i residui di caffellatte dal labbro superiore. Non avrebbe sprecato un'altra occasione per saltare la scuola.

«Mille. E mi fai venire con te»

«Per andare dove?» Adele entrò proprio in quel momento, anche lei pronta per una nuova giornata scolastica.

Grandioso! Ci mancava solo lei. L'ultima cosa che voleva era portarsi dietro i fratelli piccoli.

«Da nessuna parte e comunque non se ne parla!»

«Sofia vuole andarli a sentire all'arena ma mi deve mille lire se vuole che l'accompagno»

«Te le do io mille lire se mi ci porti» disse Adele, frugandosi nella cartella in cerca del portamonete ma Sofia la interruppe, ormai aveva le mani legate.

A Saucerful of PompeiiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora