Capitolo 1

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NOTE DELL'AUTRICE: Salve, questa fanfiction l'ho scritta e pubblicata su EFP nel 2012, ma essendo stata la mia prima fanfiction è naturalmente scritta coi piedi, perciò ho pensato bene di riscriverla da capo e pubblicarla anche qui. Buona lettura e se vi va lasciate un commentino. 


                                                                                                                                                                         4 Ottobre 1971

I tiepidi raggi del sole mediterraneo avvolgevano in un abbraccio la terra del mezzogiorno italiano. Un clima né eccessivamente caldo né già troppo freddo. Sembrava che l'estate non avesse ancora dato libera entrata all'autunno, tanto che i cappotti e i vestiti pesanti lottavano per farsi spazio negli armadi della gente del posto, ancora restii a fare il cambio di stagione.

E in quella mite giornata di inizio ottobre, Sofia era intenta a stendere i panni nel cortile del vecchio casale di famiglia. I capelli corvini tenuti per metà dentro un fazzoletto splendevano alla luce dei raggi del primo sole del mattino. Sua sorella minore Adele la aiutava, sbuffando tra un panno e l'altro, pensando, da brava diciassettenne qual era, che avrebbe passato meglio il suo tempo distesa sul letto a leggere i suoi fotoromanzi preferiti, invece che aiutare la sorella nelle faccende di casa. Sofia invece era dedita al lavoro al casale: da quando avevano iniziato ad ospitarci i viaggiatori era diventata la loro principale fonte di reddito e gli affari sembravano andare a gonfie vele. C'era sempre qualcosa fare: curare l'orto, fare il vino, dar da mangiare alle bestie... la vita di campagna l'aveva accompagnata per tutta la vita e non riusciva a vedersi in nessun altro luogo al mondo.

Benché a dividerle ci fossero cinque anni Sofia ed Adele erano molto unite, per quanto diverse caratterialmente. Se Sofia amava la vita al casale Adele invece la detestava: niente l'attirava di più delle grandi città: Roma, Milano, Londra, Parigi... scenari di vita dei suoi film preferiti.

La mattinata sembrava procedere a rilento quel giorno, e mentre Sofia pregustava già una tranquilla giornata a sistemare l'orto e a piantare i nuovi ortaggi, vide arrivare dall'entrata principale una lussuosissima macchina. Adele si girò incuriosita ed esclamò: «Ma chi è? O' Papa

Sofia soffocò una risata mentre la macchina si parcheggiava davanti alla porta di casa. "Strano" pensò, nessuno aveva chiamato per prenotare. Forse si erano persi.

Senza perdersi in troppe distrazioni continuarono con la loro mansione, quando vennero raggiunte di corsa da un ragazzino sui dieci anni.

«Sofi', mamma dice se la vai ad aiutare che non capisce niente di quello che dicono».

Da quando avevano iniziato ad ospitare gli stranieri Sofia si era dovuta ingegnare per imparare qualche parola di inglese: aveva iniziato a frequentare un corso al quale andava qualche giorno a settimana e si era anche comprata un dizionario che sfogliava quasi tutte le sere prima di dormire.

«Di' che mo arrivo»

Stese l'ultimo panno, prese la cesta e si avviò verso casa, seguita a ruota da Adele.

Appena varcò la soglia scorse sua madre che le fece cenno di prendere il suo posto e non potè fare a meno di notare i loro ospiti. Un uomo con gli occhiali e con un'aria piuttosto seccata si fece avanti e si presentò come Steve O'Rourke: era il manager di un noto gruppo musicale inglese e spiegò che erano lì per girare un film concerto tra le rovine di Pompei, ed erano già in un ritardo stratosferico perché quel giorno sarebbero dovuti arrivare in un albergo rinomato del posto che però, per un errore di comunicazione, aveva sbagliato le date del loro soggiorno e non aveva delle camere disponibili. Erano stati loro a mandarli là, promettendogli un soggiorno tranquillo a loro spese.

Sofia diede una rapida occhiata al gruppo di persone: superavano di gran lunga la ventina e si chiese se sarebbe mai riuscita ad accomodarli tutti.

Mentre controllava il registro delle camere guardò furtivamente Adele, che nel frattempo era rimasta là, attratta da tutto quel trambusto: vide che stava fissando dei ragazzi, che tra una chiacchiera e un'altra erano rimasti fuori a fumare, lasciando al loro manager il fastidioso compito di trovare un'alternativa alla loro situazione. Il suo sguardo venne ricambiato da uno di loro e i suoi occhi si incontrarono improvvisamente con il blu del Mediterraneo. Ma quando il ragazzo le sorrise Sofia si girò, imbarazzata per essere stata sorpresa a fissarlo, e si maledisse. Era rimasta profondamente colpita dai tratti angelici del suo viso, ben diversi da quelli degli uomini che molto spesso le facevano la corte e che lei puntualmente rifiutava. Cercò di nascondere l'imbarazzo e non appena ebbe appurato di avere tutte le camere disponibili, prese le chiavi e invitò Steve a seguirla.

«Prego, vi mostro le stanze»

Passò davanti ad Adele che la implorò di andare insieme a lei: non capitava tutti i giorni di avere delle rockstar come ospiti.

«Ti prego, posso venire con te?»

«No!» tagliò corto Sofia, intuendo la vera natura delle suppliche della sorella: ci mancava solo che si mettesse a flirtare con gli ospiti. No. Dovevano rimanere professionali e mantenere un certo decoro.

Le stanze per gli ospiti si trovavano in una costruzione esterna alla loro casa privata e a dividerli c'era solo il cortile. Sofia passò davanti al ragazzo che prima la stava guardando, e che continuava a farlo, e lottò con tutte le sue forze per non ricambiare il suo sguardo, ma dovette cedere quando, dopo aver salito le scale a aperto la porta principale che portava alle camere da letto, dovette dargli la chiave. Ne diede una a ognuno di loro, indicando la corrispettiva porta.

«La cena è alle 20:00» disse, cercando di non far trapelare nessun tipo di emozione. «Siete nostri ospiti»

Girò velocemente i tacchi e tirò un sospiro di sollievo.

Quando tornò all'ingresso Adele l'aspettava con le unghie delle mani tra i denti, in evidente trepidazione.

«Ma quanto so' belli?!»

«Piantala!» esclamò Sofia, mentre cercava di sistemare nervosamente la scrivania che usavano per dare il benvenuto ai clienti.

«Hai visto come ti guardava?»

«Ma chi?»

«Quello biondo con gli occhi azzurri»

Sofia sentì le guance avvampare ma sperò di non darlo troppo a vedere, continuando a fingere di mettere a posto cose che erano già in ordine.

«A te quale ti piace?»

«Nessuno, falla finita!»

«A me quello...»

«Ade' basta!» non fece in tempo a finire la frase che la sorella maggiore la interruppe.

«Cerca di contenerti. Questi non sono cantantucoli da quattro soldi. Sono pezzi grossi, diamoci una controllata»

Sofia era rinomata in famiglia per essere sempre quella con la testa sulle spalle, abituata ad avere la situazione sempre sotto controllo, una virtù che aveva ereditato da sua madre. Ma si rese conto per la prima volta che le sue parole non avevano effetto nemmeno su se stessa, figurarsi sulla sua esuberante sorella.

«Ma non ci posso nemmeno parlare?»

«Ma sai quante donne tengono questi? Stann' penzann' proprio a te. E poi che gli vuoi dire? Non spiccichi una parola di inglese, a scuola vai malissimo. A proposito, vai a fare i compiti... oppure vieni ad aiutarci in cucina, che c'è tanto lavoro da fare, dobbiamo fare bella figura»

«Uffa! E comm' si' noiosa»

Sofia ignorò l'ultimo commento della sorella e la seguì con lo sguardo mentre si dirigeva nella sua camera.

Andò in cucina, le cuoche che lavoravano per loro si erano già adoperate sotto ordine della matriarca della famiglia, Maria.

Sofia diede uno sguardo all'orologio sulla parete: era quasi ora di pranzo. Pensò bene di andare nell'orto, già aveva in mente quello che avrebbero offerto ai loro ospiti quella sera. 

A Saucerful of PompeiiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora