Capitolo 2

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Non era stato facile far arrivare il cavo elettrico fino all'antico anfiteatro. Avevano dovuto scomodare una parte dei cittadini e far passare le centinaia di metri del filo sotto alle loro abitazioni che dal municipio si dirigeva dritto fino all'arena.

Non era stato facile nemmeno convincere i ragazzi ad accettare la sua proposta di realizzare un film musicale, ma dopo aver parlato loro della bellezza sublime e senza tempo di quel luogo finalmente Adrian Maben ci riuscì e in pochissimo tempo il viaggio era stato già organizzato, non senza intoppi: prima l'albergo disdette le loro stanze, poi il problema con il cavo elettrico e infine l'attrezzatura, che arrivò in ritardo quel tardo pomeriggio.

Adrian si asciugò la fronte con un fazzoletto.

Niente sembrava andare per il verso giusto, ma nonostante ciò aveva la sicurezza certa e incontrovertibile di star realizzando un capolavoro intramontabile che sarebbe rimasto ai posteri.

L'anti-Woodstock, come amava definirlo lui.

Il tempo passava, le attrezzature erano quasi tutte montate, ma non ci sarebbe stato il tempo di girare un bel niente: una giornata sprecata. Adrian sentiva già nell'aria il malumore e lo scontento da parte del gruppo, specialmente di Roger Waters. Il bassista era rinomato per essere un perfezionista: niente doveva andare storto, i minuti dovevano essere spaccati e il tempo era prezioso e non doveva essere sprecato.

«Ti rendi conto, Adrian, che abbiamo perso una giornata per nulla?»

«Lo so, Roger, ti capisco. Ma purtroppo non dipende da me»

«Non possiamo neanche anticiparci con il soundcheck. Non pensi che dovremmo portarci avanti con qualcosa?» domandò seccato. Possibile che fosse sempre circondato da incompetenti?!

Il regista ci pensò su.
Effettivamente, tra le idee che aveva avuto sul prodotto finale, c'erano delle scene che avrebbe voluto girare con loro sul vulcano. I crateri solforosi e fumanti avevano suscitato un certo fascino su di lui durante il suo viaggio in Campania l'estate precedente, sicuramente si sarebbero sposati bene con la musica dei Pink Floyd di sottofondo. I permessi erano già stati chiesti, dovevano solo recarsi lì.

I ragazzi accettarono la sua proposta. Non che avessero alternative, il tempo stringeva.

Arrivarono alla Solfatara nel primo pomeriggio, dopo essere rimasti bloccati tra le strade di Pompei a causa di una processione, che fece perdere loro altro tempo prezioso.

«Cosa dobbiamo fare esattamente?»

David Gilmour si guardò intorno. Dovette riconoscere che Adrian aveva avuto davvero un buon occhio per la location del film. Era stato proprio lui, insieme a Steve, ad ascoltare per primo la proposta del regista. Inizialmente non era rimasto molto impressionato: Adrian aveva proposto loro di combinare la musica dei Pink Floyd con le opere di Magritte e di De Chirico, ma il chitarrista, a nome del gruppo, aveva declinato l'offerta, in quanto sembrava troppo pretenziosa, perfino per loro.

La vera svolta avvenne con il viaggio del regista a Napoli: dopo una visita alle rovine di Pompei Adrian rimase talmente affascinato dall'acustica dell'anfiteatro che decise di registrare proprio lì il suo film.

«Niente di speciale» rispose il regista. «Passeggiare, scendere di corsa dalle pendici del Vesuvio, guardare i crateri...» si interruppe, notando gli sguardi perplessi dei quattro musicisti. «Quello che vi viene naturale, ok?»

Roger alzò gli occhi al cielo: se quella era la sua idea di film erano messi davvero male.

***

Il sole era già tramontato quando finirono di girare le ultime scene e per tutto il pomeriggio non avevano fatto altro che caminare sul vulcano, tra geyser e ceneri che puzzavano di zolfo. Il giorno dopo avrebbero dovuto alzarsi molto presto, in modo da ottimizzare i tempi.

A Saucerful of PompeiiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora