Essere tristi può capitare anche ad una persona che sta bene. Essere davvero tristi, può capitare anche questo. Per un periodo, un paio di giorni, una settimana al massimo. Ma di solito non di più. Inevitabilmente una persona che sta bene e si espone al mondo esterno rischia di provare sentimenti, belli o brutti che siano. Ma quando la tristezza si trasforma in vuoto, quando non c'è nulla che ti possa confortare se non l'alienarti dalla tua realtà distogliendo la tua attenzione da te stesso e dai tuoi problemi, quando non c'è nessuno a prenderti mentre cadi e lo sai, qualcosa dentro di te cambia. Come se qualcosa che hai da sempre dato per scontato non ci sia più, all'improvviso. Non è colpa tua, non lo hai voluto tu, ma non c'è più. C'è qualcosa di diverso in chi perde un pezzo di sé. Essendo animali strettamente sociali, quel pezzo di sé potrebbe benissimo essere anche un aiuto da parte del gruppo, da un genitore, un amico. La mancanza di un piccolo pezzo può far crollare quel castello di carte che è la nostra psiche. Ma il cervello è una macchina perfetta, o almeno ci aspettiamo che lo sia, e prova a tappare le falle, spostando materiale, cambiando gli ingranaggi e attutendo le cadute della psiche come può. La sopravvivenza esige cambiamenti e adattamenti, e il cervello, addestrato da milioni di anni di evoluzione, esegue. Cambiare abitudini, cambiare atteggiamenti, cambiare la nostra palette di sentimenti. Insomma, adattarsi all'ambiente che ci circonda. Noi esseri umani siamo molto bravi ad adattarci, infatti siamo così bravi che troviamo altri esseri umani in quasi ogni ambiente terrestre. In cima all'Everest, in ogni isola negli oceani, in Antartide. Ci mancano solo i vulcani, ma ci stiamo lavorando. Adattarsi. Sopravvivere. Siamo nel 2024 e ci troviamo a sopravvivere come leoni e gazzelle nella savana. Forse potremmo puntare a qualcosa di più della semplice sopravvivenza. Forse potremmo puntare al benessere, magari puntare all'idea di poter essere felici. Sarebbe bello essere felici. Ma come fare? Come si può cambiare una situazione che ci si è incollata addosso e ci appesantisce ogni giorno? Che si lega come catene alle nostre caviglie e ci rallenta, mentre tutti gli altri corrono lungo il sentiero della vita a perdifiato e noi rimaniamo indietro come bambini, felici di poter correre ma al contempo tristi di essere lasciati indietro, mentre guardiamo tutti gli altri allontanarsi da noi dandoci la schiena felici, leggeri. A volte ci fermiamo per prendere fiato, e il distacco aumenta, e lo sappiamo. Vorremmo poter fare di più, correre più forte, ma ci stanchiamo anche di più e il bisogno di prendere fiato aumenta. Ci sentiamo in colpa per essere rimasti indietro mentre tutti gli altri sono ormai fuori portata. Ci sentiamo tristi e sbagliati, pensiamo che ci deve essere qualcosa di sbagliato se siamo arrivati solo fino a qui. Lenti e soli, e nessuno che ci aspetta. Ed è così, siamo lenti, siamo indietro. Ma perché? Perché siamo così pesanti? Perché è legato su di noi un bagaglio così pieno di macigni, che ci rallenta e ci rende difficile superare gli stupidi ostacoli della vita? È un bagaglio fisico o emotivo, che appesantisce il nostro pensiero e la nostra mente, con l'effetto di rallentandoci nella vita reale. Un regalino dell'evoluzione che dovrebbe farci rimanere in vita, ma che non si è adattato alla realtà moderna. Un sistema di allarme che dovrebbe ricordarci il pericolo di una tigre o un leone, ma che ora ci fa ricordare ogni singolo evento imbarazzante o sgradevole della nostra vita, ripresentando immagini di sofferenza passate. Un monito costante a non essere più ciò che siamo stati in un'occasione imbarazzante. O una moviola continua di un evento traumatico. Ma non si può sopravvivere con la testa immersa nel passato, e quindi il cervello ci fa' interiorizzare quella situazione, quel problema. Ci fa digerire nella profondità della nostra mente quell'immagine, che si cicatrizza come un graffio nella nostra memoria, sempre presente ma quasi indistinguibile da tutto il resto. Un piccolo granello di sabbia che incrina la bilancia del nostro bagaglio. Più cresci, più strada devi fare. E se il tuo bagaglio è pesante, gli obbiettivi che gli altri raggiungono con facilità diventano imprese titaniche. E dopo ogni impresa che raggiungi ce n'è sempre una nuova ancora più grande e insormontabile. Quanto bello sarebbe alleggerire almeno un po' questo bagaglio. Essere un pochino più leggeri, anche per fare solo un passo in più del solito. Soprattutto per quelli il cui bagaglio è così grande e pesante, che li schiaccia e basta. Li schiaccia sul divano o nel materasso, un peso mentale che soffoca i loro pensieri. Tutto si trasforma. Tutto può cambiare, piano piano. Una cosa che ci spaventa può diventare insulsa e ignorabile. Una montagna insormontabile può diventare una leggera passeggiata. Come questo bagaglio si è creato e appesantito giorno dopo giorno, può essere svuotato. Possiamo tornare ad essere leggeri.
Bisogna cambiare qualcosa, e se quello che sta attorno a noi è immutabile e freddo, il cambiamento deve avvenire dentro di noi.
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Voglio essere felice anch'io!
SpiritualUna guida su quale filosofia e quali trucchetti ho usato per scappare dalle grinfie della depressione.