La mente degli altri non è uno specchio della tua mente

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Quando stiamo male e ci sentiamo non realizzati, quando sentiamo di essere capaci di poter fare molto di più di quello che stiamo facendo, e ci sembra che i nostri sforzi siano focalizzati in un inutile circolo vizioso da quale non riusciamo ad uscire, ci capita di pensare a quello che gli altri pensano di noi. Come ci vedono i nostri amici? Che opinione hanno di me i miei genitori? È davvero brutto. Soprattutto perché non è dato saperlo mai, è una realtà nascosta e inconoscibile, l'opinione altrui è come un quadro astratto che non riusciamo a comprendere. Non è tangibile, e non si può mai sapere se le risposte alle nostre domande siano la realtà o una macchinazione, o risposte di cortesia. Ancora peggio è il proiettare le nostre insicurezze, esasperazioni e tristezze nei fantocci che creiamo nella nostra testa delle persone che ci stanno attorno. Creiamo delle definizioni di noi stessi che non esistono e spesso non hanno senso, giustificando l'odio che proviamo contro di noi come "lo provano anche loro, è giusto che io mi odi, ha senso". È molto semplice dire che un'altra persona mi odia, senza ben conoscere il suo pensiero. O ancora meglio, è estremamente allettante per una persona in difficoltà dare un senso al disgusto che prova per sé stesso proiettandolo sulla figura ideale e irreale di qualcuno che gli sta vicino. Più vicina è questa persona, più importante è, più l'odio irreale che noi attribuiamo ai sentimenti di questa persona contro di noi sazia il vuoto di sentimenti che si crea quando la potenzialità di qualcosa non viene colmata. Una curiosità insoddisfatta insomma. Quando ci lasciamo con un dubbio atroce; forse perché pensare di poter essere bravi in qualcosa è meglio che essere sicuri di fare schifo. Non ho il coraggio di fare una cosa che adorerei fare bene, ad esempio disegnare. Vorrei disegnare ed essere bravo, e far vedere a tutti quanto sono bravo, ricevere complimenti e vendere i miei disegni per milioni di euro l'uno. Ma sono terrorizzato dal disegnare. Ho paura di prendere in mano la matita e far vedere a tutti che produco solo robaccia da buttare via. Ho paura che tutti riconoscano la mia incapacità e ne siano disgustati, e che mi prendano in giro. Per questo non faccio disegni. Ho paura che questa persona a me cara mi derida e mi prenda in giro. Direbbe che faccio schifo e che dovrei piuttosto lavarmi i denti anziché perdere tempo in queste porcherie. Questa persona che mi sta a cuore mi insulta e mi ferisce. Ma nulla di tutto questo è reale. Non c'è un singolo passaggio di questo ragionamento che si basi minimamente su di un fatto reale. Non c'è proprio alcun modo di determinare se queste ipotesi possano trasformarsi in realtà, concretamente, o se siano solo cose false e inventate a caso senza alcun fondamento. Perché mi faccio questo ogni volta che sento di voler esprimere il mio potenziale? È una mia necessità che soffoco dentro di me, la tengo nascosta e non mostro a nessuno, perché ho paura di venire attaccato e cacciato dal gruppo. Di non essere più considerato dai miei amici o dalla mia famiglia. La mia mente proietta scenari irreali per prepararmi ad essere escluso ed abbandonato da tutti, cosicché quando questa cosa capiterà sarò pronto. Ma lo sarò per davvero? Questa eventualità è reale? C'è davvero il rischio di venire cacciato dai miei amici o dalla mia famiglia per un disegno? Una scultura in legno brutta? Un origami tutto spiegazzato? Devo aver paura di esprimere le mie potenzialità artistiche? No. Tutto quello di cui ho paura è l'idea che io ho di me stesso. Ho paura di quello che penso di me, che i miei pensieri possano trasferirsi in qualche modo dentro alla mente di chi mi sta intorno, e che questi comincino ad adottare il linguaggio che io uso contro di me. A pensare e a dire quello che io penso e dico di me. A esasperare il malessere che vive dentro di me. Chi è esteriore a me, ha il diritto di pensare e credere ciò che vuole. Ha il diritto di dire cose contrarie al mio pensiero, e io non ho il diritto di imporre il mio pensiero su tutti in modo uguale e uniforme. La realtà è che non c'è una risposta all'odio che proiettiamo in chi ci sta attorno, non esiste una realtà oggettiva in questo argomento. Nessuno mi odia così profondamente. La realtà più probabile è la neutralità delle opinioni. Nessuno mi odia, se mostro qualcosa a qualcuno la sua reazione più probabile sarà la neutralità emotiva, o un piccolo e momentaneo stupore dato dalla novità e dalla curiosità nei confronti del disegno, ma nulla più. Proiettare dei sentimenti così forti nella mente altrui è un'azione sbagliata e stupida, un'azione molto più realistica sarebbe proiettare dei sentimenti di neutralità in questi miei fantocci rappresentanti le altre persone. Le persone di me che opinione hanno? Pensano che sono un idiota e che dovrei sparire? Assolutamente no. Pensano che sono ok. O non pensano nulla affatto. È molto brutto avere questa consapevolezza, che la maggior parte delle persone sia indifferente alla mia presenza o alla mia assenza, che scambi con me due tre battute di cortesia e che poi si allontani indifferente. Però è la verità. È una base oggettiva e reale da cui far partire i nostri filmini mentali disperati. E come base è estremamente solida. È valida. Ha senso. Odiare qualcuno è una spesa energetica enorme, e lo stesso vale per l'amore. I sentimenti più forti stancano fisicamente, richiedono tantissimo sforzo e tantissima energia. Danno anche forti sensazioni in cambio, grandi emozioni e grandi fluttuazioni di umore rispetto alla banale normalità. Ed è anche forse un pò per questo che proiettiamo odio. Speriamo di non essere indifferenti alle persone, e siccome essere amati è davvero improbabile, allora ci va bene essere odiati, disprezzati, che qualcuno passi serate intere a pensare a noi e ai nostri stupidi disegni e a quanto fanno schifo. Ne saremmo grati. Avere dei nemici è rilassante, essere pensati e desiderati è bello. Una persona che ci dedica un pugno sul naso è una sensazione che non dimenticheremo mai. Quindi, non bisogna proiettare odio nei fantocci altrui, ma neutralità, molto conveniente, facile da gestire, assolutamente normale e probabile. 

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