Le preoccupazioni sono un sano modo che ha il cervello di cercare di mantenerti in vita. Preoccuparsi di non scivolare giù da una montagna o preoccuparsi che un serpente o un ragno siano velenosi o meno. È una modalità per stare alla larga dai guai che abbiamo ereditato dai nostri progenitori selvaggi. Ora, nell'era moderna, il cervello legge come minacce eventi inconsueti e nuovi, come un problema a lavoro o una situazione sentimentale. Ci troviamo a dover affrontare intrighi politici per i quali la risposta del nostro corpo è la stessa che avrebbe si fronte ad una tigre. Il cervello infatti non si è evoluto pari passo rispetto all'avanzamento tecnologico, adattandosi alla nuova era di socialità e, meno bella, socialità a distanza. Lui semplicemente è settato sul tigre o non tigre, e risponde così agli statti di pericolo che incontriamo. L'ansia che viviamo è quindi un sano avvertimento per un evento o una situazione che dobbiamo affrontare nell'immediato futuro che percepiamo come pericolosa e avversa. Ci sono tuttavia alcune situazioni in cui avere ansia non ha più senso, per cui i nostri sentimenti, qualsiasi essi siano, non hanno potere nel manipolare il risultato che ci attende. Un po' come essere passeggeri di un aereo. Qualsiasi cosa facciamo o qualsiasi sentimento proviamo, l'aereo atterrerà. Allo stesso modo essere passeggeri di un auto che sfreccia a 200km/ho. Avere paura, avere coraggio, essere felici o tristi non cambierà il risultato degli eventi. E soprattutto se non possiamo farci nulla, tanto vale non preoccuparsi. Sopravvivere a una situazione del genere non è una questione legata al nostro essere e accettare la realtà del pericolo in modo storico è....triste, ma è l'unica cosa sensata da fare se ci trovassimo in una situazione del genere.
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Voglio essere felice anch'io!
EspiritualUna guida su quale filosofia e quali trucchetti ho usato per scappare dalle grinfie della depressione.