Il tempo non esiste

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In un certo senso, il tempo non esiste. È un'idea, una creazione dell'uomo. È una suddivisione di qualcosa che esiste effettivamente, il ciclo giornaliero di rotazione della terra attorno al suo asse, e per estensione lungo l'orbita attorno al sole. Ma in realtà in natura il tempo non esiste. Non si può chiedere ad un animale che ore sono, o ad un fenomeno atmosferico. Loro avvengono e basta. Loro vivono e basta. Non c'è nulla di stravagante nella loro vita relativo al tempo. C'è il sole o non c'è il sole, fa caldo o fa freddo. E l'evoluzione li ha dotati di strumenti adatti a sopravvivere a tutti questi singoli momenti dell'anno. Ma noi esseri umani ci siamo inventati qualcosa di più, abbiamo questa tendenza a suddividere e catalogare. Prima macroscopicamente abbiamo catalogato la ricorrenza delle stagioni con l'anno, seguendo la periodicità di equinozi e solstizi, poi con maggior specificità attraverso l'uso di mesi e settimane, e infine una sottodivisione del giorno in sè attraverso ore, minuti e secondi. Ma tutto questo è una fantasmagorica invenzione dell'uomo. Tutto ciò non esiste, è solamente una convenzione molto utile alla nostra vita complessa. Ecco quindi che la nostra natura più animalesca entra in conflitto con quella che è una sovrastruttura innaturale imposta dall'esterno. Il tempo. E come entità estranea alla nostra biologia, il tempo va compreso in modo corretto o si possono sviluppare delle resistenze dentro di noi contro di esso. Un pò come con la matematica. Com'è possibile questa cosa? Che senso ha dire che il tempo non esiste?

Il tempo esiste, si, ma solo perché lo abbiamo creato noi e lo seguiamo ogni giorno. Se domani non ci fossero più persone, il concetto di tempo andrebbe perso ma il tempo di per sè rimarrebbe in esistenza. Perché il tempo non è qualcosa di reale, è una categorizzazione di qualcosa di reale. È la suddivisione di qualcosa che accade indipendentemente da tutto il resto. È la rotazione della terra. Tanto semplice quanto straordinario. Ma se domani la terra non esistesse più, si potrebbe dire che il tempo scompaia assieme ad essa? Prendiamo l'esempio della luna. Se la società umana si fosse sviluppata sulla luna, che mostra sempre la stessa faccia alla terra, si sarebbe formato il concetto di tempo? O basterebbe anche solo andare all'equatore, esiste solo il giorno, non le stagioni.

Vabbè il punto è un altro.

Il passato non esiste, e neanche il futuro. Quello che io ero ieri, o dieci anni fa, non è più tangibile. Non è più alla mia portata e non posso più interagirci. Non posso plasmare il passato ne modificarlo. È un evento dato. E l'unica cosa che lo rende reale è il ricordo che io ho di questo. Non esiste più. Posso avere fotografie, posso ricordarmi cose che ho fatto, posso avere un tatuaggio o una cicatrice. Ma il passato non esiste più. E per quanto riguarda il futuro, questo non esiste ancora. Non è tangibile, e tantomeno plasmabile. Non è in essere finchè non sarà arrivato. Ed ecco che sorge un problema. Se ne passato ne futuro esistono, cosa esiste? Esisto io. Adesso. In questo momento. In questo istante sono un essere vivente. In questo istante posso plasmare quello che mi circonda. Posso modificare l'ambiente che mi sta intorno. Posso sentire e vedere quello che esiste per davvero. Ciò che è reale e non solo una risposta elettrica o chimica del cervello. E non solo, quello che esiste adesso può farmi del male ma quello che è esistito, o che esisterà in futuro, non può farmi del male. Potrebbero potenzialmente, ma in questo momento sono vivo e sto bene. Non c'è nulla di male. Aver paura del passato è come aver paura dei bombardamenti della seconda guerra mondiale oggi. Non ci sono più. Devo piuttosto preoccuparmi di non farmi male adesso. E avere paura del futuro? Questo ha senso. Aver paura di qualcosa che potrebbe presentarsi e ferirmi, è normale. Si, è normale. È un naturalissimo istinto di preparazione ai problemi futuri, una capacità di evitare di farsi del male ficcandosi in situazioni difficili o pericolose. Ma a volte la preoccupazione può superare la realtà delle cose. Le possibilità che consideriamo superano di gran lunga la realtà dei fatti. Aggiungiamo eclatantemente scenari improbabili perchè siamo soggetti alla paura del futuro. Quante cose potrebbero andare male, e quante cose potrebbero ferirci, quando in realtà quando giugne quel momento, non succede nulla. Tutto quello che abbiamo pensato e predetto risulta essere stata solo una nostra stravagante fantasia e nient'altro. E ne siamo sollevati e soddisfatti. Ma non è assolutamente salutare. Il nostro cervello non è pensato per prevedere troppi scenari distruttivi contemporaneamente, però è capace di farlo grazie alla nostra fervida immaginazione. Con tutta questa grande quantità di traffico di dati possibili e plausibili, il nostro cervello smette di funzionare correttamente. Smette di essere efficiente e spesso si attiva un meccanismo di lotta o fuga per un evento che deve ancora realizzarsi fisicamente. Abbiamo paura di poter finire in una brutta situazione perché nella nostra mente elaboriamo un insieme di situazioni irrisolvibili che ci impediscono di approcciare la situazione stessa, quando in realtà nulla di tutto ciò è reale. È solo una proiezione delle nostre paure nel mondo reale. Non esiste nulla di tutto questo. Almeno finchè non ci troveremo nella situazione di dover affrontare questi problemi, a quel punto saranno reali. Ma qual'è la vera probabilità di trovarsi in una situazione del genere? Decisamente bassa, e decisamente inferiore alla probabilità che non accada assolutamente nulla. Avere l'ansia è deleterio sia per il fisico che per la mente, perchè è una preparazione ad un evento che non esiste, ad un problema che potrebbe esistere, ma che non esiste.

Facciamo un esperimento. Tu puoi viaggiare nel tempo, e adesso ti spiego come fare. Puoi tornare nel passato, nella tua vecchia casa, entrare nella scuola di quando eri ragazzo, girare per le aule e sederti al tuo vecchio banco, che ormai ti è diventato piccolino e stretto. Puoi andare in sala giochi, nel tuo bar preferito, puoi tornare nella stanza d'hotel di quella vacanza al mare che hai fatto quando eri bambino, tanti anni fa. Puoi tornare indietro e rivivere quei momenti e trovare ogni cosa al suo posto, tutti i tavoli, tutte le sedie, i quadri, gli alberi, è tutto proprio come te lo ricordavi, ma nel passato non c'è nessuno. Le stanze sono vuote, le strade sono deserte. Sei solo a camminare attraverso le piazze, ti siedi da solo al tavolo della cucina della casa in cui sei cresciuto. Sei solo. È tutto al suo posto, ma sei solo. Ora ci sono bambini diversi seduti ai posti dei tuoi vecchi amici, c'è qualcun'altro che abita nella tua vecchia casa. Il passato è proprio lì, davanti a te, ci sei dentro. Eppure nulla è più come prima. Sei dentro casa tua, ma la famiglia non è la tua. Le persone che camminano per strada non le riconosci, non c'è nessun viso familiare. Sei tu, e sconosciuti. Ora preparati. Soppesa le sensazioni che stai provando, la felicità di tornare indietro ai bei tempi, e la tristezza di essere solo, nelle stanze, nei luoghi di una volta. Guarda cosa hai attorno a te, in questo momento. Concentrati, e cerca di rispondere alla mia domanda: Che problema ho io in questo momento? Che cosa affligge me, seduto, mentre leggo questa frase? Puoi al massimo avere fame o sete. Non hai altri problemi in questo momento. Le rate dell'auto? Verrà il giorno in cui dovrai pagarle, ma non è adesso. Il mutuo della casa? Uguale. I colleghi di lavoro o gli amici a scuola? Non sono qui con te, ci sei tu, e ci sono queste parole. Concentrati sul tuo respiro, sentilo fluire dentro al tuo corpo e concentrati. Cerca di sentire le sensazioni che prova la tua pelle, dalle orecchie, al naso, alla bocca, al mento, alle spalle, ai gomiti, ai polsi, alle dita, e via così per tutto il corpo. Concentrati su te stesso. Prenditi un minuto, chiudi gli occhi e ascolta, cosa senti? Senti quello che ti sta intorno: le macchine, il frigo, la televisione. Ma c'è altro. C'è un qualcosa in più, che non proviene dall'esterno. Chiudi ancora gli occhi e ascolta senza porre giudizio. Senti la canzone che ti è rimasta in testa? O le vocine che ti dicono di preoccuparti? Ascoltale senza giudicarle, imparziale. Lo senti che il loro suono non proviene dalle orecchie, non passa per i timpani, ma si crea nella tua mente? Compaiono come dal nulla. Esatto. Tu puoi provare a controllarle, ma difficilmente ne sarai capace, e soprattutto tra venti minuti torneranno a comandare loro. Tu ascoltale imparziale. Sappi che dentro di te hai la tua mente, che ragiona e tramite la quale stai leggendo queste parole, e un elemento arcaico, intuitivo, che esula dal tuo comando. Un qualcosa che non riesci a controllare, e che non puoi neanche fermare o toccare. Esiste in parallelo a te. Ti dice di avere ansia, ti dice di arrabbiarti, ti dice di essere cattivo o di approfittare di qualcosa. Eh già, sembra che sia dalla tua parte, ma non lo è. perché? Perché ti tiene sveglio la notte, e ti disturba durante il giorno. Come può essere tuo amico, se ti disturba e non si lascia controllare, e non smette quando gli dici basta? Esiste, è in tutti noi, ed è autonomo. Ora tu che sai della sua esistenza, che ti sei reso conto cos'è e come lo si riconosce, hai la possibilità di manipolarlo, esiliandolo quando serve. Tramite la concentrazione e il respiro, allungando i tempi in cui indagini all'interno della tua mente, puoi averlo in pungo. Non puoi manipolarlo, ma puoi farlo tacere. E vedrai che separando le sue azioni negative, ti troverai in uno stato di piacevole benessere. Agisci secondo la tua coscienza, che è la parte di idee che puoi controllare e manipolare, e questa prenderà forza, schiacciando questo nemico inafferrabile. Esercitarsi nel fare del bene e comportarti secondo la tua coscienza, anche andando a danno di te stesso (un bel controsenso a prima vista!) ti aiuterà ad abbattere questa vocina insulsa. Non avrai più bisogno di "sopravvivere" mettendo in atto il male che ti suggerisce questa vocina, ma sarai capace di apprezzare la vita e il tuo tempo qui sulla terra.  

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