Quando un uomo è colpevole del male che ha commesso...

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...fiuta la punizione da lontano.

È un pò come dire excusatio non petita, accusatio manifesta. Il nostro cervello funziona secondo modalità che ci piace definire note e replicabili, ma le quali sono in realtà assolutamente ignote e oscure. Anche i migliori scienziati più studiano il cervello, più capiscono che non ne sanno nulla. E questo non è una questione che dovrebbe stupirci. La nostra capacità mentale è legata alla complessità dell'organo cerebrale, ed essendo noi capaci di fare cose molto complesse anche il motore all'origine di questa capacità deve essere assolutamente complesso. Molto spesso la cultura antica ci fornisce delle risposte che funzionanti, anche se le spiegazioni di queste metodologie sono fantasiosamente inventate. È una questione di esposizione ad un problema e risoluzione a tentativi, e questi tentativi danno vita a qualcosa che funziona sicuramente, ma come funziona è cosa ignota, o molto spesso "divina". E anche in questo caso la spiegazione divina di quel senso di colpa che ci induce ad esporci quando abbiamo commesso qualcosa di grave si chiama anima, coscienza, karma. È una qualità innata del genere umano, che induce ognuno di noi a fermarci prima di fare del male all'altrui, o che ci ripropone la visione delle azioni terribili che abbiamo commesso ogni notte, in songo. Soldati, assassini, la maggior parte di loro diventa alcolista o abusa di droghe, soprattutto se il significato delle azioni che hanno commesso non è di importanza superiore, come proteggere la propria famiglia o impedire che un tiranno esegua le più terribili crudeltà contro altre persone innocenti. Il senso di giustizia che abita dentro di noi allunga il dito indice contro noi stessi, etichettandoci come colpevoli. Una volta, nel nord Italia, le ricche famiglie costruivano chiese per farsi perdonare i propri peccati. Oggi si fanno ingenti donazioni in beneficenza. Sempre un prezzo da pagare per potersi convincere di essere diventati bravi e buoni, per poter dormire la notte. Ma non è così semplice. Non è così scontato e immediato. La redenzione non è un processo attraverso il quale una persona vuole passare di propria volontà, perchè è doloroso e incredibilmente pesante. È una cosa che muove le tue convinzioni intestine e ti fa rendere conscio che la tua vita è stata spesa in modo sbagliato, le tue azioni hanno creato del male negli altri e ora devi essere punito. Ed accettare la punizione inflitta da qualcun'altro non è assolutamente una cosa semplice. Pagare per i propri crimini, anche solo morali, è una cosa che ogni persona deve prima o poi fare per poter vivere, e chi pensa di essere superiore a questo prezzo, di non doverlo mai pagare, vive una vita col pilota automatico. Non è superiore a nessuno, ed è solo un peso per la società illuminata. Non c'è motivo per il quale una persona debba essere cieca e sorda al male che induce nell'altrui, e non c'è motivo per il quale questo male debba essere impunito. La giustizia è fatta di torti e punizioni, e quello che dobbiamo fare per essere persone giuste è evitare di commettere torti, abbattere il sistema di creazione della sofferenza alla radice, così che le punizioni siano materia unicamente potenziale, e mai reale. Essere colpevoli è un atto contro se stessi in primo luogo, e contro le nostre vittime in secondo luogo. Colpevoli contro noi stessi perché ci impediamo di vedere e di capire il vero significato della vita, e ci lasciamo trasportare dalla superficialità e dalle correnti ideologiche altrui, senza riflettere e senza guardare dentro il nostro animo, ponendoci in un processo di ricerca di ciò che è veramente un balsamo per la nostra persona e non ciò che è unicamente una possibilità di profitto terreno. Perché il vero benessere è una conseguenza chimica ed elettrica. È un processo biologico. È un affare interno al nostro cervello. Non c'è possibilità che il possesso di un oggetto esterno alla nostra persona sia capace di indurre al nostro interno uno stato di benessere. Soddisfazione forse, temporanea e semplice gioia. Ma la vera felicità è coadiuvata da molecoline prodotte e tenute al sicuro dal nostro cervello, nei nostri neuroni, nelle sinapsi. L'unico modo affinché queste possano essere espresse è attraverso un processo introspettivo, e non attraverso un accanimento all'esterno del nostro corpo. Il benessere, la felicità non sono altro che conseguenze ai comportamenti, alle azioni e alla conoscenza di aver fatto la cosa giusta. Non è possibile imbrogliare sé stessi. Non esiste nessuno così intelligente da essere in grado di convincersi nel profondo di essere nella ragione anche quando sta volontariamente commettendo un torto, e non esiste nessuno di così stupido da non rendersi conto che le azioni che sta compiendo sono deleterie per qualcuno. Ecco perchè chi è colpevole del male che ha consciamente commesso fiuta la punizione da lontano. Perchè la punizione non è esterna, è interna alla sua persona. Non proviene da un nemico lontano che ci ha scoperto e sta arrivando. È un costante senso di colpa che l'animo mette in essere affinchè la giusta punizione venga assegnata. Non è una paura, quanto una necessità. Vivere nel terrore e nell'attesa di questa punizione è di per sè doloroso. Inimicarsi chiunque, essere sospettosi e guardinghi, allontanare le persone e diffidare dei propri collaboratori più stretti è una forma di tortura che una persona colpevole si autoimpone, in attesa e previsione di una punizione che non esiste, ma che nella testa di questa persona esiste ed è terribile. Più tempo questa persona evita la sua punizione, più tempo passa vivendola. Non è possibile sfuggire da questa modalità di pensiero, è solo possibile affrontare il prezzo delle proprie azioni.

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