«... Sei riuscita in quello in cui tutte le altre hanno fallito: tu... mi hai insegnato ad amare»
Katie Smith é una giovane ragazza di origini inglesi trasferitasi a Napoli da omai 8 anni insieme alla sua famiglia. Ha 16 anni, da poco terminato il t...
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Un fascio di luce illuminò pian piano l'oscurità, imponendo ai miei occhi di aprirsi. Mi guardai intorno: il cielo ero limpido, una luce rosata era visibile poco sopra l'orizzonte e accanto a me lui era ancora più bello del solito. Stava dormendo e le sue braccia mi stringevano forte al suo petto.
Sorrisi come una cretina alla vista del suo viso angelico; lo osservai a lungo e la luce del sole, sempre più forte, metteva in risalto la sua mascella prominente. Guardai la stella del mattino che, pian piano, si faceva spazio nel cielo e allora mi resi conto. Presi il telefono e guardai l'ora: erano le 6:08 e io dovevo essere a casa prima delle 6:30, prima che mi madre si svegliasse.
«Ehi che fai?», chiese William con la voce impastata dal sonno.
«Devo scappare, è tardi», dissi alzandomi in piedi.
«Ma sono solo le 6:10», sussurrò dopo aver guardato il telefono.
«Infatti: è tardi! Dato che mia madre alle 6:30 spaccate aprirà i suoi occhietti, si accorgerà che non ci sono e, se si accorgerà che non ci sono, la mia vita è finita!», esclamai con un velo di ironia.
«Ma dai è ancora presto. Resta un altro po', per favore», continuò afferrando le mie caviglie.
Sorrisi e mi accovacciai, «Devo andare, mi dispiace», dissi accarezzandogli i capelli.
«No»
«Come no?», chiesi.
«No, non voglio», disse. Alzò lievemente il suo busto e, afferrando i miei fianchi, mi fece sdraiare al suo fianco.
«Che fai?», dissi ridendo.
«Ti impedisco di scappare. Hm! Che buon odore. Amo il tuo profumo; cos'è, gelsomino?», esclamò annusando i miei capelli, per poi lasciare un bacio sul collo.
«Sì, è gelsomino. William ti prego, devo andare», dissi ma lui non rispose e restò immobile, «William?», continuai ma nulla, «William dai sono seria. Se mia madre scopre che ho dormito fuori mi ammazza. Tanto ci vediamo dopo in spiaggia».
«Ma io voglio stare qua con te, uffa!»
«Lo vorrei anche io, ma devo andare»
«Mi assicuri che ci vediamo dopo?»
«Certo che sì», dissi sorridendo.
«Okay, ti permetto di andare a casa. Io resto un altro po' qui», disse sbadigliando.
«Va bene. Allora vado»
«Ah! Non stai dimenticando qualcosa?», disse. Mi voltai e ammiccò, alzando più volte le sopracciglia. Gli sorrisi e, molto velocemente, corsi verso di lui stampando un lungo bacio sulle sue labbra. Quando feci per allontanarmi, però, posò una mano sulla mia nuca e mi spinse verso di sé.