Ospedale

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Cinque giorni dopo la conversazione con Malfoy, Hermione si trovava nel bel mezzo di una delle sue impegnative giornate al St. Mungo. Nonostante cercasse di mantenere il pensiero concentrato sui suoi pazienti, Draco Malfoy era costantemente in fondo alla sua mente, come una nota stonata che non riusciva a ignorare. Era assurdo, lo sapeva, eppure non poteva farne a meno. Ogni volta che la sua mente si rilassava, la sua immagine tornava a galla, accompagnata da domande che avrebbe preferito non farsi.

Era la sua pausa pranzo, e insieme ai colleghi era seduta nella mensa dell'ospedale. La mensa del St. Mungo era uno spazio luminoso e ampio, con tavoli lunghi di legno chiaro e grandi vetrate che si affacciavano su un cortile magico dove piante curative crescevano rigogliose. Le vetrate, incantate, mostravano sempre un cielo soleggiato, indipendentemente dal tempo reale all'esterno, rendendo la mensa un luogo di sollievo in cui medimaghi e assistenti potevano ritrovare un po' di tranquillità in mezzo alla frenesia del lavoro.

L'odore del cibo riempiva l'aria, un misto di pane fresco, verdure stufate e pozioni nutrienti che venivano distribuite ai pazienti più gravi. Il brusio delle conversazioni era costante, interrotto ogni tanto dal suono delle sedie trascinate o dalle risate di qualche guaritore stanco che cercava di sollevare il morale.

Seduta al tavolo con lei c'era Maeve O'Donnell, una giovane e promettente guaritrice dai capelli neri lucidi, sempre raccolti in una treccia che puntualmente si disfaceva entro fine turno. Maeve era nota per la sua vivacità e il suo senso dell'umorismo. Vicino a loro sedeva Isaiah Fletcher, un medimago veterano dall'aria saggia, con una barba folta e grigia che contrastava con i suoi occhi verdi vivaci. Era uno di quei medici che riuscivano a portare un po' di leggerezza anche nelle situazioni più complicate, con il suo modo sarcastico di affrontare la vita ospedaliera.

«Quindi, Hermione...» iniziò Maeve, appoggiando il mento sulla mano con uno sguardo malizioso. «Settimane che non parli d'altro che del lavoro. Niente di interessante nella tua vita personale?»

Hermione la guardò, sospettosa. «Interessante? Lavoro qui da quando il sole sorge fino a quando tramonta, e qualche volta anche oltre. Dubito ci sia qualcosa di interessante da raccontare.»

Isaiah sollevò un sopracciglio, lanciando uno sguardo a Maeve. «Ah, certo... Ma non stavamo parlando di lavoro, giusto Maeve?» domandò con un sorrisetto enigmatico.

Maeve annuì con entusiasmo. «Proprio così! Parlavamo di quel consiglio che ti è stato dato... su come trovare un passatempo. Qualcosa che ti distraesse un po' dal lavoro, no?» Gli occhi della ragazza brillavano di divertimento.

Hermione sospirò, già sapendo dove voleva andare a parare quella conversazione. «Non so davvero di cosa stai parlando.»

Isaiah intervenne, divertito. «Oh, lo sai benissimo. Il consiglio di... Pansy, se non sbaglio. Scommetto che ti ha dato ottimi suggerimenti per rilassarti un po'.»

Hermione sentì il rossore salire sulle guance, e scosse la testa con decisione. «Non è come pensate voi. Non c'è niente tra me e Draco Malfoy. Siamo solo... conoscenti, e il suo consiglio era puramente casuale.»

Maeve rise, inclinando la testa di lato. «Oh, davvero? Penso che chiunque ti abbia osservata nelle ultime settimane direbbe che hai pensato a quel consiglio più di quanto vorresti ammettere.»

Isaiah le diede una pacca affettuosa sulla spalla. «Hermione, sei una delle persone più razionali che conosciamo. Ma anche tu sei umana. Malfoy non è proprio il tipo che passa inosservato, e diciamo che ultimamente sembra che ti abbia preso un po' di più di quanto tu voglia ammettere.»

Hermione li fissò incredula. «Siete entrambi fuori di testa. Non ho pensato affatto a lui, almeno non nel modo in cui intendete voi.»

Maeve fece un sorrisetto sornione. «Certo, certo. Non ci hai pensato affatto, vero? Forse è solo la tua mente che non riesce a smettere di fare... supposizioni.»

«Lasciate perdere,» disse Hermione, cercando di tagliare corto. «Non ho tempo per queste sciocchezze. Oggi ho un sacco di pazienti, e il lavoro richiede tutta la mia attenzione.»

Isaiah scosse la testa, divertito. «Va bene, Granger. Ti lasciamo nelle tue negazioni. Ma se ti serve un consiglio o qualcuno con cui parlare, sai dove trovarci.

La giornata al St. Mungo procedeva frenetica come sempre. Subito dopo pranzo, Hermione si era immersa nel lavoro senza riserve. I corridoi dell'ospedale erano un intreccio di magie curative, voci concitate e il rumore di passi frettolosi. Ogni piano dell'ospedale aveva la sua particolarità, dal reparto di Malattie Magiche e Maledizioni al piano riservato agli incidenti causati da incantesimi malriusciti. Hermione, nel suo ruolo di specialista in contro-incantesimi e pozioni curative, aveva la sua base operativa in uno dei reparti più intensi: quello delle lesioni da maledizione.

Nel primo pomeriggio, un paziente fu portato d'urgenza nella sua sezione. Un giovane mago era stato colpito da una maledizione complessa che stava trasformando progressivamente le sue ossa in vetro. Hermione si trovava davanti a una sfida difficile, perché l'incantesimo era stato lanciato male, rendendolo ancora più instabile. Insieme alla sua squadra, Hermione si concentrò su ogni movimento, lanciando incantesimi con precisione, dosando pozioni per rallentare il processo e cercando di stabilizzare il paziente.

La stanza era immersa in un silenzio teso, rotto solo dal suono delle bacchette che vibravano di potere. Il paziente tremava sul letto, il sudore che gli rigava la fronte mentre Hermione e Maeve lavoravano senza sosta.

«Sta funzionando?» chiese Maeve, lanciando a Hermione un'occhiata preoccupata.

«Ci siamo quasi...» rispose Hermione, concentrata sull'incantesimo di guarigione che stava eseguendo. «Ancora pochi secondi...»

Finalmente, la trasformazione si fermò, e il paziente iniziò a rilassarsi. Hermione si asciugò la fronte e fece un respiro profondo. «Bene, portatelo al reparto di osservazione.» disse al resto della squadra. «Dobbiamo monitorarlo nelle prossime ore per essere sicuri che non ci siano recidive.»

Isaiah, che era entrato nella stanza proprio mentre l'emergenza si concludeva, le diede una pacca sulla spalla. «Granger, sei una macchina da guerra.»

Hermione sorrise debolmente. «Solo un'altra giornata al St. Mungo.»

Il matrimonio dei PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora